Vincitore del David di Donatello 2016 come miglior documentario di lungometraggio, S is for Stanley arriva il 30 maggio, solo per un giorno, nelle sale italiane e distribuito da Wanted. Il film, diretto da Alex Infascelli, racconta la storia di Emilio D’Alessandro, oggi 73enne, autista e factotum personale di Stanley Kubrick. Un incontro casuale che si trasformò in un’amicizia lunga trent’anni, fra due persone apparentemente molto diverse tra loro che finiscono col diventare l’uno indispensabile per l’altro. Il merito di questo film è quello di restituirci il lato umano di Kubrick mettendo in luce anche le sue debolezze, i suoi vizi, le piccole cose quotidiane, la sua vulnerabilità, i suoi timori.

Sicuramente curioso di vedere questo film sarà Umberto Cantone, una delle voci più autorevoli in “materia Kubrick”; regista, scrittore e grande collezionista di rarità cinematografiche, in gran parte archiviate sul sito www.umbertocantone.it, sostiene che «Kubrick è irripetibile come la maggior parte dei maestri riconosciuti del cinema, che fu il medium centrale e l’espressione piena del Novecento. Faceva parte di quella razza di cineasti (come Welles, Bergman, Tarkovskij, Bresson) che nutriva il proprio fare cinema con i motivi e le figure delle altre arti; una razza intenzionata a mettere in forma in modo perturbante ma realistico la propria visione del mondo, e questo nel dare risalto iconico al lato oscuro e indecifrabile del visibile. In particolare, Kubrick è stato uno di quelli che ha voluto dare una qualità al linguaggio dei sogni per articolare nel modo più potente possibile il racconto dei conflitti umani e del loro destino.Il suo stile era sorprendente e paradossale. I suoi film erano diversi l’uno dall’altro e si somigliavano tutti».

E ancora «Sono diventato kubrickiano da ragazzino, dopo essere uscito sconvolto dalla prima visione dei suoi film: la prima volta che ho visto 2001, Arancia meccanica, Barry Lyndon, abbandonai la sala in preda a una specie di sindrome di Stendhal. Il giorno dopo, naturalmente, tornai a vederli. Mi sono arreso alla forza di quelle immagini. E da allora in poi non ho smesso. Questi film sono diventati uno degli specchi in cui amo riflettermi.» Conclude Cantone «Osservate la singola immagine di un film di Kubrick riprodotta in una foto di scena o in una lobby card. È un’immagine che non si limita a evocare il film da cui è tratta: essa è il film.» Mi piace proporre l’analisi e le considerazioni di Cantone, che apprezzo sempre per la sua capacità di sintesi e di riflessione, alla vigilia di quest’evento cinematografico molto atteso dagli estimatori di Kubrick.

Consigliatissimo dunque il lavoro di Infascelli anche per il carattere ironico e leggero che tuttavia ci regala un ritratto insolito e commovente del Maestro.  Per questo documentario, il regista e gli sceneggiatori non hanno potuto utilizzare nemmeno un fotogramma dei film di Kubrick ma grazie all’enorme archivio privato di D’Alessandro si riesce a ricostruire un percorso scandito da ricordi personali, ricco di foto, lettere e bigliettini che i due si scambiarono nel corso degli anni, facendo vivere e ri-vivere la loro straordinaria amicizia. Non mancano i dialoghi esilaranti: ” Emilio, questo è Jack Nicholson il protagonista del nuovo film. Ti piace Jack Nicholson? ” – ” E’ ok, sì. Ma perchè non prendi Charles Bronson?”. Per chi poi volesse approfondire maggiormente questa storia consiglio il libro Stanley Kubrick e me, scritto dallo stesso D’Alessandro.

Infine, grazie alla collaborazione con il gruppo Cinematti su Facebook, sarà possibile ottenere una riduzione sul prezzo del biglietto presentando alle casse dei cinema che lo proiettano il coupon scaricabile da questo link.

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