Sono mesi che non si parla di altro. Chi prenderà il posto di Edmondo Bruti Liberati alla procura di Milano, l’ufficio giudiziario più importante d’Italia che può contare su una pianta organica di 8 aggiunti e ben 77 sostituti? L’eredità è pesante e la lotta che si preannuncia al Consiglio superiore della magistratura (Csm) che dovrà fare la nomina è all’ultimo sangue: in lizza tre profili eccellenti alla prova dei rapporti di forza in seno al plenum previsto per lunedì. Chiamato, nella stessa seduta, anche a decidere se promuovere l’attuale capo dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) Piercamillo Davigo a presidente di sezione in Cassazione. Partita, anche questa, che pur riguardando il Palazzaccio, si intreccia con quella della corsa per Milano: in commissione tre voti sono andati a Francesco Greco, ma il ministro Andrea Orlando, lo scorso 25 maggio, ha dato il suo concerto anche per gli altri due candidati che hanno ricevuto entrambi un solo voto nella fase di preselezione. E cioè Giovanni Melillo, che è tra l’altro suo capo di gabinetto al ministero, la cui candidatura ha creato per questo scompiglio e qualche perplessità in chi vi intravvede il tentativo del governo di mettere le mani su una poltrona tanto delicata. E infine Alberto Nobili, apprezzatissimo in procura dove lavora da sempre e destinato a giocare il ruolo di terzo incomodo ma non senza possibilità di successo, laddove le posizioni si polarizzassero e nessuno dei due candidati riuscisse ad ottenere la maggioranza necessaria alla nomina.

GIOCHI APERTI Greco parte favorito, almeno sulla carta: in commissione ha avuto il sostegno dei togati di Area e della laica Paola Balducci. Melillo ha incassato, a sorpresa, il sostegno della laica di centrodestra Elisabetta Alberti Casellati, mentre  Nobili è stato proposto dal togato di Magistratura Indipendente, Claudio Galoppi. Astenuto Massimo Forciniti di Unicost, la corrente moderata che scioglierà la riserva soltanto in plenum dove gode di un pacchetto di voti significativo. I giochi sono per questo apertissimi. E del resto non si escludono colpi di scena. Come quello che ha riguardato nelle scorse settimane un altro candidato titolatissimo, Cuno Tarfusser, attualmente in forze al tribunale internazionale dell’Aja. Che ha deciso di rinunciare alla selezione per protesta dopo che  il Csm aveva “dimenticato” di convocarlo a Roma come aveva fatto per gli altri candidati.

CORRENTI IMPETUOSE Sui vertici della procura lombarda le correnti sono scatenatissime da mesi e cioè almeno da quando formalmente il posto di Bruti Liberati risulta vacante e cioè da novembre scorso. Ma al netto di come e in che ottica si muoveranno, i curriculum dei candidati, tutti di elevatissimo spessore, mostrano obiettivamente profili molto diversi tra di loro. L’unico dato incontrovertibile è quello dell’anzianità che vede prevalere Greco che, peraltro è a Milano da ben 37 anni. Sul resto la discrezionalità delle valutazioni resta massima nonostante i paletti imposti dal Testo unico sulla dirigenza giudiziaria approvato dal Csm meno di un anno fa nel tentativo di rendere la procedura di selezione più obiettiva e tale da individuare i profili migliori. Secondo quali criteri? Attraverso indicatori generali e cioè le esperienze giudiziarie e quelle maturate al di fuori della giurisdizione, che hanno consentito al magistrato di sviluppare competenze organizzative, abilità direttive e conoscenze ordinamentali. Indicatori che vanno incrociati specie per quel che riguarda gli uffici giudiziari più complessi come è il caso di Milano con dati specifici:  i risultati ottenuti dagli aspiranti agli incarichi di vertice nell’esercizio delle loro funzioni. La cui carriera è fedelmente ripercorsa nelle relazioni che ilfattoquotidiano.it ha letto e analizzato nel dettaglio. E che sono affidate nel caso di Greco a Paola Balducci, a Claudio Galoppi per quel che riguarda Nobili e ad Elisabetta Casellati per Melillo. Relazioni che ripercorrono la carriera e i risultati professionali di ciascun candidato il cui profilo è poi messo in comparazione con quello degli altri due. Una lettura interessante e che apre uno squarcio su metodi e criteri di selezione utilizzati dall’otgano di autogoverno.

