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Lego Serious Play, il mattoncino “si fa serio” e finisce sul tavolo presidenziale di grandi e piccole aziende

Manager, amministratori delegati, dirigenti e quadri aziendali si cimentano per ore in creative costruzioni guidati dalla metodologia Lego Serious Play, un metodo, un linguaggio, consolidatosi nel tempo e rivelatosi efficace per meeting organizzati con l’obiettivo di definire nuove strategie commerciali

di Valerio Imperatori

E’ certamente il mattoncino tridimensionale, dalle misure contenute 2×4, più conosciuto nel mondo. Le sue potenzialità creative sono straordinarie: basti pensare che otto di questi mattoncini possono combinarsi in 915.103. 765 diversi modi. La sua storia ha inizio nel 1949 grazie all’intuizione dell’imprenditore danese Ole Kirk Christiansen, il fondatore di Lego, capace di trasformare quel mattoncino nell’espressione materiale dell’intera filosofia dell’apprendimento attraverso il gioco. La sua vision era molto semplice: creare un giocattolo che preparasse i bambini alla vita da grandi. Oltre sessanta anni di storia che sembra non conoscere limiti.

Da qualche anno infatti con quei mattoncini si gioca anche sui tavoli presidenziali di grandi e piccole aziende. Manager, amministratori delegati, dirigenti e quadri aziendali si cimentano per ore in creative costruzioni guidati dalla metodologia Lego Serious Play, un metodo, un linguaggio, consolidatosi nel tempo e rivelatosi efficace per meeting organizzati con l’obiettivo di definire nuove strategie commerciali, governare processi di fusioni aziendali, migliorare performance, a gestire il lancio di nuovi prodotti o più semplicemente a selezionare nuovi manager. Molte aziende nel mondo, dal settore farmaceutico a quello dell’Information technology, dal settore chimico alle società di marketing, hanno sposato questa metodologia e i risultati non si sono fatti attendere.

Ma tutto ebbe inizio in Lego, quando a metà degli anni Novanta, l’azienda danese avvertì l’effetto commerciale negativo prodotto dai cambiamenti originati dalle nuove forme di gioco infantile, specialmente i videogiochi. Bisognava correre ai ripari e introdurre cambiamenti a livello strategico. Per essere efficaci e coinvolgere direttamente il management fu abbandonato il consueto armamentario fatto di parole, foglietti post-it e lavagne. Vennero ammucchiati sul tavolo del consiglio di amministrazione migliaia di mattoncini e chiesto ad ogni consigliere di costruire la propria idea strategica, stimolando così la loro immaginazione, rendendo materiali i concetti d’identità e di scenario. Così iniziò l’ avventura del Lego Serious Play , perfezionatosi nel tempo fino a divenire un nuovo modello di business per Lego. E’ un metodo che attraverso il mattoncino e il gioco si rivela un insieme sistematico di principi relativi alle dinamiche di gruppo e un insieme di tecniche di comunicazione e linguaggio. La metodologia prevede l’organizzazione di un workshop che abbia un obiettivo preciso, la selezione delle persone da coinvolgere e la partecipazione di un facilitatore esterno con il compito di condurre il gruppo. A ogni partecipante viene consegnato un Kit Lego dentro il quale sono riposti in ordine centinaia di mattoncini, cordini, tubi, animali Duplo, ingranaggi Lego Technic, omini dai diversi colori ed espressioni.

Il facilitatore pone a tutti una domanda la cui formulazione inevitabilmente si deve attenere all’obiettivo finale del workshop e la risposta dei partecipanti si materializza nelle costruzioni che in un tempo assegnato vorranno realizzare. Nel metodo Lego Serious Play, le costruzioni costituiscono vere e proprie narrazioni, il focus non è tanto sui mattoncini quanto sulla storia che esprimono i modelli tridimensionali costruiti, questi diventano metafore, gli scenari dei modelli diventano narrazioni. Ciascuno successivamente racconta il proprio modello, chiede spiegazioni delle costruzioni altrui, condivide le riflessioni suscitate e partecipa alla identificazione finale di una sintesi frutto anche delle varie connessioni registrate tra i modelli costruiti. La discussione di gruppo, la condivisione delle conoscenze, il problem solving e il decision making ruotano attorno a questi modelli 3d e non al loro autore. Nemici dichiarati di Lego Serious Play sono le cosidette riunioni 20/80, quelle in cui solo il venti per cento dei partecipanti monopolizza gran parte del tempo abbassando così la densità dell’attenzione degli altri partecipanti determinandone anche posture divergenti, pretese verso l’esterno, di allontamento dagli altri.

