Scuole chiuse al 30 giugno. Non è nulla di ufficiale, ma la proposta lanciata da Alberta Alessi, mamma e logopedista di Pavullo (Modena) potrebbe essere presa sul serio dal ministero dell’Istruzione che ha manifestato attenzione nei confronti dell’iniziativa di questa madre. Potere del web. La petizione lanciata sulla piattaforma change.org ha raccolto già 5mila adesioni e ha aperto un dibattito nel Paese, che vede da una parte mamme e papà a favore dell’idea della logopedista e sull’altro versante insegnanti e sindacati che si oppongono.

Tra le questioni sollevate, il Moige, Movimento genitori, pone quella della diversità geografica. “Siamo il Paese – spiega Antonio Affinita, direttore del Moige – con le vacanze più lunghe d’Europa e questo non fa bene ai nostri figli ma siamo anche un Paese con diversità climatiche e con strutture diverse da regione a regione, persino da città in città. Serve liberalizzare sempre più le scuole e aprirle alle realtà associative soprattutto in estate. Resta il fatto che un tempo così prolungato di inattività vanifica gli sforzi d’apprendimento fatti durante l’anno scolastico e ridimensiona fortemente l’impatto dello studio. Riteniamo necessaria la revisione del calendario e degli orari delle lezioni per bilanciare meglio nel corso di tutto l’anno i periodi in cui gli studenti possono riposare”.

Alessi, nella petizione inviata in viale Trastevere, propone per l’Italia il modello francese: “La Francia chiude nove settimane tra il 4 luglio e il 5 settembre pur facendo 120 giorni di vacanze. In Italia sono 12-13 settimane di chiusura tra inizio metà giugno e settembre. I tempi sono cambiati ma sembra che la scuola resti immobile. Possiamo venirci incontro? Questa lunga pausa estiva può essere diversamente distribuita?”.

Una provocazione nata quasi per caso, che ha aperto una discussione nazionale. “Non mi aspettavo tutto questo clamore. Avevo lanciato la petizione – spiega Alessi – pensando ad una risposta tra amici. Le mie figlie hanno 1, 4 e 6 anni: quest’anno, avendo una di loro che frequenta la primaria, mi sono accorta che le elementari termineranno il 1 giugno a causa delle elezioni. Volevo solo cominciare a ragionare sulla questione tra conoscenti ma la mia proposta ha preso piede in tutt’Italia. Non è solo il mio problema ma è quello di tanti genitori”.

La mamma di Pavullo ha dovuto fare i conti anche con le critiche. “Tante mamme mi hanno ringraziato scrivendomi dalla Lombardia, dalla Liguria. Mi hanno contattato anche tante insegnanti contrarie scrivendomi che era una proposta ingiusta, che non mette al centro le necessità dei bambini. Ero partita dall’idea di redistribuire le ferie cambiando il calendario scolastico affinché un lavoratore potesse organizzarsi meglio. Alle insegnanti non cambierebbe nulla. Prolunghiamo un mese in più in cui viene fatta della programmazione alternativa. Teniamo conto delle diversità geografiche: le autonomie aiutano. Ogni realtà dovrebbe trovare una soluzione peculiare. D’altro canto, bisogna pensare ai genitori lavoratori per andare incontro anche a loro”.

Restano le perplessità dei sindacati. Lena Gissi, Cisl Scuola, sulla questione è intervenuta con fermezza: “Si rischia di alimentare un equivoco che è bene invece rimuovere subito, stabilendo con nettezza il confine tra ciò che può e deve essere definito scuola e ciò che rientra, invece, in una sfera di interventi di natura differente. Non per stabilire insensate ‘gerarchie’ di importanza tra servizi tutti indispensabili, ma per aver chiaro quali e quanti soggetti entrano in gioco in partite di questo genere e che cosa a ciascuno di essi può essere richiesto: va da sé che non può toccare alla scuola far fronte da sola, e in modo indifferenziato, a tutte le esigenze che esprimono i ragazzi, le famiglie e l’intera comunità”.

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