Nei primi tre mesi del 2016 aumentano il potere d’acquisto e la propensione al risparmio delle famiglie, rispettivamente nell’ordine dell’1,1 e dello 0,8%, anche se la spesa per i consumi rimane ferma e il Paese si conferma in deflazione per il quinto mese consecutivo. I dati forniti dall’Istat certificano anche un leggero calo della pressione fiscale (-0,2% in un anno). Secondo l’Unione Nazionale Consumatori, i nuclei familiari italiani “sono ancora in crisi” e che “quelle poche famiglie che potrebbero permettersi di spendere di più, sono ancora restie a farlo e preferiscono risparmiare“.

Il potere d’acquisto delle famiglie è aumentato dell’1,1% nel primo trimestre del 2016 rispetto agli ultimi tre mesi del 2015. L’istituto di statistica spiega che sull’aumento si riflette anche la dinamica dei prezzi: il “deflatore implicito dei consumi delle famiglie è sceso in termini congiunturali dello 0,3%”, ricorda l’Istituto. Su base annua la capacità di spesa sale del 2,3%, il rialzo maggiore dal secondo trimestre del 2007, ovvero prima del deflagrare della crisi.

Ma a questo dato non corrisponde una maggiore tendenza a spendere: la spesa per consumi finali delle famiglie nel primo trimestre del 2016 è rimasta ferma rispetto agli ultimi tre mesi del 2015 mentre è cresciuta dell’1,6% su base annua. Non a caso, la propensione al risparmio delle famiglie, ovvero il rapporto tra quanto messo da parte e il reddito disponibile (al lordo), nel primo trimestre 2016 risulta all’8,8%, con rialzi di 0,8 punti percentuali sul trimestre precedente e di 0,7 punti su base annua. “L’aumento congiunturale della propensione al risparmio deriva da una crescita del reddito disponibile delle famiglie consumatrici (0,8%) a cui ha corrisposto una stabilità della spesa per consumi finali”, spiega l’Istituto di statistica.

Intanto, giugno è il quinto mese di deflazione per l’Italia e vede il calo tendenziale dei prezzi in accelerazione. I dati provvisori dell’Istat mostrano un aumento dello 0,1% dei prezzi al consumo su base mensile e una diminuzione su base annua pari a -0,4% (era -0,3% a maggio). Le dinamiche deflazionistiche sono, secondo l’Istituto di statistica, in gran parte riconducibili all’ampio calo dei prezzi dei beni energetici (-7,5% rispetto a giugno 2015), sebbene meno intenso di quello registrato a maggio.

Nulla di buono. Le famiglie sono ancora in crisi. I consumi che sembravano essere ripartiti, anche se con il contagocce, sono nuovamente fermi, mentre la ripresa del potere d’acquisto dipende solo dalla riduzione dei prezzi – commenta Masssimiliano Dona, segretario dell’Unione Nazionale Consumatori – Infine, la crescita del reddito disponibile delle famiglie consumatrici dimostra che anche quelle poche famiglie che potrebbero permettersi di spendere di più, sono ancora restie a farlo e preferiscono risparmiare”.

Allo stesso tempo, l’istituto di statistica rende noti anche i dati sulla tassazione e sui conti pubblici. Nel primo trimestre del 2016, segnala l’Istat, la pressione fiscale è stata pari al 38,9%, segnando una riduzione di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In calo anche il rapporto deficit-Pil dell’Italia, che nel primo trimestre del 2016 scende al 4,7%, “in miglioramento” di 0,5 punti percentuali su base annua. Dalle tabelle dell’istituto risulta essere il valore più basso, in base a confronti tendenziali (gli unici possibili), dal 2000, quando si attestò al -3%.

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