Alla fine ha avuto ragione il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. La commissione Industria del Senato ha soppresso gli articoli 44 a 45 del ddl concorrenza, finiti nel mirino del magistrato, che aveva parlato di “un varco formidabile” aperto alle mafie e di un “sistema di controlli indebolito”. Il primo prevedeva che si potessero costituire società a responsabilità limitata semplificate anche mediante scrittura privata, da depositare poi presso i registri delle imprese. Finora, invece, è necessario un atto pubblico, certificato da un notaio, che esercita un controllo sui soci e sulla natura della società. L’articolo 45, poi, riguarda i trasferimenti di quote all’interno di queste società: anche in questo caso, l’articolo avrebbe permesso di inviare per via telematica i contratti al registro delle imprese senza passare dal notaio.

Il procuratore Roberti, in audizione a dicembre di fronte alla commissione, aveva segnalato il rischio che i minori controlli potessero favorire i personaggi legati al crimine organizzato che volessero costituire una srl semplificata o procedere al trasferimento di quote societarie. “Noi sappiamo per esperienza che il diavolo mafioso si nasconde nel trasferimento delle quote delle società”, aveva spiegato il magistrato. Al suo appello si erano quelli della commissione Finanze del Senato, di Federnotai e di Lucrezia Ricchiuti, senatrice Pd nella commissione Antimafia, che insistevano sugli stessi rischi.

La norma, invece, era stata difesa dall’ex ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi. L’ex titolare del Mise aveva spiegato che “per quanto riguarda i notai, si prevede di ridurre gli atti per i quali è obbligatorio ricorrere ai loro servizi professionali, sulla scorta delle raccomandazioni della Commissione europea e dei principali organismi internazionali”.

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