Un passo importante nella ricerca contro il cancro: è stato testato per ora su tre pazienti, tutti con melanoma in stadio avanzato, un vaccino potenzialmente universale contro i tumori. Ideato da esperti dell’università Johannes Gutenberg a Mainz, in Germania, il vaccino è costituito da una capsula di molecole di grasso e contiene un cuore genetico, un piccolo Rna su cui sono scritte le istruzioni per attivare le cellule del sistema immunitario del paziente a sferrare una forte risposta immunitaria contro il tumore.

“Per ora – spiega all’Ansa Ugur Sahin, ricercatore che ha condotto il lavoro – abbiamo ancora una evidenza clinica limitata, poiché abbiamo testato il vaccino su soli tre pazienti. Comunque questi sono rimasti stabili, il che significa che i loro tumori hanno smesso di crescere dopo la vaccinazione e per tutto il periodo di osservazione. Nel 2017 testeremo il vaccino su altri pazienti con diversi tipi di tumore”.

Il segreto di questo vaccino sta, dunque, nella capsula di goccioline di grasso con cui viene veicolato. La capsula, infatti, iniettata endovena, raggiunge spontaneamente i distretti immunitari del corpo del paziente (milza, linfonodi, midollo osseo) e, una volta giunta a destinazione, viene ingoiata dalle cellule dendritiche che poi leggono le istruzioni in essa contenute – l’Rna – e le traducono in un “antigene tumorale specifico”, una “etichetta” molecolare che direziona le difese immunitarie in maniera mirata contro il tumore. La risposta immune scatenata è molto forte.

Il carattere di potenziale universalità del vaccino risiede nel fatto che l’Rna inserito nella capsula è intercambiabile a seconda del tumore, così da essere tradotto in un antigene tumore-specifico. Gli esperti hanno prima dimostrato l’efficacia del vaccino sui topi con diversi tipi di cancro; successivamente hanno iniziato i test sull’uomo, concentrandosi inizialmente sul melanoma. Il prossimo passo della ricerca, dunque, sarà modificare il cuore del vaccino con nuovi Rna antigenici e testarlo su pazienti con diversi tumori.

“La grande novità di questo lavoro – spiega Enrico Proietti, Direttore del reparto di applicazioni cliniche delle terapie biologiche dell’Istituto Superiore di Sanità – sta nel fatto che questi liposomi (gli involucri di grasso che racchiudono il vaccino) sono molto efficaci nell’indurre una forte risposta immunitaria, sia perché attivano l’interferone, sia perché raggiungono quasi tutti la milza, centro nevralgico delle reazioni immuni”. Potenzialmente, quindi, si tratta di un nuovo metodo di vaccinazione universalmente applicabile a diversi tumori (cambiando il contenuto della capsula a seconda del cancro), sottolinea Proietti. “Bisogna però essere cauti perché il dato clinico è al momento ancora troppo preliminare”.

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