Risorse ittiche a rischio, una buona notizia: bloccata la pesca a strascico del nasello e del gambero rosa su di una superficie pari a 1.493 chilometri quadrati, tra Stretto di Sicilia e Golfo di Gabes. Quando scegliete di mangiare del pesce vi chiedete mai se si tratta di una specie sottoposta a ipersfruttamento, a rischio d’estinzione? Io me lo chiedo sempre, ma non sempre rinuncio a cibarmi di specie a rischio – es. merluzzo, triglie, gamberi rosa, ma anche sardine etc. -, perché nella vita quotidiana è scarsissima la sensibilità a questo problema e la scelta di evitarli rende la vita complicata. Per questo, quando mi è arrivata quest’informazione, mi sono sentita sollevata da un peso, la legge inizia ad intervenire anche nel Mediterraneo, indipendentemente dalla mie scelte.

I provvedimenti della General Fishing Commission for Mediterranean

Il cambio di passo non è da poco, a differenza del Nord Europa, dove si sta registrando un andamento positivo sul fronte dei ripopolamenti ittici, nel Mare Nostrum questo non accade. Secondo le conclusioni di MedReAct, organizzazione che promuove azioni di recupero della biodiversità marina nel Mediterraneo, sulla base dei dati del comitato scientifico sulla pesca dell’Unione Europea (Stefc – Scientific, Technical and Economic Committee for Fisheries) il 96% delle specie ittiche è sovrasfruttato. A contrastare questo dato, è appena arrivata una buona notizia da Malta, dove il Gfcm, ovvero il General Fisheries Commission for the Mediterranean, il braccio operativo della Fao che si occupa dello sviluppo, della conservazione e della gestione razionale delle risorse marine nel Mediterraneo, nel Mar Nero e nelle acque limitrofe, dopo una sessione d’incontri durati 4 giorni, alla presenza di 120 partecipanti, compresi quelli di tutti i paesi mediterranei interessati, ha posto alcuni punti fermi per ridurre lo sfruttamento degli stock ittici del Mediterraneo.

Oltre alla lotta all’Iuu, l’Illegal, Unreported, Unregulated Fishing, ovvero la pesca illegale, non registrata e non regolamentata, che sarà valorizzata da una apposita giornata mondiale sul tema, ha avviato un provvedimento forte, bloccando la pesca a strascico in tre aree di aggregazione giovanili di nasello e gambero rosa, nello Stretto di Sicilia e la chiusura temporale nel Golfo di Gabes, lungo la costa sud-orientale della Tunisia. Con la chiusura di 1.493 km quadrati tra Italia, Malta e Tunisia è stato compiuto un passo cruciale verso la ripopolazione dello stock di nasello, la specie più sovrasfruttata del Mediterraneo, e la gestione sostenibile di un’area che produce oltre il 60% del gambero rosa pescato in Mediterraneo. La proposta era stata avviata da Oceana, ong internazionale che si occupa del benessere degli oceani, nel 2015 e successivamente validata dal comitato scientifico di Gfcm, come la misura più appropriata per ridurre lo stress ittico.

La riduzione dello sfruttamento delle nursery

Il ridurre lo sfruttamento delle “nursery” è uno dei metodi più efficaci per ridurre lo stress ittico. Al momento, le specie più sotto pressione nel Mediterraneo sono quelle più commerciali: sardine, acciughe, merluzzo, triglia, melù e gambero, in particolare in Spagna, Francia, Croazia e Italia. Da noi la pesca commerciale intensiva nel mar Tirreno e nel mare Adriatico utilizza principalmente reti a circuizione – tecnica adottata per le specie che vivono in branco – e a strascico, e solo in misura minore reti della pesca artigianale.

La catalogazione degli ambienti marini vulnerabili

Un altro provvedimento che fa ben sperare è l’avvio delle procedure per la protezione di habitat marini profondi dove vivono coralli e spugne e i Paesi mediterranei si sono impegnati per la prima volta a definire nuove misure di gestione per i Vme, Vulnerable marine ecosystems, gli ambienti marini vulnerabli, entro e non oltre il 2018. La prima azione sarà una sorta di catalogazione, ovvero la definizione nel breve termine di una lista di caratterizzazione, che includa specie, habitat e caratteristiche geografiche, come le montagne e canyon sottomarini, perché sia approvata dal comitato scientifico della Cgpm entro il 2017.

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