Il giorno dopo la manifestazione pro Erdogan il vice primo ministro turco annuncia che dieci cittadini stranieri sono stati fermati perché sospettati di legami con Fetullah Gulen nel tentativo di colpo di stato. Ankara accusa l’imam autoesiliatosi in Usa di essere la mente del fallito golpe e ha emesso un mandato di cattura quattro giorni fa. Numan Kurtulmus, che sostiene fossero 10 milioni i turchi in piazza a manifestare per il presidente della Repubblica, non ha fornito la nazionalità dei fermati, ma quattro di questi sono stati formalmente arrestati in attesa di essere processati. Kurtulmus chiede anche agli Stati Uniti di cambiare posizione rispetto a Gulen concedendo l’estradizione.

Intanto il repulisti di Erdogan prosegue senza sosta. La Turchia ha sospeso e costretto a rientrare nel Paese cinque funzionari di alto rango della sua ambasciata in Olanda, sempre perché sospettati di legami con Gulen. Lo scorso 25 luglio l’ambasciatore turco in Olanda, Sadik Arslan, aveva detto che Ankara voleva agire contro Gulen e le sue reti anche a livello internazionale e si aspettava richieste di collaborazione dal governo turco. Sono stati sospesi “come misura preventiva” i passaporti di alcuni giornalisti: i documenti – fa sapere la polizia – saranno riconsegnati ai titolari al termine delle indagini. Nei giorni decine di giornalisti erano stati arrestati.

Tra coloro che sono finiti in carcere c’era anche un insegnante di 42 anni, Gokhan Acikkollu, arrestato all’indomani del tentato golpe del 15 luglio. Acikkollu era in carcere da 13 giorni e dal 28 luglio si era ammalato. Insegnava in un liceo del distretto di Umraniye di Instanbul ed è stato arrestato anche lui il 23 luglio sempre per sospetti legami con Gulen. Malato di diabete, per tre giorni dal suo arresto l’insegnante non ha ricevuto le cure necessarie, come ha spiegato l’agenzia di stampa Dogan. Dopo essere stato interrogato, il 5 agosto si è aggravato ed è stato ricoverato in ospedale, dove è morto.

Dalle pagine di Le Monde Erdogan oggi continua a sostenere le sue posizioni e lanciare le accuse contro l’Europa: “Il mondo occidentale è stato in contraddizione con i valori che difende. Deve essere solidale con la Turchia, che si è appropriata dei valori democratici. Purtroppo, ha preferito lasciare i turchi soli. Gli occidentali non dovrebbero preoccuparsi del numero di persone arrestate o destituite. Il mondo intero aveva reagito all’attacco contro Charlie Hebdo. Il nostro primo ministro si era unito alla marcia nelle vie di Parigi – spiega Erdogan – Avrei auspicato che i leader del mondo occidentale reagissero allo stesso modo a ciò che succede in Turchia e non si accontentassero di alcuni cliché per condannare”. In questa fase, prosegue, “gli occidentali non dovrebbero preoccuparsi del numero di persone arrestate o licenziate. Uno Stato ha il diritto di assumere e licenziare i funzionari che vuole”. “La posizione dell’Unione europea” sulla questione della liberalizzazione dei visti per la Turchia “non cambia di una virgola”. Per la Ue “la Turchia deve rispettare tutti i 72 criteri” previsti dall’accordo. La portavoce della Commissione europea ricordao anche le parole del commissario Dimitris Avramopoulos, che ha recentemente affermato che non serve fare minacce sottolineando che la realizzazione della liberalizzazione “dipende dal governo turco”.

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