Attualità

Facebook nostro, dacci oggi il nostro disagio quotidiano e liberaci dagli ebeti lobotomizzati. Così impazza l’ultimo delirio sulla privacy

La polemica di Domenico Naso

A volte mi chiedo se la gente sia davvero scema quanto sembra. Se così fosse, vivremmo nel peggiore dei mondi possibili, circondati da ebeti lobotomizzati pronti a credere a qualsiasi cosa, boccaloni senza senso del limite che dovrebbero richiedere la pensione di invalidità e l’accompagnamento. Da webaholic compulsivo, trascorro sul web gran parte della giornata. Dovrei vergognarmene, in effetti, ma almeno questa mia dipendenza mi permette di compiere un quotidiano viaggio tra il disagio, tra orrori grammaticali e complottismi, punti esclamativi che magicamente si trasformano in “1” e gattini sbrilluccicosi che danno il buongiorno e offrono caffè.

Una delle cose più fastidiose (e onestamente preoccupanti) che mi capita di vedere sui social network, però, è il periodico allarme privacy. Di tanto in tanto, qualche incommensurabile idiota si prende la briga di diffondere castronerie su repentini e potenzialmente letali cambiamenti delle normative sulla privacy. Una sorta di dichiarazione pubblica che, chissà per quale stramaledetto motivo, dovrebbe avere valore legale, facendo però riferimento a norme che non esistono e a rischi che non ci sono. L’ultimo di una lunga serie di deliri social è di questi giorni e recita quanto segue: “Scadenza domani!!! [Già una cosa che parte con TRE PUNTI ESCLAMATIVI dovrebbe farvi riflettere, patetici boccaloni, ndr]. Tutto quello che avete postato diventa pubblico da domani. Anche i messaggi che sono stati eliminati o le foto non autorizzate. Non costa nulla per un semplice copia e incolla, meglio prevenire che curare. Canale 13 ha parlato del cambiamento nella normativa sulla privacy di Facebook. Io non do a facebook o qualsiasi entità associata a facebook il permesso di usare le mie immagini, informazioni, i messaggi o i post, passato e futuro. Con questa dichiarazione, do avviso a Facebook che è severamente vietato divulgare, copiare, distribuire, trasmettere o prendere qualsiasi altra azione contro di me sulla base di questo profilo e/o il suo contenuto. Il contenuto di questo profilo è privato e le informazioni riservate. La violazione della privacy può essere punita dalla legge (UCC 1-308-1 1 308-103 e lo statuto di Roma). Nota: Facebook è ora un’entità pubblica. Tutti i membri devono pubblicare una nota come questa. Se preferisci, puoi copiare e incollare questa versione. Se non pubblichi una dichiarazione almeno una volta, Sara ‘ tatticamente permettendo l’uso delle tue foto, così come le informazioni contenute negli aggiornamenti di stato di profilo. Non condivido. Copia e incolla per stare sul sicuro”.

Facebook è un’entità pubblica? No, cazzoni patentati: Facebook è un’azienda privata. “Se non pubblichi una dichiarazione almeno una volta, sarà tatticamente permettendo l’uso delle tue foto”? In che lingua è scritto questo delirio da maniaco-depressivi? Ma poi, onestamente, c’è qualcuno che può credere anche lontanamente alla veridicità di una dichiarazione scritta come una catena di Sant’Antonio qualsiasi, tipo quelle che minacciano una vita triste e senza sesso per chi non diffonde il messaggio? Ammettiamolo, suvvia: Internet è un non-luogo meraviglioso, ricco di possibilità e opportunità, ma è anche un collettore mai visto prima di coglioni integrali, di deficienti che dovrebbero ringraziare quel sant’uomo di Basaglia da mane a sera, di analfabeti funzionali che sfogano sui social network le frustrazioni di una vita evidentemente misera.

Tornando alla dichiarazione sgrammaticata a tutela della privacy sui social network, sorgono alcune domande più che lecite. Davvero pensate, o stolti, che qualcuno possa avere interesse a rubare le vostre tristissime foto sul bagnasciuga o alla comunione del vostro orrendo cuginetto sovrappeso? Ammettendo una masochistica tendenza alla sofferenza di Zuckerberg e soci, cosa dovrebbero rubarvi? La gif del gattino che cade dalle scale o la foto di una figa spaziale a zinne al vento che augura il buongiorno e offre il “kaffè” (rigorosamente con la k o non vale nulla)?

Secondo il vostro illuminato parere, esiste un povero sventurato dipendente di Facebook che ha il compito di scorrere le bacheche di miliardi di esseri umani sparsi sul globo per trovare la vostra sgrammaticata quanto inutile dichiarazione paranoica? Suvvia, signori, recuperate un po’ di dignità e smettetela di coprirvi di ridicolo. Non vi chiedo di farlo per voi stessi, visto che è evidente la totale assenza di amor proprio in tutto ciò che scrivete e pubblicate sui social. Non vi chiedo nemmeno di farlo per noi, perché in fondo siamo solo di poco superiori al vostro infimo livello. Fatelo per i vostri figli e per i figli dei vostri figli. Mi permetto di chiudere citando un intellettuale di riferimento di questi nostri tempi, J Ax, le cui parole potrebbero innescare nelle vostre testoline bacate un minimo di scatto d’orgoglio: “E come faranno i figli a prenderci sul serio. Con le prove che negli anni abbiamo lasciato su Facebook”. Ecco, appunto. Parole sante.

Facebook nostro, dacci oggi il nostro disagio quotidiano e liberaci dagli ebeti lobotomizzati. Così impazza l’ultimo delirio sulla privacy

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