La Procura di Roma ha chiesto al gip di archiviare una parte dell’inchiesta sul presunto insider trading intorno alle Banche popolari a ridosso della riforma varata dal governo di Matteo Renzi nel gennaio 2015. Inchiesta per la quale è stato sentito dai pm, come testimone il 20 maggio, lo stesso presidente del Consiglio, dopo che il finanziere Carlo De Benedetti, a sua volta sentito come persona informata sui fatti, avrebbe tirato in ballo Palazzo Chigi in una telefonata intercettata con un intermediario finanziario, relativa proprio all’acquisto di azioni di banche popolari. La parte per cui è stata richiesta l’archiviazione riguarda un intermediario finanziario indagato per ostacolo alla vigilanza.

Restano però aperti gli altri filoni, come precisa una nota degli stessi pm della capitale: “Nell’ambito di uno dei procedimenti nati dalle dichiarazioni rese dal presidente della Consob Giuseppe Vegas (nella foto) alla Camera dei deputati in data 11 febbraio 2015 la Procura della Repubblica di Roma ha provveduto nei mesi scorsi ad assumere informazioni tra gli altri dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e dall’ingegnere Carlo De Benedetti. All’esito delle indagini, anche alla luce delle conclusioni di una consulenza tecnica esposta dalla Procura – continua la nota –  è stata depositata al giudice per le indagini preliminari la richiesta di archiviazione del procedimento iscritta a carico di un intermediario finanziario per l’ipotesi di ostacolo alla vigilanza. Gli altri profili che hanno costituito l’oggetto delle dichiarazioni del presidente Vegas costituiscono tuttora oggetto di accertamento”.

Il procedimento è nato nel febbraio 2015 da dichiarazioni di Vegas in Parlamento. L’analisi della dinamica delle quotazioni finanziarie precedenti all’approvazione del decreto del governo per privatizzare le banche popolari aveva mostrato delle anomalie, sosteneva il presidente della Consob. Questo lasciava pensare che alcuni investitori avessero ottenuto informazioni privilegiate a seguito delle quali avevano acquistato una serie di titoli per poi venderli all’indomani del 16 gennaio 2015, giorno dell’approvazione del decreto legge da parte del governo Renzi. Nel dicembre 2015, poi, Il Giornale aveva dato conto delle registrazioni, contenute in un’informativa della Guardia di Finanza, tra Carlo De Benedetti e la Romed, società finanziaria che all’epoca l’ingegnere presiedeva e di cui è tuttora azionista. “E’ qui che compaiono le telefonate dell’Ingegnere ai suoi uomini”, scriveva il Giornale, “in cui si chiederebbe direttamente di investire in popolari. Il decreto del governo ancora non c’è”. Ma l’ingegnere “sosterrebbe di essere stato informato, tra gli altri, anche da ambienti vicini a Bankitalia”.

Oggi interviene il portavoce di De Benedetti, secondo il quale l’Ingegnere “è stato effettivamente ascoltato qualche tempo fa come persona informata sui fatti dalla Procura di Roma per sommarie informazioni”. De Benedetti, si legge nella nota, “ha confermato quanto già dichiarato alle agenzie di stampa il 14 dicembre 2015: nessun abuso di informazione privilegiata c’è stato da parte della società Romed né tantomeno da parte sua”. E ancora: “E’ opportuno ribadire che le discussioni e le indiscrezioni relative a una possibile riforma delle Popolari erano di pubblico dominio già diverso tempo prima dell’ approvazione del decreto da parte del governo”.

Dal fronte politico si sentire, con un tweet, “Matteo Renzi sentito in indagine su insider trading per privatizzazione banche popolari. Avevamo già scritto tutto”, scrive su twitter Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera. Brunetta rimanda a un articolo a sua firma pubblicato sempre da Il Giornale, nel febbraio del 2015, nel quale venivano raccontati le speculazioni e i sospetti relativi al caso Etruria. “Matteo Renzi vogliamo Commissione d’inchiesta su crisi sistema bancario italiano. Ti eri impegnato a farlo, poi perché marcia indietro?”, scrive ancora il capogruppo berlusconiano.

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