Un elettorato del centrosinistra sempre più “mobile” e un Movimento 5 stelle che non prende voti solo dal Pd sono gli elementi che rendono incerto l’esito del ballottaggio delle amministrative a Torino. A sostenerlo è l’analisi dei flussi elettorali nel capoluogo del Piemonte dell’Istituto Cattaneo a pochi giorni dal secondo turno tra Chiara Appendino (M5s) e Piero Fassino (Pd).

Secondo i dati analizzati dai ricercatori Marta Regalia e Marco Valbruzzi infatti, l’elettorato di centrosinistra a Torino non è più fedele, tanto che dal 2011 a oggi la metà ha deciso di abbandonare il candidato del suo schieramento. “Il voto”, si legge nel report, “non è più un atto di fede, un simbolo di appartenenza vita natural durante. E la mobilità ha raggiunto anche quello che era considerato un elettorato granitico“. A guadagnare da questa nuova fluidità è in primo luogo il Movimento 5 stelle che con il passare degli anni si è rivelato sempre meno costola del centrosinistra e sempre più un partito “pigliatutto” capace di pescare da più parti.

Torino flussi 2

Mettendo a confronto le ultime tre tornate amministrative, risulta infatti che chi ha deciso di restare “fedele” dopo cinque anni di amministrazione si è ridotto notevolmente. In occasione ad esempio del secondo mandato di Sergio Chiamparino nel 2006, il 92,4 per cento degli elettori di centrosinistra decise di riconfermare il proprio sostegno al sindaco uscente. Nel 2011 invece, quando subentrò il candidato Piero Fassino, le preferenze diminuirono del 10 per cento: in quell’occasione furono infatti l’82,9% degli elettori del centrosinistra a restare fedeli. Ma il vero cambiamento risale appunto al 2016: al primo turno delle amministrative di dieci giorni fa, solo il 44,1 per cento degli elettori di centrosinistra ha confermato la sua posizione. I restanti si sono dispersi su altri candidati: il 31 per cento ha scelto la grillina Appendino, il 4,7% Giorgio Airaudo, l’1,8% Roberto Rosso, il 4,4 per cento altri candidati. Il 13,3 per cento ha deciso di non andare a votare e si è astenuto.

Nell’analisi dei flussi elettorali è interessante anche notare come è cambiata l’identità di chi vota per i 5 stelle negli anni. Gli elettori grillini nel 2011, la prima tornata amministrativa in cui il Movimento ha presentato un candidato, vennero per l’85,2 per cento dal centrosinistra. Diversa è la situazione nel 2016: qui solo il 65,7 per cento è un ex elettore a sinistra, mentre i restanti provengono da centrodestra (4,7 per cento), altri partiti (10,1%) ed ex astenuti (4,8%).

L’esito del ballottaggio è quindi non è scontato, anche perché secondo l’Istituto Cattaneo gli elettori torinesi dimostrano di essere disposti a rimettersi in gioco. L’ultima volta che i cittadini di Torino vennero chiamati a un secondo turno di elezioni fu nel 2001 quando Chiamparino sfidò il centrodestra di Rosso. In quel caso, si legge sempre nel report, il centrosinistra vinse anche perché fu capace di raccogliere nuovi voti da chi al primo turno aveva scelto Rifondazione (3,8 per cento), da chi si era schierato con altri partiti (4,8%) e chi non si era recato alle urne (2,4%). Rosso invece pescò dal centrosinistra (3,7 per cento) e da altri partiti (9,7%), ma perse molto nell’astensione.

 

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