Ancora due morti in un impianto della Foxconn. Due casi diversi tra loro, che riportano l’attenzione sulle fabbriche cinesi della società taiwanese, fornitore di alcune delle principali aziende tecnologiche globali, da Apple a Hp. I due operai lavoravano entrambi a Zhengzhou, città nella Cina settentrionale, tra i principali centri di produzione dell’iPhone.

All’inizio della scorsa settimana, riporta il Wall Street Journal, un lavoratore di 31 anni, assunto da un mese, una volta finito il proprio turno è salito sul tetto di uno degli impianti e si è lanciato nel vuoto. L’indomani una sua collega è morta travolta da un treno mentre attraversava i binari perché il sottopassaggio che solitamente imboccava era allagato, ma lei doveva arrivare in tempo in fabbrica. Le due tragedie non sono tra loro collegate, ma la morte della donna pare essere riconducibile alle condizioni di lavoro all’interno dello stabilimento.

Il nome della società taiwanese salì alla ribalta nel 2010 per un’ondata di suicidi tra gli operai. Da allora il colosso presieduto da Terry Gou, anche su pressione dei fornitori e dei gruppi per la tutela dei diritti dei dipendenti, ha messo in campo una serie di misure per migliorare le condizioni di lavoro e previsto audit annuali.

L’ultima controversa vertenza riguarda gli straordinari: in base alle nuove disposizioni negli impianti vige la norma “porta un amico con te”. Secondo quanto spiegano i lavoratori al WSJ, hanno accesso agli straordinari pagati soltanto gli operai che riescono a portare nuova manodopera all’azienda. Si forma così un circolo vizioso che li sottopone a nuovi stress. In pratica la paga normale non basta, quindi sono costretti a ricorrere agli straordinari per arrotondare, ma per farli devono portare nuovi operai all’azienda. Trovare nuove leve non è più facile come un tempo, perché Foxconn non è più ambito come un tempo. Pertanto, raccontano i lavoratori, alcuni operai pagano di tasca propria altre persone affinché si presentino per l’assunzione, così da aver diritto agli straordinari.

La notizia della morte dei due operai è stata diffusa a pochi giorni dal faccia a faccia a Pechino tra il ceo di Apple, Tim Cook, e il vicepremier cinese Zhang Gaoli. Un incontro durante il quale è stata annunciata l’apertura entro l’anno del primo centro ricerca in Cina. Un modo per favorire gli investimenti nel Paese agganciando le priorità della leadership cinese, che per il prossimo quinquennio vuole investire su innovazione e ricerca. In questo modo può anche ingraziarsi Pechino dopo mesi di difficoltà dovuti alla chiusura dei servizi iBook e iTunes Movies, alla causa persa contro una ditta cinese per lo sfruttamento del marchio iPhone, e alla perdita di quote di mercato.

Cupertino, stando all’ultima trimestrale, ha inoltre registrato un calo delle vendite degli smartphone. Cook ha quindi voluto rassicurare la dirigenza cinese sugli impegni nel Paese. Non a caso all’incontro con il vicepremier Zhang era presente anche Gou. E a quanto pare lo stesso premier Li Keqiang in un incontro dello scorso maggio con i magnati delle industrie tecnologiche cinesi, aveva voluto sincerarsi di persona sull’andamento di Foxconn a colloquio proprio col fondatore. La società ha infatti registrato un calo degli utili del 31%, in parte proprio per la diminuzione delle vendite di iPhone, benché sia fornitore anche di altre aziende. I destini delle due società continuano quindi a incrociarsi.

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