“Da Ncd mi pare non ci sia nessuna volontà di cercare strade alternative. Le dimissioni del ministro Angelino Alfano? Sta lavorando bene”. E’ Lorenzo Guerini, vicesegretario Pd, a intervenire per spegnere le polemiche e calmare gli animi in vista del voto di fiducia di martedì o mercoledì prossimo al Senato sul ddl Enti locali. Negli ultimi giorni alcuni esponenti del Nuovo centrodestra hanno fatto trapelare l’intenzione di abbandonare la maggioranza, ma dal fronte dem smentiscono ci sia preoccupazione sull’argomento. Certo qualcosa si muove, tra ipotesi e trattative da rimandare a dopo la pausa estiva. Il senatore Ncd Roberto Formigoni lo ha detto in un’intervista a il Mattino: “Chiediamo un patto di fine legislatura che preveda precisi interventi a favore delle famiglie, a contrasto della povertà, e modifiche all’Italicum, è opportuno che Ncd esca dal governo e dia all’esecutivo soltanto un appoggio esterno”. Non c’è intesa sulla linea da tenere nemmeno dentro il Nuovo centrodestra. Tanto che poco dopo, intervistato da Radionorba, il senatore Antonio Azzollini, tra quelli più critici sull’appoggio diretto al governo, ha garantito: “Non credo che il governo Renzi al Senato rischi di non avere la maggioranza”.

Dal fronte Pd si dicono tranquilli. “Dalle parole del presidente Schifani”, ha detto Guerini al Gr1 Rai, “mi pare emerga che non c’è nessuna volontà di Ncd di cercare strade alternative. C’è la volontà di lavorare insieme e la consapevolezza che ciò servirà a dare risposte agli italiani. Non è il momento di esaurire la spinta riformatrice, anzi serviranno ulteriori scelte che si vedranno in modo chiaro nella prossima legge di stabilità”. Sul tavolo c’è anche l’ipotesi di un possibile asse tra dissidenti Pd e Ncd per dire no al referendum e modificare l’Italicum: “Come abbiamo già detto”, ha continuato Guerini, “noi restiamo aperti al confronto, ma solo su ipotesi concrete che abbiano una base solida a livello numerico. Bisogna essere molto chiari. Il tentativo di tenere insieme il tema della riforma costituzionale con quello della legge elettorale è assolutamente sbagliato e rischia di confondere gli elettori”. Il vicesegreario Pd ha inoltre respinto ogni richiesta di dimissioni di Alfano da parte delle opposizioni in seguito all’inchiesta sulle nomine negli enti: “Le insistenze per la verità mi paiono molto flebili. Non c’è un’azione convinta da questo punto di vista, anche perché il ministro Alfano sta lavorando bene, non è assolutamente indagato nell’inchiesta romana, e se deciderà di intervenire in Parlamento sono certo che chiarirà ancora meglio la sua posizione”.

Sul fronte Ncd le intenzioni restano confuse. “Non saremo tanto irresponsabili”, ha spiegato Formigoni al Mattino, “da far cadere il governo mentre infuria il terrorismo e l’Europa va a rotoli. E non abbiamo intenzione di tornare in Forza Italia. Ma riteniamo esaurito il patto riformista che determinò la separazione da Berlusconi e ci legò prima al governo Letta e poi a quello Renzi. Pertanto, a meno che non si stipuli un patto di fine legislatura che preveda precisi interventi a favore delle famiglie, a contrasto della povertà, e modifiche all’Italicum, è opportuno che Ncd esca dal governo e dia all’esecutivo soltanto un appoggio esterno”. Diversa l’opinione di Azzollini, che invece ha commentato a Radionorba: “Non credo che il governo Renzi al Senato rischi di non avere la maggioranza, io stesso voterò a favore del provvedimento sugli enti locali, e comunque la maggioranza ci sarà sino a quando ci sarà il sostegno dei senatori del gruppo Ala e dell’Ncd. A parte la mia personale solidarietà al ministro Alfano, le mie riserve sul piano politico sono da tempo note ed evidenti: non ho mai votato la riforma costituzionale, quindi faccio parte del Comitato del no al referendum, né ho votato la legge elettorale, il che mi pone in una situazione abbastanza critica anche nei confronti del Ncd, quindi se il partito debba o no staccare la spina al governo è una domanda da rivolgere al gruppo dirigente”.

Alla domanda, posta da Radionorba, su quanti siano i senatori che chiedono la fine dell’appoggio al governo, Azzollini ha risposto: “Sento dai giornali che ci sono altri colleghi che hanno problemi, il che è possibile in particolare rispetto ad alcune azioni ultime del governo, ma non vi sono queste giornalistiche semplificazioni né il governo al Senato rischia di non avere la maggioranza e non credo che l’esperienza del governo Renzi allo stato sia finita anche se gli slanci e gli entusiasmi dei primi tempi si sono fortemente sopiti ed oggi le difficoltà sono evidenti”. Secondo Azzollini è giunto il momento di pensare meno al governo Renzi e di più alla ricostruzione del centrodestra: “C’è bisogno di ricostruire in maniera programmata e organizzata un’area di centro destra che laddove riesce a fare questo, come a Milano, si dimostra molto competitiva e probabilmente potrebbe diventare maggioritaria, quindi mi concentrerei da subito sulla ricostruzione del centrodestra”.

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