Un paio di settimane fa Report ha proposto una propria idea circa l’immigrazione e noi siamo stati colpiti dal taglio “costruttivo” del servizio , che verificava e proponeva soluzioni, caso più unico che raro. La tesi era che gli sbarchi possano trasformarsi in una formidabile occasione di lavoro per gli italiani nell’accogliere, ambientare e formare chi arriva e nel porre a disposizione di tutta l’Europa flussi di capacità lavorativa qualificati e indispensabili per un continente che invecchia. Il tutto con l’impegno diretto e permanente di strutture e personale dello Stato, e non solo con la delega, concepibile se quel che accade è derubricato a “emergenza” al Terzo settore. Niente traccia del canonico appello ai migliori sentimenti, nella consapevolezza, supponiamo, che quelli dell’opinione pubblica sono a questo riguardo notoriamente pessimi.

Tesi condivise, nella sostanza, da demografi ed economisti, fra cui Luigi Paganetto che ha colto la palla al balzo per mettere a confronto questa mattina, occhi negli occhi, Milena Gabanelli con chi nello Stato porta questa croce. Ne è venuto fuori un dialogo (e qui ci siamo), ma molto difficile (e qui non ci siamo affatto) a causa, almeno ai nostri occhi, di un qualche vittimismo dell’Amministrazione e del Governo nei confronti dei sensazionalistici mass media: per cui il racconto degli abusi di alcune cooperative (tipo Mafia capitale), fa di ogni erba un fascio; l’ansia cronica connessa alla piccola delinquenza viene rovesciata sulle teste di chi arriva coi barconi; della complessa strategia negoziale verso l’Europa non si da conto né ragione. Certo, gli imprenditori della paura se ne approfittano e di sicuro i massa media col sensazionalismo ci tirano a campare. Ma quando, come nel caso di Report, dai media è venuta una proposta anziché la solita geremiade è parso che Amministrazione e Vertici Ministeriali la considerassero una, magari in buona fede, azione di disturbo (come se pensassero: “adesso pure i media si mettono ad avere delle idee. Non bastassero le gatte da pelare ogni giorno”).

Una reazione “di pancia”, frutto di una evidente scarsità di consapevolezza ed esperienza circa la grammatica e la sintassi dei media e, in generale, del rapporto con l’Opinione Pubblica. Non basta infatti dire “noi facciamo, voi obiettivamente raccontate”. Perché per dare un senso ai fatti serve una chiave generale di racconto, altrimenti siamo agli aneddoti e a chi cerca la pagliuzza, e a chi mostra per contro il fascio intero. Insomma, il Governo se vuole un rapporto meno infelice con i media in materia di immigrazione è bene che si sforzi di dare al tema emigrazione il carattere epocale e strutturale che effettivamente possiede, e da qui tragga e mostri il senso complessivo del suo agire, correggendo la diffusa sensazione di considerarsi prigioniero dell’emergenzialismo. Che sarebbe poi il risvolto, nel governare, del sensazionalismo nell’informare.

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