IlFattoquotidiano.it è il terzo quotidiano più letto subito dopo Repubblica e Corriere e prima de La Stampa e Sole24Ore, con un trend che ha visto crescere la percentuale d’uso dal 15% del 2014, al 16% del 2015 fino al 18% del 2016. Sono questi i dati emersi dal Digital News Report, il rapporto annuale stilato dal Reuters Institute di Oxford che fotografa lo stato dell’industria dell’informazione nel mondo (qui è possibile consultare il rapporto completo)

Considerando anche le versioni online di agenzie di stampa e tv e i grandi portali, il Fatto Quotidiano si piazza come settimo sito italiano per utilizzo settimanale subito dopo Repubblica, TgCom24, SkyTg24, Ansa, Corriere e Yahoo News. E prima di LaStampa, Sole24Ore, Rai News, TgLa7, Huffington Post, Notizie Libero e Msn. Tra le fonti di informazione online, dominano quindi ancora le testate tradizionali, mentre i brand nativi digitali come Huffington Post, FanPage e IlPost aumentano la propria reach ma rimangono più lontani in termini di audience.

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Tra i 26 paesi presi in considerazione dal rapporto, il focus dedicato all’Italia conferma la caratteristica tutta nostrana di essere una nazione storicamente tv-centrica che si sta trasformando in web/smartphone centrica. “L’ecosistema dei media – si legge nel rapporto – è caratterizzato da un settore televisivo molto forte, un più debole settore della stampa, un crescente uso della rete e dei dispositivi mobili per quanto riguarda l’informazione”.

Il quadro generale, dipinge una nazione che ancora si informa principalmente attraverso la televisione, legge sempre meno quotidiani cartacei ma si informa sempre più attraverso web e smartphone.

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La penetrazione della televisione in Italia si conferma tra le più alte in Europa e i telegiornali rimangono la principale fonte di informazione. Nonostante il permanere del duopolio Rai-Mediaset, si assiste ad un lento declino delle reti generaliste a favore del satellitare Sky. Questi tre attori si spartiscono il 90% dei ricavi, mentre La7 (nonostante i grossi investimenti) rimane ancora lontana. Sul fronte dell’informazione cartacea, si assiste ad una minore concentrazione, ma i due editori principali Rcs e Gruppo Espresso raccolgono il 40% dei ricavi.

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Tra il 2010 e il 2014, però, i media tradizionali hanno perso il 12% in termini di ricavi. Ed è la carta stampata a soffrire maggiormente, con un calo del 30%. Nonostante l’Italia, sia uno dei paesi europei con la più bassa penetrazione di internet, aumenta l’uso del web, ma purtroppo le risorse raccolte non sono ancora in grado di compensare le perdite dei media tradizionali.

La questione che rimane aperta, infatti, è quella del finanziamento dell’informazione online, che al momento rimane legata come modello di business alla pubblicità. Anche se si stanno osservando le prime mosse verso i contenuti a pagamento. Da gennaio scorso, ed esempio, il Corriere ha introdotto il paywall, mentre LaStampa e IlSole24Ore hanno optato per offrire alcuni contenuti premium (da qualche settimana anche il Fatto Quotidiano ha lanciato la sezione Premium). Ma in base al rapporto, se il 16% degli intervistati sostiene di pagare per le notizie online, la realtà è che al momento si tratta di acquisti una tantum di singole edizioni, perché solo il 4% ha sottoscritto abbonamenti digitali con un esborso annuale medio di circa 40 euro.

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