Il timore a Rosarno è che ora possa verificarsi un’altra rivolta dei braccianti africani come già successo nel 2010. Sì, perché il colpo di pistola sparato da un carabiniere che ha ucciso un giovane maliano ha scosso i migranti che vivono nel ghetto a ridosso del porto di Gioia Tauro. I carabinieri sono intervenuti intorno alle 9 per calmare il ragazzo che aveva aggredito altri migranti. All’arrivo dei militari – è scritto in una nota dell’Arma – “in evidente stato alterazione psicofisica, continuava a brandire il coltello”. Ogni tentativo di calmarlo risultava vano tanto Sekine Traore, questo il nome del migrante ucciso, si avventava nuovamente contro il militare colpendolo con un fendente al volto, all’altezza dell’occhio destro. Uno di loro ha reagito all’aggressione sparando un colpo di pistola che ha colpito il giovane ventisettenne all’addome. Durante i rilievi della polizia scientifica alcuni braccianti si sono scagliati contro i carabinieri. Per fortuna a calmare gli animi ci ha pensato Don Roberto, un parrocco impegnato ad alleviare le pessime condizioni di vita degli abitanti della bidonville, secondo cui il giovane ucciso “aveva problemi psicologici” di Lucio Musolino
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