Molti anni fa visitai una famiglia che aveva il problema di un bimbo di sette anni che non voleva fare la cacca. Per lui si trattava di qualcosa di così disgustoso che si sforzava in tutti i modi per trattenerla. Per questo motivo arrivava a un punto che, non potendo reprimere all’infinito lo stimolo, se la “faceva addosso” nei posti più impensati tipo a scuola o giocando con gli amici. L’umiliazione per queste situazioni rinforzava in lui il disgusto per la cacca per cui, a dispetto delle indicazioni dei genitori e degli educatori, tendeva di nuovo a trattenerla. Naturalmente dietro a un disturbo di questo tipo c’era un problema psicologico familiare che bloccava il bimbo. Una volta risolto, gli permise di superare questa angosciante situazione. Andando a leggere la letteratura emerge che un sintomo di questo tipo non è così infrequente.

Quando con ricorrenza sento parlare dei problemi di spazzatura di Napoli e Roma mi viene in mente questo caso. Nelle amministrazioni che si sono succedute e in quelle attuali c’è stato e c’è un rifiuto ideologico contro i rifiuti e contro l’idea che, esistendo, debbano essere smaltiti. Si è quindi rincorso il nuovo e il futuro immaginando di poter arrivare a un sistema idilliaco in cui la spazzatura, intesa come la vediamo ora nelle strade di queste due città, non esisterà più. Tutti gli scarti saranno raccolti con la raccolta differenziata e verranno riciclati. In attesa però di questo brillante e piacevole futuro la spazzatura prodotta ora appare come un ostacolo che non dovrebbe esistere. Il rifiuto della realtà appare così pervicace che, piuttosto che predisporre degli interventi, si ricorre a strategie assurde quali quelle di inviare, con costi abnormi, la spazzatura in altri paesi Europei.

Se un bimbo accetta di fare la cacca, si reca nel bagno e si lava il problema che pareva enorme diviene accettabile e lui potrà sentirsi pulito.

Allo stesso modo le amministrazioni di Roma e Napoli devono accettare l’idea che per anni, a dispetto delle fantasie e dei mirabolanti progetti, la spazzatura indifferenziata e puzzolente esisterà. Solo con questo sano realismo potranno approntare, scegliendo dalle esperienze di altre grandi città, un adeguato servizio per pulire le città. Fino a che però permane il tabù per cui non si può parlare di spazzatura reale, come essa è oggi per le strade, ma si fuggirà nella fantasie di un futuro a spazzatura zero continueranno le maleodoranti esalazioni che infestano queste due città.

Capisco che il problema spazzatura è particolarmente complesso per cui questa mio scritto potrà apparire parziale e non comprensivo di una serie molto articolata di problematiche tra cui in particolare l’intervento criminale della mafia o altre organizzazioni. Aspettare l’intervento salvifico della magistratura ho paura non serva perché i tempi lumacheschi dell’intervento dei giudici non permette risultati accettabili a breve. Inoltre i giudici intervengono solo dopo che qualcosa di losco è avvenuto mentre bisogna, in questo settore, agire in anticipo. Mi pare che il tabù ideologico contro la spazzatura reale oggi prodotta debba essere combattuto sul versate psicologico perché è questo il terreno che più pervicacemente impedisce di scendere a patti con la realtà.

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