Fatte le debite proporzioni, è come se al Palio di Siena avessero azzoppato i cavalli. O se al Carnevale di Viareggio avessero decapitato le teste dei carri mascherati. A Venezia si è consumato un crimine analogo contro la Regata Storica, contro le tradizioni di una città che sarà anche diventata una specie di lunapark turistico, ma nella pratica della voga alla veneta ritrova le proprie tradizioni capaci di dividere e infiammare gli animi. Chi è il killer dei gondolini? Chi è entrato nottetempo nel cantiere di Malamocco, al Lido di Venezia, e con perizia da maestro d’ascia ha chirurgicamente tagliato in due sette delle dieci imbarcazioni pronte per la competizione che attira ogni anno più di centomila persone sulle rive? Si voleva colpire la Regata o compiere un gesto di ritorsione per decisioni della giuria che hanno squalificato alcuni dei concorrenti? In una città dove per una bandiera della vittoria ci si azzuffa come in un ring, sta andando in scena un giallo senza precedenti. Con tanto di vittime, corpi del reato, moventi e, quindi, possibili colpevoli. I carabinieri indagano su quello che non è un semplice danneggiamento di imbarcazioni, ma un vandalismo simbolico, il primo da quando, nel 1841, sono nate le regate dei campioni serenissimi. E potrebbero essere arrivati a un passo dall’individuare i colpevoli, grazie ad una mossa azzardata compiuta dagli attentatori. Anche perché la Scientifica avrebbe repertato almeno un’impronta digitale e l’occhio delle telecamere avrebbe inquadrato un paio di sagome.

Tutto è cominciato alcune notti fa. Lo scempio è stato compiuto in un cantiere comunale, alle Terre Perse. Gli incursori (difficile che l’opera sia di una sola persona) sono arrivati via acqua, dalla laguna, incuranti della pioggia. Il cane pastore di un cantiere vicino ha abbaiato a lungo. Ma nessuno si è svegliato. Veneziani, di certo. Conoscitori dei luoghi. Esperti di barche. Questo un primo, generico identikit. Ma sufficiente per indirizzare le ricerche. Hanno agito indisturbati, sapendo quello che facevano. Sono entrati tagliando un telo. Hanno usato una sega elettrica spezzando in due i barchini all’altezza del trasto di prua.

Il corpo del reato sono gli spezzoni che ora tre esperti maestri d’ascia come Roberto Dei Rossi, Gianfranco Vianello “Crea” e Dino Tagliapietra stanno cercando di salvare. L’arma del delitto non è stata recuperata. Trovate il movente, troverete l’assassino. E’ per questo che i carabinieri stanno circoscrivendo le persone – legate al mondo della voga o ai suoi protagonisti – che potevano avere un motivo per compiere quel macello. Si cercano testimoni e Aldo Rosso, già presidente dell’Istituzione Gondola, ha offerto una taglia di duemila euro.

La vigilia di questa Regata Storica è stata contrassegnata da feroci polemiche. Per questo “Il Gazzettino” segnala come inevitabili i sospetti di una ritorsione per la squalifica di Roberto Busetto e Giuliano Pagan, con i compagni di equipaggio Renato Busetto e Alessandro De Pol. Era stata decisa per scorrettezze durante la regata del Redentore e per la zuffa che ne era seguita. Ma lo stesso quotidiano si è affrettato a precisare che il mondo della voga non è d’accordo: “Non possono assolutamente essere stati loro, sono brave persone e amano troppo le regate”. Ma in quel mondo di teste calde ce ne sono tante. Gli interessati prendono le distanze. Roberto Busetto: “È un atto che condanno fermamente”. “Male non fare, paura non avere” è il commento di Giuliano Pagan. Che però qualche sospetto lo adombra: “Già dopo la regata del Redentore avevo detto che non vogavo più. Amo lo sport, non tutto quello che di non pulito sembra condire le regate. Non è più lo sport che mi piace. Condanno il gesto dei vandali, certo, ma ancor di più il clima che sembra l’abbia generato».

Una voce tra le tante, quella di Benito Vignotto, storico regatante: “Il mondo è cambiato, non c’è più la capacità di vogare e di maledirsi in regata, ma di restare amici fuori dalla gara. C’è solo cattiveria. Questo mondo è diventato brutto”.

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