Un Europeo modesto, con poco spettacolo in campo, fuori tante paure e qualche problema. L’allargamento a 24 squadre che non ha convinto, l’incubo del terrorismo e le violenze degli hooligans, un entusiasmo collettivo che non è mai decollato fino in fondo: per alcuni Euro 2016 è stato l’edizione peggiore della storia recente. Ma in passato c’è stato per davvero un torneo da fallimento totale. E anche se oggi in pochi lo ricordano, il primato spetta proprio a noi italiani: Euro 1980, l’Europeo più brutto di tutti i tempi. Nel disinteresse generale, con gli stadi sempre semi-vuoti e una finale a Roma davanti a pochi intimi.

Fu un torneo strano, un po’ triste. Pure allora con più squadre del solito, otto (anche se nulla rispetto alle attuali 24), e con un format bislacco, senza semifinali, che non piacque praticamente a nessuno (infatti appena introdotto fu abbandonato già nell’edizione successiva). “Era la prima volta che si giocava con più di quattro nazionali: eravamo un po’ tutti agli inizi, gli Europei ci hanno messo parecchio a diventare il grande torneo che sono oggi”, racconta a ilfattoquotidiano.it Franco Carraro, dirigente di lungo corso dello sport italiano, all’epoca presidente del Coni che affiancò la Figc nell’organizzazione del torneo (non esisteva neppure un vero e proprio comitato organizzatore). “Aggiungiamo che l’Italia non andrò troppo bene (fu eliminata al girone dal Belgio, nda) e che vivevamo anni politicamente pesanti: così si spiega perché la partecipazione fu dimessa. Anche se la questione che colpì di più quell’edizione fu il calcioscommesse”.

Il pallone italiano era fresco dello scandalo del Totonero, scoppiato solo tre mesi prima per il famoso esposto di Massimo Cruciani, che avrebbe portato poi ad un vero e proprio terremoto, con la squalifica di calciatori importanti, la retrocessione in Serie B del Milan e anche le dimissioni del presidente federale Artemio Franchi. “Ma gli effetti di quella vicenda andarono molto oltre il lato prettamente sportivo e giudiziario: fu uno shock culturale”, spiega Carraro. “Possiamo dire che quello è stato il primo, vero scandalo della storia italiana, ancor prima di Tangentopoli. La gente rimase stordita, colpita al cuore”. “Allora – racconta l’ex presidente della Figc – il pallone era quasi sacro nel nostro Paese. Negli Anni Settanta se arrivavi a Fiumicino mentre giocava la nazionale dovevi aspettare che finiva la partita anche solo per ritirare i bagagli. Altro che sciopero dell’Atac”. In questo contesto le manette in campo ebbero un impatto emotivo devastante: “I giocatori furono arrestati praticamente dentro gli stadi. In un Paese con mille problemi sociali, politici ed economici, il calcio era l’isola felice che all’improvviso si scoprì essere marcia esattamente come tutti il resto”. E la mazzata interessò direttamente anche la nazionale: Paolo Rossi, la punta di diamante di quella squadra, fu squalificato. Si sarebbe rifatto due anni dopo con gli interessi, al Mundial ’82. “Però intanto l’Italia si presentò all’Europeo di casa senza la propria stella”. E non a caso fu eliminata subito. Un altro colpo al morale dei tifosi.

Così Euro 1980 si trasformò in un disastro. O meglio, Carraro la ricorda come “una manifestazione quasi inutile: incassi minimi, zero investimenti, disinteresse generale”. Persino per la finale: a Roma ad assistere a Germania OvestBelgio andarono appena 47.864 persone, delle 80mila che poteva contenere l’Olimpico. “Gli altri al massimo se la videro in tv: non c’era nessuna voglia di partecipare”. Quattro anni dopo la Uefa decise di cambiare molto (e con successo) per l’Europeo di Francia 1984. E quel fallimento del 1980, forse non a caso, è stata anche l’ultima volta che l’Italia ha ospitato il torneo. “Senza Calciopoli avremmo organizzato Euro 2012, poi lo scandalo minò la nostra candidatura e la Uefa scelse Polonia e Ucraina”. Fra quattro anni, però, la rassegna continentale tornerà (anche) nel nostro Paese: la nuova formula del torneo itinerante, l’ultimo lascito di Platini, prevede di giocare la fase a gironi, ottavi e quarti di finale in tredici Paesi diversi del continente. Tra cui anche Roma e l’Italia. “Anche se io mi ci ritrovo poco in questa formula: snatura l’idea del Paese ospitante, rischia di dar vita ad una manifestazione ibrida”. Un altro fallimento, più di Euro 2016, come nel 1980?

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