L’abolizione dell’appellativo “onorevole” finisce all’ordine del giorno della conferenza dei capigruppo dell’Assemblea capitolina. A Roma, infatti, anche i consiglieri comunali, come i deputati e i senatori, si fregiano del titolo di “onorevole”. Una prassi che, per la verità, non è mai stata istituita formalmente neanche per i parlamentari. E adesso – dopo che ilfattoquotidiano.it ha sollevato la questione – arriva la proposta del Movimento 5 Stelle, che con Marcello De Vito, presidente dell’Assemblea capitolina, chiedono ai colleghi di privarsi dell’ingombrante titolo.

Una richiesta che, come scrive il Messaggero, è accolta con freddezza – nel migliore dei casi – dagli altri gruppi in consiglio comunale. Per l’ex presidente dell’Assemblea e consigliera del Pd Valeria Baglio, per esempio, “ci sono problemi molto più urgenti per la città e non è togliendo questo appellativo che si risolvono”. In testa alla protesta contro il M5s c’è Forza Italia: “Ma insomma, dopo avere tolto le auto blu ai capigruppo, lasciandole invece agli assessori, sarebbe un errore levarci anche questo titolo!”, dice piccato Davide Bordoni. “Già – continua il luogotenente di Silvio Berlusconi -abbiamo uno stipendio che è quello che è: massimo 1.500 euro al mese per chi non si perde neanche una commissione. Toglierci questo appellativo storico, che ricordiamolo non costa nulla, sminuirebbe il ruolo dei rappresentanti di Roma Capitale”. Fa appello alla storia, anche l’ex consigliere dem Nicola Gallora, che ricorda: “il titolo di onorevole risale allo Stato pontificio”.

A favore invece i Fratelli d’Italia che rivendicano il primato sulla proposta: “I grillini arrivano dopo di noi – dice Fabrizio Ghera – nella scorsa consiliatura chiesi alla presidenza di non essere denominato onorevole”. Ma a sorpresa c’è l’intervento di Luigi Vittorio Berliri, presidente della commissione statuto del Campidoglio dal 2001 al 2006 che spiega di aver fatto fare “un lungo studio all’ufficio legislativo sul titolo ‘onorevole’, da cui uscì fuori che non esiste alcuna norma scritta, se non l’uso. Ma magari cercarono male…”. In realtà gli “studiosi” incaricati da Berliri cercarono benissimo.

Il titolo di onorevole, infatti, ma fu introdotto, quasi per caso, addirittura nel 1848 nell’allora Camera subalpina. Colpa del deputato Tola, che, in una lettera spedita ai colleghi, ebbe la cattivissima idea di cominciare con un fatidico: “Onorevoli deputati”. L’idea piacque a tal punto che un secolo e mezzo dopo il titolo simbolo della casta è ancora usatissimo in Senato, alla Camera, al Parlamento regionale siciliano, e – appunto – al consiglio comunale di Roma. Ma non esiste alcuna norma o regola che ne disciplini l’uso: chiamarsi “onorevoli”, in pratica, è solo una prassi, un’abitudine. Come dire che per cominciare a eliminare l’odioso appellativo basterebbe forse (e semplicemente) non usarlo più.

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