Nel giorno in cui anche a Bologna si vota per l’elezione del nuovo sindaco, andiamo nel quartiere (che fu) più rosso d’Italia. La Bolognina, una volta zona operaia e di lavoratori della vicina ferrovia, oggi è un via vai di persone provenienti da ogni parte del mondo. A pochi metri dal seggio, in via Tibaldi 17, c’è un salone da parrucchiere gestito da cinesi. È la stessa sala dove nel novembre 1989 Achille Occhetto lanciò la sua Svolta della Bolognina che avrebbe chiuso 70 anni di storia del Pci. “Oggi la Bolognina comincia a diventare rosina“, spiega subito dopo aver votato Giovanna, una volta iscritta al Partito comunista. “Adesso rossi non ce ne sono mica più. Che cos’è la sinistra?“, dice Alberto. “Io ero di sinistra – spiega Luigi – ora il partito è cambiato, non è più quello di una volta che movimentava i ragazzi”. In diversi parlano di un problema sicurezza nel quartiere: “C’è molto degrado – spiega Dino – dieci giorni fa mi hanno aperto la macchina”. La questione immigrazione ha un suo peso, anche se nessuno degli intervistati parla di emergenza: “Non c’è mai stata vera integrazione”, dice Salvatore. In pochi tra gli intervistati parlano di una invasione, anzi: “Serve dialogo“, ci dice Andrea. Ma il verdetto arriverà solo dalle urne, dove l’affluenza sembra quella delle grandi occasioni

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Roma, elettori ai seggi: “Astensionismo? Non c’è. Sì, miei amici non voteranno”

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