“Tutte le acque hanno il colore dell’annegamento”, scriveva Cioran da qualche parte, e “un giorno anche il mare annegherà”, aggiungo io. Non c’è nulla da fare, la vita si fonda sull’abisso, anzi: affonda. Però ogni tanto qualche salvagente fa piacere. C’è un’immagine che non riesco a togliermi dalla mente: il cadavere di un annegato. Un corpo senza nome e senza vita in riva al mare, non riuscivo a distogliere lo sguardo dall’uomo in costume che stava tendando un disperato massaggio cardiaco, ma era troppo tardi, quel corpo apparteneva già alla morte.

Da quel giorno sento la voce di tutti gli annegati che increspa la superficie del mare. Per questo non posso non amare il mio amico Giuseppe, di professione : bagnino. Bagnino sembra quasi una parola frivola, invece sono a tutti gli effetti dei salvatori, e quindi hanno qualcosa in comune con Cristo. I bagnini ci salvano, ci salvano dall’abisso della morte, quando arrivano in tempo. E lottano contro il mare per salvarci, quel mare che rispettano, che temono proprio perché lo conoscono, quel mare che venerano come si venera una divinità. Quindi se ogni tanto finiscono in cabina con le nostre donne dobbiamo chiudere un occhio, mi sembra il minimo.

Conosco Giuseppe da molti anni, ama il suo mestiere e lo fa con passione, tutto deve essere a posto, la spiaggia perfetta, la cura di ogni particolare, l’eleganza in ogni gesto, anche nel suo incedere sulla passerella con un passo calmo e rassicurante, con quell’abbronzatura perfetta che non è un vezzo, ma lavoro e coscienza del proprio lavoro. Sembra un uomo semplice ma in realtà nasconde labirinti, ama il silenzio perché ama il mare ma se ti avvicini e inizi a scambiare due parole scopri che è un chiacchierone, e qualche volte ci capita di polemizzare, sempre in amicizia, sul concetto di natura, Giuseppe pensa che sia innaturale una relazione gay, mi fa l’esempio del nido di colombi, per riconoscere il sesso di due colombi appena nati c’è un “trucco”, se i due colombi guardano dalla stessa parte sono dello stesso sesso, se guardano in direzioni opposte sono un maschio e una femmina, mentre io sostengo che per l’uomo è assolutamente naturale fare qualcosa di innaturale, e guardare nella stessa direzione mi sembra un invito della natura ad essere gay!

Ma in fondo sono dettagli che non incrinano la nostra amicizia. Mi sento al sicuro quando lo raggiungo sulla riva e vedo il suo fischietto con il quale ammonisce gli incauti bagnanti, fischietto che fa da contrasto con la sua voce calda, e che usa con bonaria severità, quasi con un sorriso. Quando guardo il mare e l’orizzonte so di essere un dilettante, mentre ogni bagnino è un professionista dell’orizzonte.

Da queste parti, in Versilia, vaga l’anima di un grande poeta romantico: Shelley. Annegò nel mare di Viareggio, nel 1822, anche i poeti sono professionisti dell’orizzonte, e sono certo che Giuseppe avrebbe salvato Shelley dall’abisso, tra poeti ci si intende, tra un vero bagnino e un vero poeta non c’è poi molta differenza, entrambi cercano di salvare l’essere umano.

Tu Stella dimmi, che ali di luce
ti sospingono rapida a un volo di fiamma,
dentro quale caverna della notte
si chiuderanno ora le tue piume?
E tu Luna che vai, pallida e grigia
pellegrina del Cielo, per vie senza riparo,
in quali abissi del giorno e della notte
stai ora ricercando il tuo riposo?
Vento ormai stanco, che passi vagabondo
come l’ospite esule del mondo,
possiedi ancora un tuo nido segreto
in vetta a un albero, in mezzo alle onde?

( ‘I pellegrini del mondo’ di Shelley)

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