“La Sardegna mi manca come solo una madre può mancare a un figlio”. Eppure da quattro anni Giorgio Bianco, ogni mattina, quella che vede dal terzo piano del suo appartamento è la successione di terrazze che disegnano l’orizzonte di Tunisi. L’avvocato 31enne, originario di un piccolo centro di mille abitanti in provincia di Sassari, nella capitale tunisina lavora per uno studio legale internazionale come responsabile della sede di Tunisi, del reparto francese e del desk Medio Oriente e nord Africa. “Sono l’unico avvocato italiano in Tunisia”. Eppure, si può togliere un sardo dalla Sardegna ma non la Sardegna dal cuore di un sardo. Tanto che il giovane avvocato sta progettando di aprire, insieme allo studio legale internazionale presso il quale lavora, una sede anche in Sardegna, “senza però abbandonare in alcun modo il mondo arabo, che è ormai diventato parte di me”.

A 23 anni, laurea di Giurisprudenza in mano e praticantato alle porte sono l’ingresso di Giorgio nel mondo del lavoro. “Tutti gli avvocati che conoscevo erano stanchi di esercitare la loro professione – racconta sul suo periodo da praticante – Mi dicevano di cambiare lavoro, anche perché il mercato, a loro dire, era morto. Ma io, da vero sardo, ero testardo e pronto a mettermi in gioco”. Il cambiamento era alle porte: nel 2009, durante l’estate del praticantato, una fidanzata laureanda in Lingue e una vacanza al Cairo lo iniziano a fare appassionare al mondo arabo. “Decisi di accompagnare la mia futura moglie in una vacanza studio in Egitto, dove lei avrebbe dovuto fare un corso intensivo di lingua araba. Dopo aver passato le prime due settimane a frequentare solo studenti di arabo, iniziai ad incuriosirmi e a fare domande sulla lingua”. Così, un po’ per caso, Giorgio impara l’alfabeto arabo sul bagnasciuga di Alessandria d’Egitto e, tornato in Italia, inizia a seguire lezioni di arabo classico.

“In Italia gli avvocati che conoscevo erano stanchi di esercitare la loro professione. Mi dicevano di cambiare lavoro”

Ed è stato proprio conoscere la lingua araba (che successivamente ha perfezionato raggiungendo il quarto livello su sei all’Istituto Bourguiba di Tunisi) a fare la differenza quando nel 2012 viene vista la sua candidatura per uno studio anglo-italiano in apertura a Tunisi, lo stesso per cui Giorgio lavora da più di quattro anni. “È un ambiente lavorativo davvero gratificante con casi di diritto internazionale decisamente appassionanti. Inoltre, opero in tutto il mondo arabo, dal Marocco fino all’Arabia Saudita, unendo le mie due più grandi passioni: mia moglie e i viaggi”. Infatti, quando quattro anni fa Giorgio ha trovato lavoro in Tunisia, non ci ha pensato due volte a fare le valigie anche la compagna che sarebbe diventata, oltre che sua moglie, un’insegnante di italiano per stranieri e inglese nella capitale tunisina.

Andare in nord Africa per l’avvocato sardo ha significato appassionarsi a un ambiente lavorativo dove “contano competenze e non conoscenze” e arrivare a una sicurezza economica che in Italia intravedeva appena. “Trasferirsi ha voluto dire anche conoscere nuove persone davvero interessanti e di ogni nazionalità. Una serata tipo con gli amici? Un italiano, un tunisino, uno spagnolo e un coreano, proprio come nelle barzellette”. Ma per quanto possa essersi integrato nella sua nuova terra, andare in Tunisia è stato per Giorgio anche un tentativo di crearsi le basi per poter tornare nella sua Sardegna.

“Aprire una sede dell’ufficio in Sardegna è il sogno della mia vita”

La filosofia del giovane avvocato prima di partire? Dopo un praticantato poco appassionante (“sembra che gli studi non vogliano in alcun modo accogliere le forze fresche”) e “la mancanza di possibilità negli studi legali” che frequentava, la strategia è stata quella di mettersi in gioco con esperienze che gli avrebbero permesso di differenziarsi e, magari in un futuro, tornare a esercitare anche in terra sarda. Un desiderio che dopo quattro anni di lavoro nella capitale tunisina Giorgio potrebbe vedere realizzato visto che il suo studio sta iniziando l’iter per l’apertura di una nuova filiale proprio in Sardegna, dedicata agli stranieri che investono sull’isola ma anche ai sardi che vogliono proiettarsi nel mondo arabo.

“Aprire una sede nella mia terra è il sogno della mia vita”. Ma di abbandonare definitivamente il mondo arabo non se ne parla. “La Tunisia è una terra che mi ha dato fiducia e mi ha permesso di vivere del mestiere che amo”. Meglio una vita divisa tra Sardegna e nord Africa. Perché il passo più importante non è solo andare, ma anche scegliere di tornare a casa. “Il nostro Paese potrà evolversi solo quando chi fugge deciderà di rientrare Italia portando con sé un nuovo bagaglio culturale”.

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