Battagliere, instancabilmente appassionate della vita, genuine nel ripercorrere le tappe più importanti della loro storia personale, intrecciata con quella dell’Italia intera. “Le donne si misero il vestito buono. Votavano tutti. Tutti sorridenti di questa novità, veramente fu la novità che ci cambiò la vita”. Caterina, AnnamariaLiliana, Tersilia, Rosina, Silvia, Maria Luisa, Annamaria, Lidia, Vera, Silvia. Le donne che hanno votato per la prima volta il 2 giugno del 1946, testimoni di una conquista sofferta e per niente scontata, lucide protagoniste di un passaggio felice e doloroso allo stesso tempo, legato a doppio filo agli anni difficili della dittatura, della guerra e, per alcune, della partecipazione attiva nella Resistenza. Sono loro le protagoniste del documentario Le ragazze del 2 giugno, realizzato dai giornalisti Nadia Davini e Stefano Ceccarelli, del quale ilfattoquotidiano.it pubblica oggi un estratto. Il documentario sarà proiettato, già dalla prossima settimana, nelle scuole medie e superiori della Toscana. In programma anche iniziative con l’Anpi Toscana, la casa delle donne di Roma, l’Unione femminile nazionale e poi gli Istituti storici della Resistenza, librerie e cinema di varie città. E il lavoro di Davini e Ceccarelli sembra non fermarsi: sono già arrivate richieste di interviste da Genova, Milano, Livorno. “L’appello è questo – spiegano gli autori – Se conoscete signore nate tra il ’19 e il ’25 contattateci”. Intanto si può fare attraverso la pagina facebook. Ma poi nascerà un sito dove saranno raccolte tutte le interviste, un piccolo grande archivio della memoria. “I mariti con le mogli, i padri con le figlie: non c’era un uomo che non aveva una donna con sé in coda ai seggi” raccontano le “Ragazze del 2 giugno”. “La mattina del voto ci furono lunghissime file di donne, prestissimo – spiega tra gli altri Lidia Menapace – Ci eravamo convinte che una cosa per mettere la fine della guerra era questa: prendere in mano la politica”. Ma c’è anche chi votò monarchia: “E la presi in tasca e come me tanti. Oggi sarebbe una cosa impossible parlare di monarchia, per carità”, “oggi non voterei più così, ma all’epoca a noi studenti il Risorgimento ci veniva descritta come una cosa bella e legata ai Savoia“. “Ma che si scherza! Io il re l’avrei mangiato! E la Repubblica l’ho fatta votare a tutti. Perché già all’epoca, l’odore del leader io…”. L’idea alla base del progetto di Davini e Ceccarelli, nato per celebrare il 70esimo anniversario della Repubblica e del diritto di voto alle donne, è dare voce alle testimoni di quel periodo, fare irruzione nelle sensazioni, nelle opinioni e nei ricordi che le animavano ieri e le attraversano oggi. Donne ultranovantenni, vogliose di raccontarsi e di lasciare traccia della propria memoria, attaccate a quel diritto-dovere, il voto, come l’esempio più tangibile di una libertà da difendere ad ogni costo. Il progetto si propone di proseguire nell’opera di ricerca e raccolta delle testimonianze, anche dopo le celebrazioni del 2 giugno

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