Avete presente quel momento mistico dopo l’atterraggio, quando nella fusoliera dell’aereo parte l’orchestra sinfonica di chiamate, whatsappate, notifiche dai social e messaggi dagli operatori telefonici che ci danno il benvenuto in terra straniera e ci propongono offerte indimenticabili? Ecco, forse è il caso di tenere a bada (solo per qualche minuto, eh) la compulsività da connessione appena atterrati e attendere di essere in albergo per collegarsi al wi-fi o quantomeno, se proprio si hanno le palpitazioni, cercare di usare solo la rete ufficiale dell’aeroporto.

Il perché è semplice: da uno studio condotto dall’azienda di sicurezza informatica Kaspersky Lab è venuto fuori (non che non lo si immaginasse, ma repetita iuvant) che il bisogno impellente di andare online nello stesso momento in cui si tocca il suolo straniero porta molte persone a connettersi a reti wi-fi non sicure. Il pericolo è quello di esporre i dati personali, le abitudini di navigazione e le proprie password ai professionisti del cybercrime, che scorrazzano indisturbati proprio su queste reti.

Dalla ricerca, condotta su un campione di quasi 12mila persone in svariati Paesi del mondo, dall’Europa alla Russia fino agli Stati Uniti, è emerso che otto viaggiatori su dieci si connettono a reti wi-fi libere non sicure ai terminal dell’aeroporto, in bar o ristoranti limitrofi e che quasi un viaggiatore su cinque (18%) è stato vittima del cybercrime durante un viaggio all’estero.

Il 69% delle persone che si connette prima di lasciare l’aeroporto lo fa per avvisare familiari e amici del proprio arrivo; quasi quattro su dieci (39%) cercano la prima wi-fi libera per scaricare mappe, biglietti dell’hotel e carte d’imbarco, mentre il 38% si connette subito per preoccupazioni di lavoro. Una persona su tre, invece, avvertirebbe il bisogno di accedere subito ai social per placare il proprio digiuno digitale. In generale, secondo questo studio, quando si è all’estero la metà dei viaggiatori si dimentica che i propri smartphone e tablet contengono dati sensibili, dedicandosi tranquillamente ad attività online come l’home banking e lo shopping su internet.

Anche se, come ricordato in questo non recentissimo articolo di Wired, il cybercrime è in crescita, spesso pensiamo che si tratti di qualcosa che non possa mai riguardare il nostro piccolo. Siamo talmente ansiosi di connetterci alla prima rete libera che non riusciamo più a valutare le possibili conseguenze negative. Per prevenire ogni tipo di problema io di solito, quando sono all’estero, aspetto di essere connesso alla rete dell’hotel (ma è “sicura”? chi può vedere dove navighiamo?) ma più di una volta ho usufruito di reti wi-fi pubbliche non protette. Per quanto riguarda biglietti e indicazioni che servono una volta arrivati a destinazione, li stampo prima di partire e scarico mappe offline che si possono usare in volo e a destinazione senza wi-fi. Se poi si capita in Cina, dove Gmail, Facebook, Instagram & Co. non funzionano, allora è tutto più facile e buona parte dell’ansia da connessione viene bloccata sul nascere. Una vera pace dei sensi che ho testato personalmente. Durata troppo poco.

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