Ottenere la partecipazione attiva di tutti, fare emergere nuove idee e rompere la consuetudine del pensiero dettata solo dalla conoscenza che si possiede e dai processi di pensiero consolidati, sono le premesse essenziali per la buona riuscita del workshop. In Italia la metodologia Lego Serious Play inizia a essere adottata non solo da aziende ma anche da amministrazioni comunali. Questo grazie alla formazione di facilitatori i quali possono godere del fatto che non viene più richiesta loro una certificazione in quanto il metodo è open source, ma dovranno comunque acquistare il kit completo il cui costo può variare dai 2 ai 3000 euro. Michele Vianello è uno di questi. Nel 2000 si aggirava per l’aula e i corridoi di Montecitorio. Era deputato veneziano della XIV legislatura, arruolato all’opposizione del governo Berlusconi. Qualche anno dopo, 2006-2008, girava freneticamente tra gli uffici di Ca’ Farsetti, sede del Comune di Venezia dove, sotto la tutela di Massimo Cacciari, era divenuto vice-sindaco. Oggi Michele Vianello viaggia per l’Italia trascinandosi un ingombrante baule dentro il quale vi sono oltre 3000 tra mattoncini e pezzi originali Lego. “Il mio lavoro – racconta Vianello- è quello di formare amministratori, imprenditori, manager all’utilizzo delle pratiche collaborative. Ho scelto di studiare e seguire la metodologia Lego Serious Play non solo perché reputo importante cominciare a pensare con le mani costruendo modelli, metafore , simboli che diventano fonti di condivisione e di arricchimento individuale e collettivo, ma anche perché il metodo può far emergere i valori d’impresa attraverso obiettivi condivisi e stimoli di crescita per tutti. Una sessione di Lego Serious Play consente di produrre uno o più progetti condivisi, non imposti e quindi è più facile che un team realizzi quei progetti. Inoltre se un facilitatore è particolarmente abile questa metodologia permette a tutti i partecipanti di mettere in gioco il proprio sapere. Si può così imparare a narrare i propri sogni e le proprie aspirazioni professionali. Il mattoncino non è un fine, è uno strumento per far crescere innovando le aziende, le imprese e anche il governo delle città”.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Riteniamo opportuno precisare alcune inesattezze riportate nell’articolo. La più importante: l’articolo sostiene che “i facilitatori possono godere del fatto che non viene più richiesta loro una certificazione in quanto il metodo è open source”. Non è così. Il metodo è “open source” nel senso che i trainer che fecero parte del gruppo originario di ideatori, fautori e “designer” del metodo LEGO® SERIOUSPLAY® hanno scritto alcuni libri e manuali dove si spiega come funziona il metodo, su quali teorie scientifiche (es: Seymour Papert) ed organizzative (es: Henry Mintzberg) si basa etc. Ma per poter progettare ed erogare a pieno titolo un workshop secondo il metodo LEGO® SERIOUSPLAY® occorre seguire un percorso formativo e conseguire una certificazione rilasciata dalla “The Association of Master Trainers in the LEGO® SERIOUSPLAY® Method”. La seconda inesattezza riguarda la composizione del Kit Lego. La corretta composizione è quella descritta sul sito Lego, da scegliere in base alla natura del workshop: (123). Qualora l’organizzazione non intenda dotarsi dei kit di cui sopra (ad esempio perché non intende ricorrere sistematicamente all’utilizzo di workshop secondo il metodo LEGO® SERIOUSPLAY®), il facilitatore fornirà esso stesso i materiali (in genere di sua proprietà) mettendoli a disposizione dei partecipanti al workshop. Quanto sopra ci porta alla terza inesattezza. I costi. Una dotazione complessiva può costare al massimo 1599,99 euro iva inclusa: non 2000 e men che meno 3000 euro come riportato nell’articolo. E’ giusto che sappiate che vendere workshop LEGO® SERIOUSPLAY® senza aver conseguito la regolare certificazione di Facilitatore costituisce un illecito, anche e soprattutto per quanto riguarda l’uso improprio del marchio.
Francesco Frangioja, Giorgio Beltrami, Oscar Fanna, Michele Favaro (Facilitatori certificati LEGO® SERIUOSPLAY® methodology)

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