Ancora un’esplosione inaudita di violenza. Ancora un atto di terrore in questa tragedia che sembra non finire mai. I fatti di Nizza ci hanno ancora una volta trovati impreparati, a pochi chilometri di distanza dai confini con il nostro Paese. Il copione sembra leggermente variato quanto all’esecuzione, ma non quanto alle reazioni. Compito di un pensiero autenticamente critico deve essere, in questi casi, non lasciarsi inibire nella capacità di riflettere senza barriere e a distanza di sicurezza dal “si dice”di circostanza.

Il terrorismo vince quando ci priva della libertà, compresa quella di pensare in forma radicale. Senza curarsi dell’opinione pubblica e del coro politicamente corretto nonché corrotto, che demonizza e silenzia chiunque osi pensare altrimenti. Proviamo, allora, a problematizzare e a esercitare il pensiero radicale senza seguire il “si dice” e i tracciati del pensare convenzionale. Da questo osceno e vile atto terroristico trarrà giovamento, ancora una volta, il potere, cioè l’élite neofeudale e ultracapitalistica che regge il mondo che potrà restringere le libertà in nome della sicurezza, bombardare in nome della lotta al terrorismo, spostare l’attenzione dal movimento dei lavoratori che in Francia si stavano sollevando uniti contro la loi travail.‎ E’ sempre il potere a uscirne vincitore, non dimentichiamolo: le masse di disperati perdono sempre, da Nizza a Damasco, cristiane o islamiche che siano. Il terrorismo, quali che siano i suoi reali mandanti, giova sempre e solo all’élite dominante, alla classe del signore neofeudale uscito vincente dal 1989.

Il terrorismo, quando pure si proclama islamico, non ha nulla a che vedere con l’Islam: uccidere in nome di Dio è la più grande bestemmia. Il terrorismo è l’apice del nichilismo tecnico: il vuoto assoluto di chi uccide e distrugge senza nulla creare. L’emblema della nostra epoca e della vacuità che la contraddistingue strutturalmente. Ecco il nostro mondo: hic Rhodus, hic salta. Francia, 14 luglio 1789: Liberté, Égalité, Fraternité. Francia, 14 luglio 2016: terrore, massacro, barbarie. Chi crede ancora nella fiaba del progresso? Chi crede ancora nella lieta novella della belle époque post-1989? Chi ancora non ha capito che mai come oggi il binomio di violenza e nichilismo è divenuto il protagonista assoluto?‎ Chi non ha capito, soprattutto, che a rimetterci sono sempre le masse riplebeizzate e neofeudali? Del resto, non può essere sfuggito che queste esplosioni di violenza – condannabili senza se e senza ma – si abbattono sempre nei luoghi più popolari: mai nei centri del potere finanziario.

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