Quanti gruppi esistono come i Biffy Clyro? Se non tanti, io mi spingo a dire troppi: la storia la si conosce bene, ed è quella di migliaia forse milioni di fenomeni musicali del momento (sì, anche nel rock) accesi e scomparsi nel giro di un paio di dischi. In questo senso (esaurita la dovuta promessa) Simon Neil e compagni costituiscono da una decina di anni una sincera eccezione già a partire dalla formula, quella del trio, che date le coordinate di cui sopra rimanda all’immaginario collettivo di alcuni dei mostri sacri del passato e del presente musicale con cui, sia chiaro, non condividono nulla se non il numero degli elementi in gioco: Rush e Muse, i primi che mi vengono in mente. “Ellipsis” – uscito l’8 Luglio – condivide con il precedente (e bellissimo) “Opposites” la compattezza tipica dei dischi che si lasciano ascoltare con piacere dalla prima all’ultima canzone, lasciando (e questa è forse l’unica differenza) un leggero amaro in bocca tipico di quelle uscite discografiche che hanno la sola colpa di venire dopo qualcosa di praticamente perfetto.

biffy-clyro-ellipsisCiò non toglie che si stia parlando di un album che ascolteremo praticamente ovunque e che, magari, con il tempo – qui è il sottoscritto che parla – impareremo ad amare anima e corpo alla stessa stregua degli episodi migliori in esso contenuti, su tutti: “Animal Style”, “Friends & Enemies”, “Re-Arrange”, “Flammable” e “Howl”. Ai Biffy Clyro (vedi sopra) va sicuramente il merito di essersi costruiti un seguito principalmente suonando e grondando sudore in giro, arrivando ad esibirsi nelle migliori arene del mondo e rendendo al contempo palese la propria crescita artistica tanto da accedere di diritto al club elitario delle band cosiddette “FM”: quelle ovvero che, vuoi o non vuoi, le si passa quasi a prescindere da ciò che propongono.

Il 2016 (in musica) ha tolto tanto agli amanti delle cose meno ‘easy’ e banali, quelli che i network li snobbano alla ricerca di un’esperienza ancor prima che di una canzone, un disco presi a pretesto per un aperitivo o meglio tacchinare la tipa che cammina davanti, ma provando un po’ ad elaborare nel migliore dei modi possibili il lutto si potrebbe dire che anche grazie a dischi come questo soffrire la mancanza dei grandi del rock e del pop è forse impresa meno proibitiva. Anche se tutt’altro che facile. Mi trovo a disagio ad utilizzare aggettivi che possano mettere anzitutto me in una posizione pericolosa, per cui l’ultima cosa che vorrei fare è gettare il cuore oltre l’ostacolo: i Biffy Clyro mi piacciono e non poco, “Ellipsis” è un disco da portarsi dietro ma che a cospetto di quanto già uscito da inizio anno ad oggi dovrà un po’ sgomitare per guadagnare la Top 10 delle uscite di quest’anno. E, anche qui, è forse più merito di chi è arrivato prima che colpa loro. Dovessi fare una cosa che odio e dare un voto tanto per meglio esemplificare il discorso, direi “7”.

Sicuro che (anche qui, mi ripeto) non farà fatica ad entrare nelle vite di molti e molte di voi, che aprendo il proprio account Spotify o incappando in qualche pubblicità potranno goderselo solo a mozzichi e bocconi, vi esorto ad acquistarlo: “Ellipsis” ha tutte le carte in regola per sedervisi accanto e recitare la parte del buon compagno di viaggio o del regalo azzeccato, alla ‘modica’ cifra di 20 euro anche per la Deluxe edition che a dispetto di quanto solitamente accade contiene altre due perle inspiegabilmente tenute fuori dai giochi. In attesa poi di una nuova data italiana il 20 Ottobre prossimo a Firenze. Giusto in tempo per dirmi – con l’avallo della prova dal vivo – se alla fine c’avevo preso o meno.

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