La presentazione, da parte dell’Ente nazionale del turismo (Enit), di un piano di promo-commercializzazione atteso da mesi, avrebbe potuto essere, dopo due anni di impasse, un elemento di svolta. Ma una serie tra i più influenti stakeholders del comparto del turismo, con cui abbiamo potuto parlare prima, durante e dopo l’appuntamento, si è ritrovata concorde su un punto: per l’Enit è stato il canto del cigno. Perché, come aveva anticipato Gli Stati Generali, nel documento di circa sessanta pagina assemblate dall’Enit, non c’è traccia di pianificazione strategica. Si tratta invero di un collage di ovvietà, senza alcuna linea di azione in termini di mercati a cui tendere, segmenti da aggredire, leve industriali e finanziarie da utilizzare. Mancano finanche gli obiettivi economici finali e intermedi da far conseguire al settore, gli step temporali di realizzazione e l’indicazione precisa delle risorse da impegnare sui macro-programmi.

E pensare che i bookmakers, con l’arrivo di Evelina Christillin al vertice dell’agenzia, avevano ripreso a puntare qualche cents sul possibile rilancio di uno dei più fulgidi esempi di carrozzone mangia-soldi pubblici. Ma da ieri le scommesse si sono aperte solo su un’unica opzione: il momento in cui la mannaia di Matteo Renzi porrà fine alla vita, breve, della nuova Enit. Nata appena due anni fa con le «Disposizioni urgenti per […] il rilancio del turismo» volute da Dario Franceschini e che trasformarono l’agenzia in ente pubblico economico.

Ebbene, giovedì 14 luglio, alle 12.00, all’Auditorium del Parco della Musica, a Roma, all’atto di presentazione del “piano” triennale di Enit da 84 milioni di euro, è andata in scena una commedia, condita da visibili grandi imbarazzi (su tutti, quello di Antonio Preiti, componente del CdA) e malcelata ilarità diffusa. Ma anche dai risvolti a tratti drammatici. Come quando il sottosegretario al Mibact con delega al turismo Dorina Bianchi, parlando degli itinerari turistici religiosi, è inciampata su una improbabile “Via Franchigena”, in luogo della “Via Francigena”, l’itinerario che in passato migliaia di fedeli provenienti dall’Europa percorrevano per recarsi in pellegrinaggio a Roma.

La conferenza stampa ha poi offerto altre perle: Evelina Christillin, visibilmente su di giri – «sarà l’aria romana?» si sono chiesti diversi presenti – che accoglie con un caloroso «Ciao Bobo!» l’arrivo di Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi; Fabio Maria Lazzerini, consigliere forte del CdA di Enit e – incurante del relativo conflitto di interesse – al contempo country manager di Emirates Italia, per il quale basterebbero azioni standardizzate per attrarre turismo high spending, visto che «il turista ricco russo è come quello cinese»; l’utilizzo della metafora di Bruce Springsteen vs Adele per spiegare che l’Italia deve diventare come Springsteen: i concerti del Boss sono sempre imperdibili.

In conferenza si sono inoltre sentite affermazioni “forti”. La prima, della Bianchi, è suonata come una risposta stizzita ad una nuova e recente bordata verso l’Enit («In un Paese serio, un istituto come l’Enit andrebbe chiuso», ndr) da parte di Luca Cordero Di Montezemolo. Secondo la sottosegretario catapultata negli scorsi mesi nel mondo del turismo da una specializzazione in radiologia, i turisti non arriverebbero in Calabria a causa dell’eccessivo costo dei biglietti Alitalia.

L’altro passaggio “tosto” ha riguardato la riduzione del numero di dirigenti in Enit, passati da nove a quattro. E’ una mezza verità, questa, che nasconde l’aspetto disastroso derivato dalla riorganizzazione indotta dalla trasformazione di Enit: un aggravio di costo per le casse pubbliche, visto che il numero complessivo di dirigenti a carico del bilancio dello Stato è aumentato da nove a tredici. Senza considerare il fatto, poi, che i dirigenti fuoriusciti da Enit e trasferiti ad altri enti sono e rimarranno una voce di costo nel bilancio del Mibact.

E sempre a proposito di dirigenti, ieri è stata data ufficialità alla scelta, operata dal CdA di Enit, della nuova dirigente a tempo indeterminato. Si tratta di Roberta Milano, studiosa, blogger, docente a contratto all’Università Cattolica di Milano in materia di web marketing turistico, nonché Social Media Strategist per VisitLazio. Che è la stessa agenzia della Regione Lazio da cui proviene Gianni Bastianelli, recentemente scelto come dg di Enit.

La Milano, però, è anche legata a amicizia stretta con Stefano Ceci, il consulente tuttofare di Dario Franceschini, ed è soprattutto collaboratrice di quest’ultimo. «Se fosse davvero così – ha dichiarato ieri il senatore del M5S Bruno Marton – saremmo davanti all’ennesima assunzione d’oro, pagata con i soldi degli italiani».
Insomma un quadro imbarazzante. Per superare il quale il premier Renzi sta accelerando per realizzare il piano B: l’accorpamento di ciò che resta di Enit nell’Ice, con la contestuale assegnazione al ministero di Carlo Calenda della direzione generale del turismo.
@albcrepaldi

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