“…si evidenzia che Ente proprietario del Palazzo Ducale Ruffo è la Provincia di Reggio Calabria. Stante quanto sopra, questo Comune non può formalizzare alcuna concessione del medesimo bene”, scrive la Commissione straordinaria che guida il Comune di Bagnara Calabra.

“…spiace comunicare che l’immobile, al momento non è nella disponibilità di questo Ente in quanto non è stato ancora formalmente restituito dal Comune di Bagnara Calabra. Pertanto questo Ente non può concedere alcuna autorizzazione in merito a quanto richiesto da codesto Comitato Mediterraneo della Croce Rossa Italiana”, si legge invece nel documento del Servizio patrimonio della Provincia di Reggio Calabria.

Storia recente. Solo di qualche settimana fa. La richiesta del Comitato Mediterraneo della Croce Rossa di concedere alla più grande organizzazione umanitaria del mondo il Palazzo come propria sede a Bagnara Calabra, Comune del reggino, rimasta in sospeso. Sostanzialmente delusa. Su questo pochi dubbi. Molti di più quelli che continuano ad aleggiare sull’immobile. Capire qualcosa in questa intricata, ma tutt’altro che isolata questione che rimbalza dal Sud d’Italia, è impresa ardua. Già perché Palazzo Ruffo già Castello Ducale Ruffo e poi Castello Emmarita, ricostruito nel corso dell’800, dopo la distruzione causata dal terremoto del 1783, è là, nella parte alta dell’abitato, sul promontorio di Marturano. Pronto ad essere utilizzato. Riempito di una nuova funzione.

Dopo che la ex residenza dei De Leo, poi albergo e caserma dei Carabinieri, una volta acquistato dalla Regione, è stato trasformato in centro di formazione professionale, quindi, passato alla Provincia di Reggio Calabria che lo ha concesso in comodato d’uso al Comune di Bagnara Calabra per 10 anni, a partire da ottobre 2004 è stato interessato da lavori di restauro. Tra il 2005 e il 2007, un primo intervento agli interni, reso necessario dal prolungato abbandono. Intervento criticato da molti in quanto non ne avrebbe salvaguardato i caratteri artistici, omologando gli ambienti dell’immobile a spazi qualsiasi.

Tra il 2012 e il 2014 il “rifacimento della facciata”, contando sui 309.824,56 euro stanziati dai Fondi europei di sviluppo regionale 2007-2013. Un progetto dettagliato, quest’ultimo ma che non sembra aver fatto i conti con i cavi Enel e Telecom, lasciati al loro posto sulla facciata restaurata. La circostanza segnalata da Rocco Gangemi, capo delegazione Fai Reggio Calabria. Sollecitata da Domenico Gioffrè, ispettore onorario per i Beni artistici e storici per la provincia di Reggio Calabria. Inutilmente. Tutto è rimasto com’era.

Mentre il Palazzo rimane chiuso, nonostante nel sito del Comune si dica che “ospita diverse manifestazion culturali”. Ma l’entusiamo degli amministratori locali non è una novità. “Finalmente il castello ducale dei Ruffo è stato restituito alla nostra città… molti sono i progetti in cantiere”, diceva il sindaco Santi Zappalà nel corso della cerimonia d’inaugurazione nel settembre 2008. “Il progetto ha l’obiettivo di salvaguardare il patrimonio artistico e storico del nostro Comune attraverso il recupero e la riqualificazione di tali beni… miriamo a consentire uno sviluppo economico del comprensorio”, affermava nel novembre 2013 il vicesindaco Giuseppe Spoleti.

Tra i propositi e la realtà uno spazio quasi incolmabile. Quel che è certo è che gli ambienti del palazzo sono deserti, mentre l’umidità è riemersa, in più punti. In un groviglio di competenze, in una confusione reiterata di ruoli che impedisce di uscire dall’empasse, si rinsalda sempre più la sensazione che il palazzo, chiuso, costituisca un’occasione persa. Per restituire alla comunità un luogo distintivo. Per farne un luogo vitale. Insomma tutto quello che non è stato finora.

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