Vince Lewis Hamilton, perde la Ferrari. Il Gran Premio del Canada è un’altra vittoria del pilota inglese, mago delle gomme, campione del mondo non per caso. Ma è la scuderia italiana a scegliere deliberatamente di consegnargli il primo posto quando Vettel era davanti a tutti, per puntare su una strategia su due soste. Un azzardo che non paga: presa la testa, Hamilton non la mollerà più fino alla fine. Riaprendo definitivamente il mondiale, con Rosberg che chiude solo quinto dopo essere stato spinto fuori alla prima curva dal compagno e aver sbagliato all’ultima contro Verstappen.

Peccato, perché la corsa era cominciata nel migliore dei modi per la Ferrari. La partenza è un vero capolavoro di Sebastian Vettel: finta di inserirsi in mezzo alle due Mercedes, ma lo spunto è talmente buono da permettergli di passare all’esterno Hamilton (partito ancora malissimo dalla pole position) e ritrovarsi davanti a tutti alla prima curva. Dove invece va in scena l’ennesimo confronto troppo ravvicinato tra compagni, in cui ha la peggio Rosberg, che viene spinto fuori pista senza troppi complimenti e perde diverse posizioni. Il secondo colpo di scena, però, avviene ai box: in regime di virtual safety-car, i tecnici del Cavallino decidono di far fermare subito il tedesco per montare addirittura la super-soft (che nessuno si aspettava in gara) e puntare sulle due soste. La gara, di fatto, si decide qui.

Vettel rientra quarto e si lancia all’attacco: supera Ricciardo, supera Verstappen e torna primo quando anche Hamilton si ferma. Con 13 secondi di vantaggio, che però si asciugano e diventano 7 di svantaggio dopo il secondo pit-stop. Mentre Hamilton non si fermerà più. Grazie all’affidabilità della Mercedes e alle sue straordinarie capacità di guida, riesce a fare 25 giri con la ultra-soft e 45 con la soft, come se la gomma non si logorasse. Per vincere Vettel dovrebbe sfruttare i suoi pneumatici più freschi, ricucire il gap e superare il campione del mondo, ma in realtà non riuscirà neanche ad avvicinarlo. Tra doppiaggi che rallentano la rimonta e il calo avversario che non c’è, il finale è quello di un duello mancato. Lo spettacolo viene dalle retrovie, dietro anche la Williams di Bottas che completa il podio: dalla lotta per il quarto posto, dove il 18enne Verstappen si conferma talento purissimo, resistendo almeno tre volte agli attacchi di Rosberg e costringendo il leader del mondiale ad un testacoda finale. Senza ulteriori conseguenze per la classifica (chiuderà comunque quinto), ma certo non per il morale.

Il mondiale è definitivamente riaperto. E non soltanto perché ora Hamilton è solo a meno nove dal compagno, ma perché con le due ultime vittorie consecutive (tutte farina del suo sacco) ha ribadito di non essere la seconda guida di nessuno. In casa Ferrari, invece, c’è ancora amarezza. Non c’è la controprova di come sarebbe finita se Vettel non si fosse fermato subito quando era primo. Ma certo non è il primo errore stagionale: come se un complesso d’inferiorità ormai acclarata portasse sempre la scuderia a fare scelte forzate, che spesso si rivelano solo per quello che sono. Un azzardo, una scommessa persa. Almeno in Canada si è rivista una macchina competitiva (quella di Vettel: non certo Raikkonen, solo sesto e mai protagonista). Forse come non accadeva dall’esordio stagionale in Australia. Ma è una ben magra consolazione.

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