Bud Spencer, spentosi il 27 giugno all’età di 86 anni, è stato molto più di un attore. I suoi film (in coppia con Terence Hill o da solo) sono piacevoli evasioni che ancora oggi, quando capita, riguardiamo volentieri, ma non resteranno di sicuro nella storia del cinema. Eppure, l’impatto sull’immaginario collettivo delle scazzottate di Bud Spencer e Terence Hill è stato enorme, e non stiamo esagerando. L’aria annoiata del gigante buono costretto a stendere questo o quel malvivente con un pugno bene assestato è qualcosa che chi è cresciuto tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta non potrà mai dimenticare. Da “Io sto con gli ippopotami” a “Altrimenti ci arrabbiamo”, da “Lo chiamavano Trinità” a “Più forte ragazzi”, i titoli della premiata coppia Spencer-Hill fanno ancora oggi la fortuna di Rete4, che li manda in onda alla prima occasione buona e che rappresentano, assieme alla saga cinematografica di Don Camillo, il tesoretto del canale più piccolo di casa Mediaset. “Sono sconvolto, ho perso l’amico più caro – ha detto Terence Hill al Corriere della Sera.

E pensare che la coppia cinematografica si era sciolta già dal 1985, più di trent’anni fa. Altro che Al Bano e Romina, la vera coppia da riunire era la loro. Ma un tentativo fu fatto nel 1994 con Botte di Natale, un trascurabilissimo western che affossò di nuovo (e definitivamente) ogni progetto di reunion. Oggi Terence Hill è tornato in auge grazie a Don Matteo e alle altre fiction ultrapopolari di RaiUno, ma dalla seconda metà degli anni Ottanta (e per un decennio ancora) era stato Bud Spencer a raccogliere maggiormente i frutti di tanti anni passati in coppia. Carlo Pedersoli (vero nome di Spencer), a differenza di Terence Hill non interpretava spacconi, sciupafemmine o sfacciati furbastri. Lui era l’uomo grande e grosso che voleva essere lasciato in pace, che cercava di stare fuori dai guai, che si annoiava persino a dover risolvere tutto a suon di schiaffi. Era il più amato tra i due, anche se gli sviluppi televisivi degli ultimi anni potrebbero farci credere l’opposto.

E non è un caso se anche Matteo Renzi, che non sarà certo parco di tweet, per carità, ma che in queste ore è in altre faccende affaccendato con Angela Merkel e François Hollande, lo ha voluto ricordare su Twitter (“Ciao Bud, ti abbiamo voluto bene in tanti”). Ecco, finalmente una frase del presidente del Consiglio che può trovarci davvero tutti d’accordo.

Quanti di voi ricordano la scena leggendaria delle prove del coro dei pompieri in “Altrimenti ci arrabbiamo”? Se la memoria comincia a prendere colpi, vi consigliamo di andarla a cercare su YouTube. Ascoltare quelle note, le voci stridule in contrapposizione a quella bassissima di Bud Spencer (che in realtà era doppiato dal bravissimo Glauco Onorato), fa l’effetto di una madeleine proustiana. Riporta all’infanzia, a quel tipo di cinema che oggi definiremmo di serie B, di genere, ma che ancora oggi piace tanto agli italiani.

Bud Spencer ha avuto un grande impatto sulla cultura popolare, dicevamo all’inizio. E lo continua ad avere, anche e soprattutto sulle nuove generazioni, che all’epoca dei suoi film non c’erano affatto. Basti pensare anche agli omaggi che giovani impegnati in tutt’altri campi artistici gli hanno voluto riservare: Bud Spencer Blues Explosion, band alternative rock-punk romana, deve il suo nome proprio all’attore napoletano (oltre che al gruppo Jon Spencer Blues Explosion); e lo stesso vale per Spencer & Hill, band elettro-house tedesca. Nelle ore immediatamente successive all’annuncio della morte, sui social circolavano foto di gioventù di Spencer che forse hanno sorpreso assai i più giovani, che magari non le avevano mai viste: Bud Spencer era stato un ragazzo dal fisico aitante e dai lineamenti da “bellone” e continuava a essere un uomo bellissimo. Anche in sovrappeso, anche barbuto e scompigliato, anche negli ultimi anni di vita da uomo anziano.

Bud Spencer ha avuto molto dalla vita, a cominciare dalle vittorie sportive da ragazzo e per poi passare a una carriera di enorme successo al cinema. Forse è mancata la critica, ma quella manca quasi sempre, quando piaci al grande pubblico. Eppure Banana Joe, lo Sceriffo Extraterrestre, gli ippopotami, i rumorosissimi schiaffoni, le mani a coprire la faccia quando il compagno di scorribande Terence Hill ne combinava una delle sue, il coro dei pompieri già citato e decine e decine di altre scene resteranno per sempre nell’immaginario collettivo pop di questo paese. In questo, Rete4 svolge un ruolo pedagogico importantissimo, visto che veicola anche ai più giovani una parte importante di un cinema desangagé di cui ci siamo troppo a lungo vergognati e che invece va visto come un fenomeno culturale a tutto tondo, più che puramente cinematografico.

Bud Spencer è stato, è e continuerà a essere un’icona amatissima di quel decennio strano, e per molti versi orribile, che va dai primi anni Settanta ai primi Ottanta. In un Paese economicamente in crisi, alle prese con le incomprensibili tragedie del terrorismo interno, Bud Spencer & Terence Hill erano una ventata d’aria fresca, il simbolo di milioni di italiani che avevano un disperato bisogno di evasione e dall’impegno a tutti i costi. Bud Spencer è stato un campione della cultura nazionalpopolare come pochi altri. A volte è stato sottovalutato, a tratti dimenticato. Ma da parte di critici e addetti ai lavori, forse, perché il grande pubblico lo ha sempre amato in maniera quasi esagerata, per alcuni incomprensibile. Semplicemente (anche se semplice non è affatto) era riuscito a sintonizzarsi sulle stesse frequenze del paese reale di quegli anni. E non è poco, in un’Italia come quella di allora.

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