Gli attentatori, tutti tra i 20 e i 25 anni. Tutti provenienti da scuole e università prestigiose. Tutti figli di papà e mamme influenti & affluenti del Bangladesh – 150 milioni di abitanti su un territorio più piccolo di quello italiano – “dove la forma prevalente dell’Islam è il sufismo, spirituale e tollerante” – dichiara Kush Kabir, già candidata al Nobel per la Pace. Frangenti che non hanno impedito a questi tagliagole tres chic di usare armi da taglio come il machete, per mozzare mani e dita delle vittime italiane e non.

Fatti che rimettono in moto la kermesse tra buonisti e non. Tra supposti antislamisti e non. Anche se – come qualcuno ha dichiarato a Tutta la città ne parla -, “dire che in Europa esiste una vera & propria islamofobia, è una menzogna grande come una casa”. Insomma monta la diatriba tra chi come Piero Ostellino afferma trattarsi di una guerra di civiltà e chi, come Vittorio Feltri, la definisce guerra di religione. Subito redarguito da Paola Boccarini – blogger di origine iraniana – secondo la quale su 114 capitoli che compongono il Corano, ben 14 insisterebbero su Amore & Misericordia. “Gli attentati sono stati fatti per fini politici e non religiosi e chi non l’ha capito come Feltri – insiste la blogger – vuol dire che non ha capito niente”. D’opinione radicalmente opposta è Francesco Borgonovo autore di Tagliagole, Jihad corporation, secondo il quale “il giustificazionismo ci danneggia al punto che in Italia i Fratelli Mussulmani hanno fatto breccia…” riuscendo persino a presentarsi in alcune consultazioni politiche”, visto & considerato che “il politicamente corretto abolisce il pensiero critico”. Chi poi insiste nel definire questi tagliagole come jihadisti tout court, viene contraddetto da chi preferisce definirli “guerrieri di una guerra santa in atto”, subito contestato da coloro per i quali “è troppo comodo fare del buonismo con la pelle degli altri”.

Seguono i remember di prammatica sulle secolari e indomabili differenze tra sunniti nella parte dei buoni e sciiti nella parte dei cattivi & viceversa. Vali Nasr – esperto di Islam e Medio Oriente d’origine iraniana nonché rettore della Scuola di studi politici internazionali della John Hopkins University di Washington – dichiara che il potere dell’Isis non risiede nella religione ma nella forza. “Da voi il fenomeno del reclutamento è strettamente legato alla mancanza di integrazione degli immigrati. Ma non è così ovunque. L’Isis attrarre per il suo sfoggio di forza e potenza. Il suo richiamo non è soltanto religioso: rappresenta la promessa di emancipare il mondo mussulmano dall’Occidente. Con la sua ideologia anti imperialista e anti globalizzazione, non porta avanti soltanto una guerra culturale ma anticoloniale”. E alla domanda: “L’Occidente rischia di soccombere? Risponde: “La guerra non è finita, è ancora in corso, non credo la perderemo, ma ognuno deve fare la sua parte”. “Vale a dire?”, “L’Europa deve lavorare molto sulle politiche d’integrazione degli immigrati, deve essere più inclusiva con i mussulmani, oltre che rafforzare le misure di sicurezza”.

Quindi a parte quanto già anticipato da papa Bergoglio sul terzo conflitto mondiale a macchia di leopardo, vorrei ricordare che, pur non essendo stata l’Europa a scatenare i tanti conflitti in corso (pur avendone fatto da sponda), e tantomeno questo nostro povero paese, ciò nonostante dovremmo assumerci conseguenze e costi di questa mission impossible di un’integrazione indipendente dalla provenienza, dal numero, dall’atteggiamento e dalle reali motivazioni dei rifugiati e/o immigrati islamici, per la salvaguardia della quale è pronta una legge contro chi manifesterà umori antislamici e/o islamofobici – comunque da controbilanciare da un legge contro l’occidentefobia – che contribuirà a chiudere definitivamente la bocca a chiunque oserà criticare l’Islam.

Al di là di questa logica manichea, frutto del tentativo spasmodico e scomposto di semplificare fenomeni sociologicamente troppo complessi per essere sviscerati in 4500 battute, l’unico punto su cui tutti sembrano concordare è “Il silenzio dell’islam italiano” – come ha sintetizzato Enrico Mentana – rappresentato da quel milione mezzo di islamici da noi residenti. Il resto, per ora, è bla-bla.

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