Angela Nikolau è una ragazza russa di 23 anni, modella e “roofer”. Uno, già infastidito per l’ennesimo inglesismo usato a vanvera, si domanda: che fa una “roofer”? Ebbene, Angela sale sui tetti che scottano, raggiunge altezze considerevoli e si siede, con quel suo culetto smilzo, su cornicioni piccoli piccoli. Oppure se ne sta in bilico su impalcature apparentemente precarie. Perché lo fa? Per godere di una vista meravigliosa? Non esattamente. D’altronde il panorama sarebbe lo stesso anche spostandosi un po’ più in là. Angela lo fa per scattarsi un bel selfie. O per farsi scattare una foto da postare rigorosamente sui social.

Poi, probabile che la Nikolau e i suoi esimi colleghi roofer ci racconterebbero di una qualche filosofia del rischio. Della quale però, Angela cara, non rimane che uno scatto buono per i social. Ora, il titolista di un famoso quotidiano, parlando della giovane Angela, non è riuscito a tenere al guinzaglio gli aggettivi e ha pensato di definirla “bella e coraggiosa“. “Coraggiosa”, dice il titolista del famoso quotidiano. Viene da pensare si tratti di una forma di coraggio che noi comuni mortali non siamo in grado di comprendere, un’attitudine al rischio che le nostre menti ordinarie non sperimenteranno mai. E mentre si pensa questo, l’immagine che ci si forma davanti agli occhi è quella di Emanuele Uli, il base jumper con la tuta alare morto durante un volo a Lauterbrunner in Svizzera pochi giorni fa. Emanuele volava. Volava a quasi duecento km all’ora. Allo stesso quotidiano che definisce Angela Nikolau “coraggiosa”, Emanuele aveva detto di non aver paura.

Emanuele a guardarlo volare mette i brividi. “Che caz*** di coraggio ha?”, ti chiedi. Coraggio. Coraticum. Cuore. Perché questo sì, è un ardire che gli altri, “quelli che non volano“, non riescono a capire. Lo guardi volare e non sai ‘perché lo fa’, ma ti emoziona. E allora in qualche modo gli sei grata. Ti ripeti che è pazzesco. Che lui deve provare qualcosa di grandioso: tu non capisci ma lui forse ha capito qualcosa di più. Della vita, l’universo e tutto quanto. Lui, forse, ha trovato il suo “42”. “Inutile”, commenta qualcuno. E probabilmente ha ragione. Ma solo guardarlo, quanto bene può fare.

Torniamo a Angela e a quel “coraggioso” che continua a ballarci in testa. Volare con una tuta da lancio fino a 200 km/h = coraggioso. Salire sul tetto di una qualche struttura e mettersi in bilico su un cornicione smilzo per farsi un selfie = coglione.

Perché lo sport estremo, che divide da sempre appassionati e detrattori, ha il fascino di qualcosa che cerca la paura e la domina. Il “selfie estremo”, invece, è da estremi coglioni. Uno ribatte: “Ma a noi che guardiamo i selfie di Angela vengono i brividi”. Ecco, invece di perdere trenta secondi a guardare l’ennesima trovata per un autoscatto virale, godevi un video di Uli. Che lui volava prima di potercelo raccontare sui social. Volava per il gusto di volare. E per farci usare la parola coraggio in modo più pertinente.

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