Televisione

X Factor, Amici e (il fallimentare) The Voice: la rivalutazione dei talent show ai tempi della ‘musica liquida’

In un'industria musicale che deve fare i conti con una crisi strutturale dalla quale non si esce, i talent show sono stati rivalutati, anche perché dalle nostre parti vendono tanto proprio gli artisti usciti da lì. Allo snobismo di un tempo si è sostituito un atteggiamento difficile da identificare, a metà tra serena rassegnazione e nuova consapevolezza

di Domenico Naso

Hanno fatto storcere il naso a molti e per molto tempo. Poi, in un’industria musicale che deve fare i conti con una crisi strutturale dalla quale non si esce, i talent show sono stati rivalutati, anche perché dalle nostre parti vendono tanto proprio gli artisti usciti da lì. Allo snobismo di un tempo si è sostituito un atteggiamento difficile da identificare, a metà tra serena rassegnazione e nuova consapevolezza. Magari non proprio tutti si sono convertiti sulla via di X Factor, ma certo è che il vento è cambiato.

In principio fu Saranno Famosi (oggi Amici di Maria De Filippi). E come ogni cosa ideata e condotta da Nostra Signora della Tv, giù critiche ferocissime: “si sfruttano i ragazzi”, “non c’è qualità artistica”, “e le povere band che campano suonando nei pub per pochi spiccioli?”. Roba che mancava giusto “E i marò?” a completare l’opera. Molto più prosaicamente (perché la pratica rompe la grammatica), ci si è resi conto che il talent show è forse l’unico mezzo rimasto per arrivare al grande pubblico, per spingere all’acquisto i pochi eroi che ancora comprano i dischi. Da quando si è capita questa incontrovertibile verità, la tv ha cominciato a produrre talent sempre migliori, curati, che piano piano hanno soppiantato il varietà tradizionale, dando inizio alla golden age del talent televisivo. La storia di Amici di Maria De Filippi è lì a confermare tutto: Emma Marrone, Alessandra Amoroso, Dear Jack, The Kolors, Annalisa e poi giù fino a Marco Carta e Valerio Scanu. Tutta gente che magari musicalmente può piacere o no, ma ha venduto tanto e vende tanto ancora.

Poi è arrivato X Factor, prima in Rai e adesso su Sky, ad alzare l’asticella della competizione televisiva tra talent show. Soprattutto sulla pay tv di Murdoch, in realtà, il format ideato da Simon Cowell è diventato uno show con gli attributi, televisivamente efficace e dal respiro internazionale. Magari spesso si è parlato troppo di Morgan, Arisa, Simona Ventura e compagnia e troppo poco dei ragazzi in gara. Ma è sempre tv, non dimentichiamolo, e forse è giusto così. Ma da X Factor è uscita gente come Marco Mengoni (un fuoriclasse), Giusy Ferreri, Noemi, Francesca Michielin, Lorenzo Fragola. E vale il discorso fatto per Amici.

The Voice, negli ultimi anni, ha provato a fare da terzo incomodo nello scontro Mediaset-Sky. Ci ha provato con entusiasmo e impegno, ma i risultati sono stati deludenti assai, soprattutto sul coté musicale. Chi è uscito da The Voice e poi è riuscito a vendere e a tener testa ai competitor sul desolato e desolante mercato discografico? Nessuno. Punto. I giudici, dicevamo, spesso hanno fagocitato i ragazzi. È successo nell’ultima edizione di Amici (con Emma, Elisa, J Ax e Nek che comprensibilmente hanno oscurato un cast che quest’anno non sembrava indimenticabile), così come è successo tantissimo e volte a X Factor (quasi sempre per colpa dell’istrione Morgan). Ma è giusto così e, anzi, la visibilità amplificata del giudice può paradossalmente anche dare una mano al concorrente, che può almeno contare su un bacino di fanbase ampio (anche se tutto da conquistare). Ecco perché X Factor ha scelto gente come Fedez e, adesso, Alvaro Soler: perché hanno un consenso enorme tra i giovani e i giovani sono pubblico pregiatissimo sia per la tv che per l’industria discografica. E lo stesso ha fatto quella volpe di Maria De Filippi con Emma Marrone, Elisa e J Ax.

Il genere televisivo del talent forse comincia a mostrare la corda, ma per adesso resta l’unica arma a disposizione di chi vuole fare musica e vuole farla senza snobismi sciocchi da sottoscala fumosi. E poi, ammettiamolo, tra star della musica italiana che riescono a vendere i dischi e talent show si è creato un indissolubile rapporto simbiotico. Gli uni sono indispensabili all’altro e viceversa. E non è affatto una brutta notizia, visto l’andazzo generale.

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