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Anna Marchesini, addio al ‘clown fiero’ che ha colorato la comicità di fascino a talento. Ci mancherai, “bella figheira”

Salutare un gigante della comicità come la Marchesini con tristezza non è consentito, perché un clown vuole sempre strappare la risata. Ci piace quindi immaginarcela mentre, al cospetto di un San Pietro coi lineamenti proprio del suo amico di una vita Tullio Solenghi si presenterà alle soglie del Paradiso dicendo, "Piacere, sono Bella Figheira, mi stavate aspettando?"

di Michele Monina

Esiste tutta una iconografia di clown tristi. Dalla maschera delle maschere, Pierrot, a quello raccontato dal premio Nobel Boll. Esiste anche una vasta iconografia di clown cattivi, da quello del capolavoro It di Stephen King fino a quello a suo modo simpatico pensato da Matt Groenig per i Simpson, Krusty, passando per i dipinti del serial killer Gacy, uno cattivo davvero. Ma non esiste, o meglio, non era mai esistito e da oggi non esisterà più, se non nei ricordi, il clown fiero. È infatti morta, dopo lunga e dolorosa malattia Anna Marchesini, una delle massime comiche italiane di tutti i tempi. Uno dei massimi comici italiani di tutti i tempi, perché anche se la comicità è parola femminile, sempre parlando di immaginario, il comico è uomo, generalmente anche un po’ buffo nell’aspetto. Anna Marchesini non è stata solo un campione di comicità e di fierezza (il modo in cui è tornata in televisione per raccontare la sua malattia dovrebbe fare scuola), ma è anche stata una delle donne più affascinanti della nostra televisione, anche in virtù del suo saperci far ridere.

La Marchesini, insieme ai suoi partner Tullio Solenghi e Massimo Lopez, per tutti legittimante e semplicemente il Trio, hanno scritto la storia della nostra tv, e hanno in qualche modo colorato di pop la comicità, toccando vertici di qualità e quantità che oggi sembrano quasi inimmaginabili. Se ripensiamo ai loro Promessi Sposi, una parodia tanto geniale quanto dotata di un ritmo così elevato da dare le vertigini viene da ridere anche oggi, che sappiamo della morte di Anna Marchesini. Eredi, concettualmente, del Quartetto Cetra, almeno per gli aspetti parodistici e corali, il Trio (ripeto, il fatto stesso che il Trio fossero loro, solo e soltanto il Trio la dice loro sulla grandezza dei personaggi in questione) ha saputo usare la televisione con una naturalezza che quasi ha rischiato di mettere in secondo piano il curriculum teatrale di tutti e tre. Prendere un classico e farne un classico è uno sport che solo dei giganti possono permettersi e i Promessi Sposi, dopo il Trio, è stato anche il loro show, con tutto il rispetto per Manzoni.

Dopo lo scioglimento di quell’ensamble le carriere dei tre sono proseguite senza i picchi creativi avuti assieme, è un fatto, anche se pure in veste solista, nonostante un carattere spigoloso non troppo diverso dalla fisiognomica, la Marchesini ha saputo proseguire su standard abbondantemente sopra la media, evitando di vestirsi da Canguro in programmi discutibili o a fare spot pubblicitari ormai piuttosto ripetitivi. Poi la malattia. Il dolore. Il fisico che si trasforma, si deteriora, senza intaccare lo spirito. Anzi. Anna ha fatto della sua storia un momento da condividere, “si è fatta esempio”, sempre mantenendo uno humor e un ritmo comico unico. Ipotizzando la sua prossima morte, ineludibile, ha scritto sul suo sito: “Ho già adocchiato una vetrinetta in sala riunioni con un piccolo cofanetto verde di porcellana, credo. Ritengo sia ideale per contenere le mie ceneri È una aspirazione che piano piano troverò il coraggio di far uscire alla luce. Che detto di un mucchietto di ceneri non è appropriato. Posso tentare…. e se mi ribocciano? E se poi l’Accademia trasloca? E se durante il trasloco il cofanetto verde si rompe? No eh! essere spazzata via dall’Accademia no mai più!”. Un modo come un altro per ridere su una uscita di scena già scritta.

Oggi sappiamo della sua morte dalle parole del fratello, su Facebook. Un pezzo della nostra cultura popolare e pop se ne va in questo atroce 2016 che si sta divertendo, almeno lui, a portare via tutto il nostro immaginario, lasciando solo le ombre sulle pareti. Salutare però un gigante della comicità come la Marchesini con tristezza non è consentito, perché un clown vuole sempre strappare la risata, lo vuole per sua natura, lo cerca con naturalezza. Ci piace quindi immaginarcela mentre, al cospetto di un San Pietro coi lineamenti proprio del suo amico di una vita Tullio Solenghi si presenterà alle soglie del Paradiso dicendo, “Piacere, sono Bella Figheira, mi stavate aspettando?

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