Il sospetto è grave e infamante. Un sottufficiale dei carabinieri, in servizio a Cento, in provincia di Ferrara, è accusato, assieme alla sua compagna, di aver ucciso un uomo polesano che lavorava come barista alla stazione ferroviaria di Padova. E’ durato una settimana il mistero del delitto del Po, dopo la scoperta a Canaro (Rovigo) del corpo del sessantunenne Antonio Piombo, residente a Lama Polesine. L’uomo era stato trovato il 27 maggio in golena a Garofolo, vicino all’ex Blues e Sugar, una sala di registrazione dove aveva lavorato anche Sugar Fornaciari, alias Zucchero. Evidente che la morte fosse stata causata da due colpi di pistola, uno al tronco, l’altro alla fronte. Addosso non aveva né portafogli, né documenti. L’assassino aveva voluto togliere le tracce che potessero facilitare il riconoscimento, così da guadagnare qualche giorno, nella speranza di farla franca. Il riconoscimento era avvenuto soltanto il giorno successivo, il 28 maggio, quando la vittima era stata riconosciuta dal fratello Agostino.

Poco più di una settimana dopo il cerchio delle indagini si è stretto attorno a un commilitone, proprio nel giorno della Festa dei Carabinieri che si è svolto in tutta Italia. In manette sono finiti due insospettabili: il maresciallo Salvatore Ciammaichella, 45 anni, originario di Roma, residente a Frassinelle polesine, e la sua compagna, Monia Desole, 42 anni, originaria di Broni (Pavia) e residente a Cento. Sarebbe stato il carabiniere ad impugnare e usare una semiautomatica calibro 7,65, non la pistola di ordinanza perché in quei giorni era in congedo di malattia e aveva lasciato l’arma in caserma. Ma finora la pistola non è stata trovata. Probabile che se ne sia sbarazzato gettandola nel fiume. Nel palazzo di giustizia di Rovigo, di fronte al sostituto procuratore Fabrizio Suriano che coordina le indagini e agli ufficiali dei carabinieri che le hanno condotte, il maresciallo e la sua donna sono stati interrogati a lungo. In due stanze separate, in modo da incrociare le rispettive versioni e cercare di ricostruire cosa è accaduto in riva al Po.

Secondo una prima ipotesi, Antonio Piombo sarebbe stato attratto in una trappola, a scopo di estorsione o di rapina. Adescato dalla donna, si sarebbe appartato in barena. Ma a quel punto era comparso il carabiniere, in borghese, con l’arma in pugno. Aveva minacciato di uccidere il presunto rivale in amore. Avrebbe desistito soltanto dietro il pagamento di una somma di denaro. Secondo questa ricostruzione, si sarebbe trattato di un tentativo di estorsione o di rapina, neppure il primo messo in atto in quella zona, ai danni di coppiette o gay. Ma per averne una conferma bisognerà aprire gli archivi delle denunce presentate negli ultimi anni.

Che cosa sia accaduto poi lo potranno dire solo i protagonisti. Il colpo è partito accidentalmente o a seguito di una reazione della vittima? Di certo chi ha sparato poi ha tolto documenti e portafogli dalle tasche di Piombo. L’inchiesta ha proceduto su vari livelli. Innanzitutto l’analisi scientifica sull’auto della vittima, che è stata presa in consegna dai carabinieri del Ris (Raggruppamento Investigazioni Scientifiche) di Parma. L’aveva guidata Ciammaichella, lasciando però delle impronte digitali sul volante. Poi l’incrocio degli apparecchi cellulari attivi nella zona, alquanto isolata, nell’arco di tempo in cui l’omicidio è stato consumato. L’anatomopatologo ha accertato che il decesso doveva risalire a 24 ore prima del ritrovamento del corpo, quindi alla serata del 26 maggio. Si è anche scavato nella vita del barista, che lavorava alla stazione ferroviaria di Padova, per capire se potesse essersi recato a Canaro alla ricerca di incontri sessuali occasionali. Poi la svolta, dovuta alla telecamera di una banca dove la Desole aveva utilizzato il bancomat della vittima per un prelievo. Il cerchio si è chiuso. Quindi il fermo e i primi interrogatori, poi il trasferimento in carcere. Secondo fonti dei carabinieri, il milite non era più operativo da almeno un anno e avrebbe dovuto rientrare in servizio il 16 giugno. La coppia aveva molti debiti.

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