Vinsero appena quattro partite e salutarono la A da ultimi in classifica. Eppure cinque anni dopo rappresentano un “blocco” meno noto di quello juventino all’interno della nazionale di Antonio Conte. Nascosta tra le pieghe dei trasferimenti che hanno portato i protagonisti tra Genova, Roma, Torino, Milano, Sunderland e poi Bologna, c’è la storia del blocco Cesena. Stagione 2011/12, i romagnoli hanno quattro titolari fissi nelle prime uscite stagionali. Sono Parolo, Candreva, Giaccherini ed Eder. Li allena Marco Giampaolo fino all’undicesima giornata, poi tocca a Mario Beretta ma la situazione non cambia. Il Cesena perde spesso, pareggia ogni tanto e vince quasi mai.

Eppure cinque anni dopo tre undicesimi (e mezzo) di quella formazione base che nella Serie A di quei tempi non riusciva a mettere insieme due risultati utili consecutivi, lunedì sera ha fermato il Belgio della generazione d’oro. Non fosse successo, oggi saremmo qui a raccontare dell’Italia che si presenta a Euro 2016 andando a pescare nel Cesena che fece peggio di tutti. Marco Parolo, allora 25enne, era un esordiente nella massima serie. Eder aveva giocato già 40 partite, in Romagna ne aggiunse 17 con appena 2 gol e a gennaio salutò tutti per tornare in B, alla Sampdoria, per non andarsene più fino al trasferimento all’Inter dello scorso gennaio. Giaccherini fu una meteora: ebbe il tempo di giocare le amichevoli estive poi prima dell’esordio stagionale in Coppa Italia contro l’Ascoli si accomodò in tribuna. Poche ore dopo, a tre anni dal suo arrivo, si trasferì alla Juventus dove lo volle proprio Conte, che due stagioni più tardi tuonò contro la società per la sua cessione. Partì anche Antonio Candreva: arrivato in prestito dall’Udinese se ne andò a gennaio destinazione Lazio, che potrebbe lasciare nelle prossime settimane.

Cesena fu dunque un’incubatrice sfortunata dell’Italia di oggi. Avrebbe potuto chiudere la stagione in ben altro modo, ma Igor Campedelli – allora alla guida della società – ci mise del suo, tra avventati cambi in panchina e una girandola di acquisti e cessioni, per complicare i piani di una squadra che aveva dei semi di talento assieme a tanta esperienza, portata da elementi come Adrian Mutu e Vincenzo Iaquinta. Quei piedi buoni sono fioriti altrove e martedì si sono ritrovati al Parc Olympique di Lione, il gruppo più numeroso assieme a quello juventino. Dal centrocampo di Cesena a quello dell’Italia sono passati cinque anni, molti trasferimenti, alcune delusioni e altrettanti riscatti. Come quello di un altro ‘figlio’ della Romagna, in gol contro il Belgio come Giaccherini. Ha vestito bianconero anche Graziano Pellè, nel 2006/07. Poi se ne andò in Olanda per la prima volta, rientrò senza fortuna a Parma e alla Sampdoria, dove giocò da gennaio 2012 come Eder al quale diede il cambio il 6 marzo facendo il suo esordio in blucerchiato. A Lione hanno fatto coppia insieme, quattro anni e sei mesi fa lottavano fianco a fianco in B. L’Italia made in Cesena, operaia in cadetteria, sembra che alla fine abbia trovato la sua strada.

Articolo Precedente

Europei 2016, ecco chi sono i sette milioni di spettatori medi che non hanno visto giocare la Nazionale Italiana

next
Articolo Successivo

Europei 2016, tutte le grandi sorprese del torneo continentale: da Panenka che ispirò Totti all’incredibile trionfo della Grecia nel 2004

next