• La “mia” Italia-Germania è quella del 4 luglio 2006. Una partita e un’esultanza fatte di biciclette, musica e Islanda. Ma procediamo con ordine. Novembre 2015: i Sigur Ros, nota band islandese in rampa di lancio grazie al bellissimo album “Takk“, annunciano un’unica data italiana per il successivo tour estivo in quel di Ferrara, a Piazza Castello, una delle migliori location dell’intero stivale. Imperdibile. Mancano sette mesi ma con un gruppetto sparuto di appassionati delle sonorità eteree della band si acquistano subito i biglietti, temendo un sold out ritenuto molto probabile. Solo qualche mese dopo ci si rende conto che quella data, il 4 luglio, cadrà nel mezzo del mondiale tedesco, all’altezza delle semifinali. La fiducia nella squadra di Lippi è ai minimi storici, l’ipotesi che l’Italia arrivi addirittura alle semifinali è remotissima. Si acquistano presto anche i biglietti per il viaggio. E invece il mondiale comincia e gli Azzurri vincono e convincono in un crescendo di entusiasmo. La dura realtà si presenta chiara con il rigore di Totti allo scadere dei tempi regolamentari contro l’Australia. Il quarto di finale contro l’Ucraina appare solo una formalità – e così sarà – e tutto porta in una sola direzione: la semifinale contro la temibilissima squadra di casa. Il dubbio a quel punto si insinua: che fare? Rinunciare a un concerto tanto atteso per una semifinale che si annuncia epocale per la nostra generazione? Lasciare le nostre postazioni fisse davanti alla tv che stavano portando tanto bene? Confesso a distanza di anni di aver vacillato, per un po’. Ma dopo un rapido consulto la convinzione resta la stessa: music first. Si parte così verso Ferrara, con la notizia last minute dell’anticipo dell’orario di inizio del concerto in modo che termini poco prima del 90esimo e non venga travolto dagli eventuali caroselli in centro città. Non vadano a sovrapporsi ai fragili suoni degli islandesi. Arrivati in Piazza Castello dribblando centinaia, forse migliaia di biciclette possiamo renderci conto che come noi sono in tanti ad aver rinunciato alla partita ma il temuto sold out non è stato nemmeno avvicinato e pure i bagarini fanno fatica a piazzare i biglietti alla metà del prezzo originale. Siamo senza smartphone (è il 2006) e speriamo in qualche sms di aggiornamento dagli amici per sapere cosa ci perderemo. Il sole è ancora alto quando i cancelli si aprono e si conquista agevolmente la transenna, parte l’opening act e le note strumentali delle Amiina addolciscono la nostra ansia da risultato. E’ solo un preludio a quello che accadrà di lì a poco. Il concerto dei Sigur Ros è delicato e potente allo stesso tempo, il mix vincente di location affascinante, musica travolgente e videoproiezioni sognanti ci porta in un’altra dimensione dove non esiste più un Mondiale di Calcio, Italia e Germania stanno ancora 4-3, la voce soave di Jonsi annulla quelle incalzanti di Caressa e Bergomi e i “clippini” annunciati da Mazzocchi con in sottofondo la burrosa versione di One degli U2 con Mary J Blige non esistono. Con i brividi della clamorosa “Popplagið” ancora addosso ci rendiamo conto che siamo arrivati alla fine del concerto, e alla fine della partita. Per quello che ne sappiamo noi. Dopo i saluti finali Jonsi risale sul palco e timidamente ringrazia il pubblico (“Takk”) per aver scelto il concerto invece della partita e ci rassicura: “Tranquilli, non vi siete persi nulla, sono ancora zero a zero”, dice mimando due “O” con le dita. Un sorriso generale si libra nell’aria, ci dirigiamo quasi automaticamente verso la vicina Corte Estense, dove scopriamo un’altra folla radunata davanti ad un maxi schermo. Iniziano i supplementari. Di quei minuti finali e dei due incredibili gol di Grosso e Del Piero sapete già tutto. Ferrara esplode di gioia e ci troviamo nel mezzo dei festeggiamenti, tra i caroselli rigorosamente in bici (!) e i nonnini che gioiscono a gran voce con i nipoti per aver “fatto fuori i crucchi“. L’ultima immagine lucida dell’indimenticabile serata sono i musicisti dei Sigur Ros che si uniscono ai nostri cori con una piccola bandiera islandese in mano. Oggi l’Islanda è senz’altro la “squadra simpatia” dell’Europeo. Per me lo era già 10 anni fa.
Tommi Bonvino
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