Continuano ad arrivare molte lettere qui al Fatto Quotidiano sull’argomento sollevato da una studentessa catanese, Chiara Riscica: è giusto abolire il test di ingresso all’università, in particolare alla facoltà di Medicina? Non tutti sono d’accordo con l’appello che Chiara ha rivolto al capo dello Stato Sergio Mattarella, sostenendo che quella selezione è incostituzionale. Per due ragioni. Primo: il programma di studio delle scuole superiori, dice Chiara, non prepara abbastanza per il test di Medicina. Secondo: questo spinge molti a ricorrere a corsi a pagamento, sacrificando tempo che dovrebbe essere speso per studiare i programmi curriculari, e denaro. Io ho già scritto come la penso, ma vorrei usare questo spazio per ospitare alcune delle tante lettere che stanno arrivando. Ne abbiamo già fatta una pagina sul giornale, ma sono troppe per metterle tutte su carta. Ne pubblico qui un paio che mi sono sembrate particolarmente interessanti. Se volete continuare il dibattito, scrivete a lettere@ilfattoquotidiano.it o commentate qui sotto.

Cara Chiara,
ho letto la tua lettera al presidente Mattarella che, seppur amaramente, mi ha fatto un po’ sorridere. Mi chiamo Elisabetta , ho 23 anni, e cinque anni fa ero nella tua stessa situazione : l’unica variabile era che non volevo diventare medico, ma ostetrica. Ho frequentato per cinque anni un liceo scientifico di provincia.  Mi sono impegnata anch’io costantemente negli studi, ma non sono uscita col 100 e nel frattempo non ho studiato al Conservatorio. Sono sempre stata una studentessa con una buona media ma sicuramente non sono mai stata una ragazza eccezionale, come invece sei tu sia nella scuola, che nella musica.

Naturalmente anch’io ho presentato domanda per l’Università , nel mio caso la famosissima Università degli Studi di Padova, tanto rinomata per la Scuola di Medicina.  Che per ostetricia ci fosse un duro test di ammissione da superare mi era ben chiaro da tempo. E mi era ben chiaro che negli anni precedenti la mia scuola mi avesse dato una buona preparazione nelle materie del test: matematica, fisica, chimica, biologia e cultura generale. Ma i posti disponibili erano 22 e la media delle domande presentate ogni anno circa 500. Una selezione spietata. Ho iniziato a prepararmi circa ad aprile. Ho comprato il famoso Alpha Test in libreria (37,50 euro), mi sono scaricata centinaia di simulazioni da internet e mi sono iscritta a tutti i forum e i gruppi su Facebook inerenti.

Mi sono resa conto che la difficoltà di questi test non era poi superiore alle capacità di un qualsiasi ragazzo liceale, a patto di studiare con la dovuta costanza. Finita la maturità a metà luglio, il giorno dopo ero di nuovo sui libri, dove ci sono stata in modo ossessivo compulsivo fino a settembre. La prima settimana di settembre l’università offriva qualche giorno di ripasso collettivo (gratuito) , a cui ho naturalmente partecipato. Ma non ho fatto alcun corso a pagamento dal quarto anno di liceo, la mia preparazione mi è costata 37,50 euro più i biglietti di andata e ritorno per Padova per 4 giorni. Circa 60 euro in totale. Certo, mi è anche costata tanti mesi di preparazione e fatica e l’estate dei miei 18 anni sui libri , mentre i miei amici viaggiavano e si divertivano. Ma lo Stato italiano non ha precluso il mio diritto allo studio, abusando del proprio potere, anche se in quei mesi frenetici l’ho pensato più di una volta.

L’8 settembre ho sostenuto il test di ammissione, che ho passato. A ottobre ho iniziato i corsi e ho capito perché i posti erano 22 e non 500: per offrire agli studenti una preparazione, se non ottimale, quantomeno discreta, ad un costo più o meno accessibile. Ogni anno, ho pagato circa 2500 euro di tasse universitarie (non avendo agevolazioni per il reddito) quando nel Regno Unito, ad esempio, la retta annuale è di circa 10.000 pound e nella maggior parte dei casi gli studenti fanno prestiti che andranno poi ripagati non appena troveranno un lavoro.  

Alla fine dei 3 anni di corso, mi sono ritrovata con una buona preparazione e ho iniziato a fare i famosi concorsi pensando “dopo il test di ammissione all’università, cosa sarà mai un concorso?” Come avevo ragione! Adesso i posti disponibili non sono più 22, ma uno o due al massimo! Immagina se ogni Università ogni anno formasse , diciamo, 200 ostetriche invece di 20-30 (su 500 domande iniziali ce ne saranno sicuramente più di 20-30 di meritevoli)! In quante ci ritroveremo ai concorsi? E in quante avremo poi una speranza di lavorare, quando gli unici posti disponibili sono in pala parto e il nostro lavoro nei reparti e nei consultori è svolto da altre figure? Adesso, dalle ostetriche moltiplica per 10 o 15 e capirai la realtà dei medici.

Sono d’accordo con te che ci troviamo in un sistema malato, ma il numero chiuso è una delle poche note positive che argina lo sfacelo dell’Università Italiana. Certo le percentuali di (in)successo possono spaventare ma questi test servono proprio a questo, a fare una tanto ingiusta quanto necessaria selezione. Non basta essere bravi, bisogna essere i più bravi (e tu cara Chiara mi sembri davvero una di questi),  perché nella vita ,così come nella nascita, non c’è progressione senza impegno.

Elisabetta

Sono Andrea, studente di medicina del primo anno all’università di Firenze. I test di ammissione alla facoltà di medicina sono impegnativi (specialmente per studenti che non provengono da un percorso di studi improntato sulle materie scientifiche), ma non è vero che sia impossibile superarli senza l’aiuto di corsi a pagamento (non conosco nessuno che abbia usufruito di tali corsi tra i miei compagni di studio). Oltre al classico Alpha test, che qualunque aspirante studente di medicina usa per prepararsi al fatidico test, esistono molte altre risorse: solo su internet la quantità di siti gratuiti che consentono di esercitarsi con domande prese dai test degli anni passati è immensa. Inoltre alcune università, come quella di Firenze ad esempio, fornisce materiale sul proprio sito ufficiale e organizza una settimana di corsi svolti da insegnanti o da studenti in preparazione al test.

Il test è difficile (se fosse facile e tutti riuscissero a superarlo non avrebbe molto senso di esistere dato che dovrebbe servire a “selezionare” gli studenti più meritevoli), tuttavia la sua vera difficoltà non sta negli argomenti trattati: il programma del test è comparabile con quello di un normale liceo scientifico (per quanto riguarda matematica e fisica forse è meno ampio) e non contiene argomenti che esulano dal programma di un liceo classico. Ovviamente non è pensabile di preparare tutto il programma del test partendo da zero nell’estate della maturità. Però, disponendo di una buona preparazione superiore (che tuttavia non comprende il programma di logica la cui presenza nel test è inspiegabile) e di tanta pazienza e buona volontà, è possibile affrontare il questionario.

Infatti la vera sfida nel test di medicina è il tempo: lo studente dispone di poco più di un minuto e mezzo a domanda (sono 60 quesiti in 100 minuti). La capacità di pensare velocemente e di gestire l’ansia sono fondamentali (non bisogna dimenticare che il test decide il destino dello studente per l’intero anno a venire). Volendo, questo criterio di selezione può essere anche comprensibile, visto che il medico deve essere capace di pensare lucidamente anche in situazioni di crisi.

Andrea

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