Come indicato nel post precedente, insieme a Riccardo Facchini proseguiamo nel ragionamento sui rischi che alcune clausole contenute nei trattati internazionali sul commercio e gli investimenti diretti esteri possono porre alla realizzazione dei diritti umani. Un caso ampiamente dibattuto riguarda il sistema della tutela dei farmaci attraverso i brevetti. Una delle principali critiche che viene mossa al Transatlantic trade and investment partnership (Ttip) riguarda le pressioni delle multinazionali farmaceutiche per allungare la durata dei brevetti (oggi in Europa la durata è di 20 anni) dalla scoperta muovendosi, di fatto, all’interno di un regime di monopolio di mercato e di prezzi. Tale monopolio nasce in seno all’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) quando, nel 1994, viene sottoscritto da oltre 160 Paesi il TRIPs (Agreement on Trade related aspects of intellectual property rights), un accordo finalizzato a stabilire i requisiti che le leggi dei Paesi aderenti devono rispettare per tutelare la proprietà intellettuale. Tra le altre condizioni, il patto impone che siano rilasciati brevetti per tutte le “opere d’ingegno”, compresi i farmaci.

Nel 2000 i trattamenti a base di farmaci antiretrovirali impiegati su pazienti affetti da Hiv/Aids costavano circa 10.000 dollari per persona, un prezzo decisamente fuori dalla portata di buona parte dei malati, tenuto conto che, in base alle stime dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), il 95% circa delle infezioni di Hiv avviene in Paesi a basso reddito, con i due terzi dei casi concentrati nell’Africa Sub-Sahariana. Negli anni successivi il prezzo degli antiretrovirali è crollato, giungendo ad un costo inferiore a 150 dollari per malato per un trattamento annuale, perché i farmaci antiretrovirali non sono stati assoggettati a brevetto in alcuni grandi Paesi produttori, tra cui India, Brasile e Thailandia, dove si è cominciato a realizzare versioni generiche di tali farmaci e a esportarle verso altri Paesi in via di sviluppo dove non era ancora stato imposto il regime dei brevetti. Nel 2001 i tentativi delle case farmaceutiche di intentare una causa contro il governo sudafricano sono fallita davanti all’ondata di proteste da parte dell’opinione pubblica mondiale.

Pochi anni dopo, nel 2006, un caso analogo si è verificato in India, dove Novartis ha intentato una causa al governo per il rifiuto di quest’ultimo a concedere il brevetto a un farmaco per la cura della leucemia (il Glivec®), prodotto e venduto sotto forma di generico a prezzi più bassi di circa il 90% da parte di aziende indiane. La sentenza finale della Corte suprema indiana arriva nel 2013 stabilendo che il prodotto della Novartis non presenta le caratteristiche di radicale innovazione che la legge indiana prevede come presupposto per l’attribuzione di un’autorizzazione all’esclusiva. Nel frattempo il prezzo del farmaco è salito in molti altri Paesi che invece hanno attribuito il brevetto: negli Usa, il prezzo di un trattamento annuale era pari a 30.000 dollari nel 2001, mentre nel 2012 era giunto a 92.000 dollari, nonostante i costi per la sua ricerca siano stati ampiamente ammortizzati da anni.

Quest’anno scade il periodo transitorio concesso dall’Omc per l’adeguamento delle legislazioni dei Paesi più poveri alle previsioni del TRIPs riguardo ai brevetti farmaceutici: ciò significa che dal 2016 tutti i Paesi aderenti al trattato dovranno garantire la tutela dei nuovi farmaci attraverso il sistema dei brevetti. Nel frattempo, la pressione delle case farmaceutiche per ottenere una più stringente tutela dei propri brevetti si sta intensificando. È forse solo un caso che Unione europea e Stati uniti vogliano chiudere il Ttip entro il 2016?

Molti Paesi stanno adeguando le proprie legislazioni alle previsioni del TRlPs e oggi, ai sensi di tale accordo, le ragioni che hanno consentito di continuare a produrre farmaci generici per gli antiretrovirali di vecchia generazione sono più difficilmente difendibili, sotto un profilo strettamente giuridico, nel caso dei farmaci di nuova generazione. Il miglior prezzo per un trattamento antiretrovirale contro l’Hiv attraverso i farmaci di seconda generazione è di almeno 15 volte il prezzo di un trattamento con i farmaci di prima generazione.

Il prezzo dei farmaci salvavita rischia di continuare a salire, escludendo sempre più persone dalla possibilità di farvi ricorso. Ogni anno circa un milione di persone muore di malaria perché non può accedere ai farmaci antimalarici di nuova generazione. Nel frattempo le più grandi case farmaceutiche mondiali chiudono con utili da capogiro.

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