La Bastiglia da ieri sarà ricordata anche per la strage di Nizza. Ne avemmo tutti fatto a meno. Il “quando” e il “dove” di questo attacco confermano la grande capacità di Daesh di intendere il mondo che vuole combattere: la capitale della Costa Azzurra, a due passi dalla più grande qasba (‘cittadella, rocca’) europea, nel giorno del festeggiamento. E’ in questo contesto che irrompe con un camion pesante che tritura famiglie.

Si poteva evitare? No. Questa operazione è descritta bene in Inspire del 2010, dove sembra di leggere il film di ieri. Ma tanta informazione su come colpire non aiuta a prevenire: a meno che non si accetti la bagdadizzazione dell’Europa, con blocchi di cemento a impedire gli accessi.

Abituiamoci, la guerra ibrida di cui si compone la terza guerra mondiale a pezzi sarà parte della prossima quotidianità.

Certo sull’evento restano aperte tante domande. Ma è stato proprio Daesh o non piuttosto un pazzo? E che mi importa? L’effetto è quello voluto da Daesh che di certo se ne appropria. Le piste della radicalizzazione sono molteplici e diverse ma il risultato è sempre un vantaggio per il terrorismo. Ora diamo priorità al controllo degli effetti.

Sono i colpi di coda di Daesh sconfitto sul campo? Sciocchezze: Daesh conta su 46 gruppi affiliati in quasi 30 paesi, è liquido e flessibile. Se anche perde terreno in Siria e in Iraq il suo terrorismo continuerà a vivere per il mondo. A lungo. Questa idea è frutto dell’ennesima cecità voluta dalla politica. Una delle stesse riviste del Califfato, al Naba, ci ha annunciato la sopravvivenza del Califfato virtuale, senza terra.

Altre domande specifiche su Nizza sono interessanti. In particolare, che cosa cercavano?

Quanto è possibile che quel camion sulla passeggiata sia solo un risultato parziale di un’operazione non finita come previsto? Perché, per esempio, non è arrivato l’esplosivo che avrebbe fatto una nuvola di fuoco di 800 persone, non 80. Oppure una applicazione della recente richiesta di Daesh di accontentarsi delle cose facili ma che fanno terrore, come andare al supermercato con una finta cintura esplosiva che ti fa martire ma anche tanta paura ai nemici. Come quel camion che mostra un Daesh incombente e che non si ferma. Oppure, un avvertimento? Che conferma l’attesa dell’intelligence francese di un’autobomba. Invece arriva un camion, vuoto che pertanto conferma (fosse stato pieno?) e minaccia, ma lascia la porta aperta alla negoziazione per evitare il prossimo colpo possibile.

Daesh ci ha da tempo abituato a colpi che dimostrano grande capacità interpretativa delle situazioni in cui ha deciso di colpire. E in genere ha sempre mantenuto quanto annunciato. Il 2016 è cominciato con tutto lo slancio promesso negli attacchi del 2015. E siamo solo a metà.

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