MILANO PARLA GRECO  E nel caso di Greco i risultati sono racchiusi in due cifre valorizzate nel parere all’analisi del plenum di Palazzo dei Marescialli: la trattazione di oltre 14 mila fascicoli in cinque anni e il recupero all’Erario di oltre 3,6 miliardi di euro legati agli accertamenti del pool investigativo di cui è stato ideatore e animatore all’interno della procura di Milano. Dati che fanno scrivere a Paola Balducci che “risulta senza dubbio il candidato più idoneo, per attitudini e merito, al conferimento dell’ufficio direttivo a concorso”. A Greco si riconosce un “eccezionale bagaglio di conoscenze” che lo hanno reso “protagonista dell’evoluzione normativa e giurisprudenziale nel settore del diritto penale dell’economia”. Circostanza questa che va associata alla “maggiore caratura delle doti attitudinali e i più brillanti risultati conseguiti nell’attività di direzione” rispetto a Nobili e a Melillo. Candidato quest’ultimo – scrive sempre nel parere Balducci – la cui posizione apicale al ministero della Giustizia “concretizza un’esperienza peculiare, non rapportabile pienamente a quella disimpegnata negli uffici giudiziari”. Tra i procedimenti di cui si è occupato Greco vengono ricordati quelli più significativi: a partire dal fallimento Icomec con la prima condanna in Italia di un segretario di Partito, il socialdemocratico Pietro Longo; l’esperienza di ‘Mani pulite’; il procedimento Parmalat; ma anche il faro sulle scalate bancarie che hanno visto coinvolto e condannato anche il governatore della Banca d’Italia. Nel mirino di Greco oltre ad Antonveneta e Bnl anche i vertici di Unipol e di Mps, la Regione Lombardia in relazione ai rapporti con la fondazione Maugeri. E poi il sequestro dei capitali dell’Ilva, senza dimenticare le verifiche fiscali disposte nei confronti di Apple, Google, Amazon ma anche Prada e Armani. Nell’autorelazione (altro documento preso in esame dagli esaminatori) Greco segnala anche un’indagine avviata dalla Procura della Repubblica di Milano nel settore dell’eolico e del fotovoltaico, che ha visto il coinvolgimento di diverse Procure e in connessione alla quale è stata convocata un’apposita riunione di coordinamento dalla Procura nazionale Antimafia per i collegamenti emersi con ambienti di Cosa nostra e con la ‘ndrangheta. Insomma, la struttura multidisciplinare di Greco rappresenta l’espressione di approccio unitario e innovativo alla complessità della criminalità economica. Un modello che, per citare l’ex procuratore Bruti Liberati il cui giudizio è riportato nella relazione affidata a Paola Balducci, “sarà in grado di porre la Procura di Milano nella condizione di affrontare le numerose sfide che la aspettano a livello europeo, come la progressiva integrazione dei mercati finanziari europei, sotto la vigilanza della BCE, e la nascita del Pubblico Ministero Europeo”.

