Ha dato “un apprezzabile contributo causale, quanto meno sotto il profilo morale” all’occupazione di una sede aziendale e a un breve blocco stradale contro un camion impegnato nei cantieri dell’Alta velocità in Valsusa. Sono le motivazioni della condanna a due mesi di reclusione di Roberta Chiroli, laureata in Antropologia a Venezia-Ca’ Foscari, che nel 2013 aveva seguito le manifestazioni dei No Tav proprio per scrivere la tesi specialistica sul movimento. Una tesi costruita con il metodo della “osservazione partecipante“, diffuso nelle scienze sociali, in cui il ricercatore si immerge in prima persona nel fenomeno che vuole descrivere. E anche se il gip di Torino Roberto Ruscello, nel giudizio in rito abbreviato, ha concesso la sospensione condizionale della pena e la non menzione – condannando però l’imputata al pagamento delle spese processuali – la vicenda sta scatenando la protesta del mondo accademico.

La studentessa ha aderito in termini espliciti sia all’ingresso all’Itinera spa sia al blocco dell’automezzo

Roberta Chiroli è stata ripresa a fianco dei manifestanti No Tav che il 14 giugno 2013 hanno messo in atto una serie di iniziative in Valsusa, dall’imbrattamento con vernice spray dei mezzi delle società Itinera e Trasporti e Costruzioni, all’occupazione della sede operativa della stessa Itinera, al momentaneo blocco di un’auto dei carabinieri e all’altrettanto breve impedimento del passaggio di una betoniera (fatti per i quali sono imputate altre 27 persone che hanno scelto il rito ordinario). Sono stati l’occupazione della sede aziendale e lo stop al camion a inguaiare l’allora studentessa, che – riconosce il giudice – non è mai stata ripresa in atteggiamenti violenti e non ha partecipato alle scritte con gli spray. La condanna per invasione di terreni e violenza privata aggravata, però, è arrivata lo stesso. Perché, si legge nelle motivazioni, Chiroli “ha certamente aderito in termini espliciti sia all’ingresso alla sede dell’Itinera spa sia al blocco” dell’automezzo, “e ha fornito in tal modo un apprezzabile contributo causale, quanto meno sotto il profilo morale, rispetto alla commissione di entrambe le fattispecie di reato”.

Il fatto che sia rimasta sul posto unitamente ad altri partecipanti ha integrato un contributo apprezzabile

In più, ragiona il giudice, la giovane ha dato forza a quest’ultima azione per il fatto stesso di esserci, in sostanza facendo numero. “Il fatto che sia rimasta sul posto unitamente ad altri partecipanti ha integrato un contributo apprezzabile” perché l’efficacia di azioni di questo tipo “è strettamente dipendente dall’effettiva presenza fisica di un numero elevato di persone, numero che la Chiroli ha contribuito a formare”. E la tesi di laurea? Invece di sollevare la ricercatrice dalla responsabilità penale, ha finito per diventare una prova in più a suo carico. Alcuni brani, infatti, sono scritti in prima persona (“Ci siamo diretti verso la stazione…”, “abbiamo interrotto il blocco del traffico….”). Ed è quindi la stessa imputata che finisce per essere “particolarmente esplicita nell’attribuire a sé un ruolo attivo e non certo di mera osservatrice”.

Roberta Chiroli ha spiegato sul web le proprie ragioni, precisando di essersi “limitata a osservare non partecipando attivamente all’azione” e di aver tenuto “un diario di campo che ho intrecciato alle interviste per costruire la mia etnografia”. L’autrice della tesi non nasconde la sua simpatia per i No Tav, e chiarisce che questa le è servita per conquistare la fiducia degli interlocutori, perché altrimenti “difficilmente è possibile sviluppare un’analisi accurata delle dinamiche interne ai movimenti”.

Mi sono limitata a osservare non partecipando attivamente all’azione

Un gruppo di docenti di Ca’ Foscari ha annunciato un’iniziativa pubblica il 13 settembre e ha diffuso un documento per rimarcare che “una tesi di laurea non dovrebbe mai essere usata come prova in un processo penale a carico di chi l’ha scritta”. E che il caso di Roberta Chiroli costituisce “un precedente grave e preoccupante, di fronte al quale la comunità accademica ha il dovere di prendere una posizione che tuteli non solo i suoi studenti, ma i processi costituenti della formazione alla ricerca”.

Già a giugno, a ridosso della condanna, il Dipartimento di Culture, politica e società dell’Università di Torino aveva approvato una mozione che rivendicava “la libertà di ricerca e la libertà di esprimere il proprio posizionamento nei confronti delle comunità studiate”. Segnalando inoltre che quello della Valsusa non è il primo episodio. Enzo Alliegro, professore associato di Antropologia culturale della Federico II di Napoli, studioso fra l’altro dei movimenti della Terra dei fuochi, “ha ricevuto dal Tribunale di Brindisi un avviso di garanzia e di chiusura delle indagini” con l’accusa di sospensione di servizio pubblico e di partecipazione alla pianificazione dell’azione di disturbo perché “ritratto da una foto della Digos mentre, al di fuori dei binari, con macchina fotografica e taccuino in mano, segue i manifestanti che, nella Stazione ferroviaria di San Pietro Vernotico protestavano per la vicenda della Xylella e del taglio degli olivi”.

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