Non è vero che si spende poco per le Ferrovie, è vero che si spende molto male. Vediamo perché.

Il ministro, Graziano Delrio, ieri in Parlamento dando l’informativa sul gravissimo incidente ferroviario che ha sconvolto l’Italia, ha detto che serve la cura del ferro. Come dire: ecco pronti nuovi investimenti per la sicurezza e per il potenziamento della rete in particolare per il Sud. E giù numeri di fondi da portare al Cipe e ad altre sedi approvative. In realtà, una cura le Ferrovie italiane l’hanno già fatta, è quella dell’oro: lenzuola d’oro, ricambi d’oro, treni fantasma pagati a peso d’oro, stipendi di manager d’oro,  alta velocità d’oro, pagata il triplo rispetto alle altre ferrovie europee. Poi, abbondanti sussidi statali, europei e regionali concessi per lo più a enti locali.

In occasione di tragedie come quella in Puglia, si scatena sempre il partito del ferro, del quale ho fatto parte in buona fede per lungo tempo. E’ un partito che chiede a gran voce più spesa pubblica, a prescindere da come venga impiegata e da quali priorità siano individuate, per dare un servizio di trasporti sicuro e dignitoso ai 3,2 milioni di pendolari, che viaggiano quotidianamente (male). Mai una volta si affronta il male oscuro delle Ferrovie italiane. L’onda emotiva reclama più soldi. Lo fanno partiti, ambientalisti, costruttori e pendolari e prima o poi vengono accontentati. Ma il punto è la qualità della spesa e il meccanismo adottato per realizzarla. Progettazione, appalti, lavori, gare, dove sotto si celano tangenti, truffe e corruzione stanno alla base di un sistema privo di responsabilità e di obiettivi pubblici dichiarati. Ma dove ci sono investimenti di questo tipo inesorabilmente anche la spesa corrente è inefficiente. E infatti il ruolo delle Ferrovie nel mercato del trasporto dei passeggeri e delle merci è deludente e di gran lunga inferiore rispetto alle risorse spese. L’auto e i Tir la fanno da padroni, congestionano le strade e inquinano l’aria.

Sono oggi in discussione non solo la gestione di tratte di ferrovie in concessione con sistemi di circolazione del secolo scorso e il doppio regime di sicurezza rispetto alle reti delle Fs ma anche l‘inefficienza del “rachitico” trasporto locale italiano (chiedere ai pendolari) che soddisfa quote di traffico ridicole, rispetto a qualsiasi altro Paese del nord Europa. Le gestioni statali delle Fs e di alcune ferrovie in concessione, come le dissestate sia tecnicamente che finanziariamente Sud Est, gestite dal ventennale fallimentare federalismo dei trasporti, ci hanno consegnato un sistema precario sotto il profilo dell’ammodernamento tecnologico e incapace di intercettare l’enorme domanda di trasporto, sopratutto nelle aree urbane. Un assetto frammentato e disorganico delle competenze amministrative, della programmazione e delle regole della sicurezza di reti e società di gestione è il triste stato di fatto, che caratterizza la situazione nazionale, con punte particolarmente critiche sulla rete del Mezzogiorno. Ci sono spazio e soldi per troppi organismi le cui competenze normative sono sovrapposte e nei cui meandri spesso sono elusi gli stessi controlli, che si dovrebbero esercitare.

La spesa per investimenti ferroviari tra il 2000 e il 2010 è cresciuta, secondo la Banca d’Italia, tanto quella di Germania e Francia. Non è vero, quindi, ribadiamo, che si spende poco per le ferrovie è vero che si spende molto male. Spesso le opere e gli ammodernamenti da attuare sono “suggeriti” da lobby politiche o da costruttori, a prescinde da qualsiasi analisi costi-benefici (questo o quell’intervento a cosa serve? a chi serve? Cosa costa è prioritario?). Prassi che suggerisce l’Unione europea ma che in Italia non ha attecchito (e si vede anche dalle parole di Cantone). Il ministero delle Infrastrutture ha il compito di vigilare anche sulle ferrovie concesse oltre a quelle dello Stato e infatti il ministro Delrio ieri ha annunciato un’inchiesta da parte del suo dicastero.

Ma la struttura da lui capitanata è la stessa che da 20 anni gestisce direttamente le ferrovie pugliesi Sud-Est (450 km di rete) con un commissario. Un’azienda in default economico sotto indagine della magistratura per truffa, tangenti, acquisto di treni fantasma, stipendi d’oro. Quale credibilità abbia la struttura ministeriale per fare un’indagine di fatto sul suo operato è difficile capirlo. Meglio che prenda in mano l’iniziativa il governo e riveda profondamente l’assetto di un ministero chiave per l’economia, la mobilità delle persone e delle merci, per l’ambiente e per la sicurezza dei vettori a partire da quello ferroviario.

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