La scuola cattolica di Edoardo Albinati, edito da Rizzoli, ha vinto il 70esimo Premio Strega. Nessuna sorpresa, nessuna suspense. Eccezionalmente alla Sala Sinopoli dell’Auditorium di Roma, invece che al Ninfeo di Villa Giulia, lo Strega si è trasformato per una sera in una fugace trasmissione tv condotta da Pino Strabioli in cui si è mimata una parvenza di gara tra i cinque finalisti del 2016: Edoardo Albinati, Eraldo Affinati, Vittorio Sermonti, Giordano Meacci, ed Elena Stancanelli. Solo che oltre alla conduzione contrassegnata da una rapidità estrema, modello notte degli Oscar, dopo 200 voti scrutinati su 460, cioè alla seconda colonna della celeberrima lavagna del premio letterario, nemmeno ad un quarto d’ora di diretta tv, Albinati aveva già stracciato ogni concorrenza senza essere ancora salito sul palco per presentare la propria candidatura. Non poca la delusione per un grande autore come Sermonti o per il quotatissimo Meacci, unica vera felice novità stilistica del quintetto, applauditissimo in sala da quella che Nicola Lagioia, vincitore 2015 e presidente di giuria, ha definito “la claque dell’editore Minimum Fax”.

“Sono solo un redattore di questo libro. Ringrazio chi ha avuto l’idea, due emissari dell’editore che mi hanno convinto a continuare quando stavo mollando, le quattro donne, anzi cinque, che hanno riletto il romanzo e mi hanno aiutato”, ha dichiarato Albinati con in mano la tradizionale bottiglia di liquore data in dono al vincitore e davanti al naso i flash dei fotografi. “Da tre giorni però, la gioia, l’entusiasmo, la fatica di questo romanzo la dedico a Valentino Zeichen, persona cara e nobile, aquila libera che ha insegnato, protetto e consigliato i miei figli e tutti noi”. La scuola cattolica, 1294 pagine, è stato definito da Christian Raimo un “romanzo bulimico che cerca, impossibilmente, di fare i conti una volta per tutte con gli atti e le ideologie di quella generazione diventata adulta negli anni settanta tra crisi dei valori borghesi ed esplosione della violenza non solo politica”. Ambientato negli anni settanta nel quartiere Trieste a Roma, il testo autobiografico vincitore dello Strega 2016 mescola vita borghese, cultura maschilista, ma soprattutto cultura cattolica proveniente dall’istituto frequentato dallo stesso Albinati, e all’epoca da quelli che divennero gli assassini della strage del Circeo: Angelo Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira. “Nascere maschi è una malattia incurabile”, scrive Albinati in un passaggio del romanzo, e proprio prima di ricevere lo Strega aggiunge a voce: “Questo libro racconta di quelle famiglie in cui un figlio esce basso, l’altro magro, uno con gli occhi scuri, uno chiari. Da questa scuola escono campioni del pensiero, assassini, industriali”. “Lo scrittore mette insieme le cose, non dà le spiegazioni causali”, aveva dichiarato in un’intervista l’autore romano, classe ’56, sceneggiatore dell’ultimo Racconto dei racconti di Matteo Garrone. “Io non dico che uno ha ucciso una ragazza perché era figlio di un avvocato o perché andava a scuola dai preti, sarebbe ridicolo farlo e mi guardo bene dal farlo. Mi limito a mettere insieme pagine e pagine, anche perché la scrittura è questo, ovvero una lunga fase di connessione di cose diverse e disparate tra di loro, creando quasi una sorta di spirale, dei giri sempre più profondi dentro questa realtà”.

La scuola cattolica è stato “presentato” ai votanti dello Strega da Sandro Veronesi che ha partecipato alla serata dell’Auditorium con la stessa, discutibile, camicia che indossò nel 2006 quando vinse con Caos Calmo (Bompiani). Francesco Piccolo, altro vincitore dello Strega nel recente passato – Il desiderio di essere come tutti (Einaudi, 2014) – sul palco a presentare Elena Stancanelli e il suo libro finalista La femmina nuda (La nave di Teseo), ha ricordato con convinzione e raccogliendo un lungo applauso che “lo Strega deve tornare al Ninfeo di Villa Giulia”. Infine Rizzoli torna alla vittoria dopo tre anni, quando fu Walter Siti e il suo Resistere non serve a niente, a ribaltare i pronostici della finale, vincendo su Alessandro Perissinotto, Le colpe dei padri (Piemme). Il gruppo Rizzoli, legatosi indissolubilmente a Mondadori dall’inverno scorso, raggiunge così gli 11 Strega vinti dal 1947 ad oggi, avvicinando Einaudi (dopo la fusione editore sempre di “casa” ndr) che ne ha 13. Last but not least: l’omaggio a Umberto Eco è durato 8 secondi d’orologio, e soprattutto in una serata in cui si poteva parlare di letteratura non si è letto un rigo che uno di un qualsiasi romanzo. Chapeau.

Articolo Precedente

Santarcangelo dei teatri 2016, il festival che si riappropria degli spazi abbandonati in un viaggio tra realtà e finzione

next
Articolo Successivo

Roma: ‘Storia di Palamede’, un incantesimo allo Stadio di Domiziano

next