NOBILI INTENTI Di non minore prestigio il curriculum di Alberto Nobili che ha fatto parte del primo pool antimafia costituito a Milano con Piercamillo Davigo e Francesco Di Maggio. Fin dal 1983, recitano le carte, ha condotto principalmente indagini su sodalizi in ambienti mafiosi o della criminalità comune e organizzata: terreno d’elezione gli omicidi, i sequestri di persona a scopo di estorsione, il traffico di stupefacenti. Anche se nella relazione affidata al consigliere del Csm di Magistratura indipendente, Claudio Galoppi viene anche ricordata l’indagine sullo scandalo del vino al metanolo che costò la vita a 19 persone. Dal ’91 Nobili è stato assegnato alla Direzione Distrettuale Antimafia dove gli è stato affidato l’incarico di coordinatore del VII Dipartimento: nel 2005 ha formato il Pool ‘Reati Informatici’ e nel corso della sua carriera i vari procuratori che si sono avvicendati a Milano gli hanno affidato “un’innumerevole quantità di deleghe che per la rilevanza del loro contenuto fanno trasparire una gestione quasi diarchica dell’ufficio requirente”. Si tratta di deleghe strategiche per chi ambisca a dirigere la procura: un lungo elenco che va dai turni alla sicurezza, dall’informatizzazione degli atti processuali alla logistica passando per il controllo dell’Economato. Cosa che ha fatto esprimere il consiglio giudiziario milanese in questi termini rispetto al parere attitudinale che lo riguarda: “Lavora presso la procura di Milano da ben 35 anni e pertanto costituisce la memoria storica di tale ufficio di cui conosce ogni sfumatura sia con riferimento al lavoro svolto dai colleghi nel corso del tempo, sia in relazione a tutto il versante organizzativo delle forze di polizia e del personale amministrativo”. Per questi motivi Nobili sarebbe, almeno a detta del relatore Galoppi “il candidato più idoneo ad assumere la guida” della procura di Milano avendo “acquisito sul campo una consolidata esperienza. Il suo progetto organizzativo, laddove contempla una accentuata collegialità nella direzione dell’Ufficio e una più marcata valorizzazione del contributo di ogni singolo sostituto, offre maggiori garanzie di concreta attuabilità, proprio in ragione del ‘vissuto’professionale del dott. Nobili avendo egli assunto, negli ultimi anni, quasi il ruolo di alter ego rispetto ai Procuratori della Repubblica alternatisi alla guida della Procura Milanese”

MELILLO L’ETEROGENEO Infine, il terzo candidato, Giovanni Pio Luciano Melillo. La pratica a suo sostegno reca la firma della laica di centrodestra Elisabetta Alberti Casellati che per rimarcarne il profilo “ideale per l’incarico”, sottolinea gli importanti risultati conseguiti nel pregresso svolgimento dell’incarico semidirettivo di procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli. In particolare, come coordinatore dell’Ufficio notizie di reato dove ha avviato e progressivamente realizzato una complessa attività di analisi e ristrutturazione organizzativa. Tra gli indicatori specifici di attitudine direttiva viene inoltre ricordata l’attività come coordinatore della sezione Indagini e sicurezza urbana e della Direzione distrettuale antimafia. Quanto ai risultati conseguiti si ricorda “l’assoluta importanza degli esiti processuali di numerose ed eccezionalmente complesse attività investigative, finalizzate al contrasto di pericolosi cartelli criminali, ramificati in Italia e all’estero, all’ablazione di ingenti compendi patrimoniali di origine illegale, alla cattura di capi di potenti organizzazioni criminali da anni latitanti”. Di grande spessore anche le esperienze ordinamentali maturate fuori del ruolo organico della magistratura: non solo quella – attualmente in corso – quale Capo di Gabinetto del Ministero della Giustizia, ma anche quella, pregressa, presso l’Ufficio affari giuridici della Presidenza della Repubblica all’epoca di Carlo Azeglio Ciampi. “Se l’una – scrive Casellati – ha permesso al dott. Melillo di acquisire una visione d’insieme del sistema giudiziario italiano, nella veste di più stretto collaboratore del Ministro della Giustizia, cui compete – per espressa previsione costituzionale – la responsabilità dell’organizzazione e del funzionamento dei servizi relativi alla giustizia, non meno significativa si è presentata l’altra, maturata presso la più alta Istituzione della Repubblica. Non può, infatti, dubitarsi dell’attinenza alla funzione giudiziaria del contenuto di tale incarico, avuto riguardo, per un verso, alla peculiare natura del Presidente della Repubblica, ‘organo super partes’, ‘rappresentante dell’unità nazionale’, estraneo a quello che viene definito il circuito dell’indirizzo politico-governativo”. Collaborazione al Quirinale che, aggiunta all’esperienza precedente di sostituto a Napoli e a quella successiva presso la Procura nazionale antimafia dove è rimasto otto anni, induce a sostenerne “la prevalenza sugli altri due candidati” che invece hanno trascorso l’intera carriera a Milano. Melillo avrebbe insomma un profilo più completo “anche per l’estrema varietà di settori nei quali ha operato”: reati contro la P.A., criminalità comune, organizzazioni di stampo mafioso, fatti terroristici ed eversivi dell’ordine costituzionale, criminalità economica. “Eterogeneità che non si riscontra, almeno in misura così marcata, nelle storie professionali dei dottori Greco e Nobili”.

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