Di Federico Pizzarotti e del Teatro Regio di Parma parlano da quasi due settimane giornali e tv di tutta Italia, ma nel consiglio comunale cittadino l’argomento non è destinato ad arrivare. Almeno per il momento. Non si parlerà delle nomine alla guida del tempio parmigiano della lirica che ha portato all’inchiesta per abuso d’ufficio in cui sono coinvolti il sindaco come presidente della Fondazione Regio e l’assessore alla Cultura Laura Ferraris insieme agli altri tre membri del Cda. Né dell’avviso di garanzia ricevuto da Pizzarotti a febbraio ma tenuto nascosto ai cittadini e ai vertici del M5s che gli è costato la sospensione dalla sua stessa forza politica. I gruppi di minoranza avevano chiesto di poterne discutere durante la seduta prevista il 24 maggio, ma nonostante l’urgenza del tema, non è stato possibile inserire la mozione. Problemi di tempistica la motivazione ufficiale, ma la richiesta, ripresentata in consiglio con una mozione d’ordine che impegnava il sindaco a comunicare sulla vicenda nell’organo eletto dalla città, è stata bocciata anche in aula e così tutta l’opposizione ha abbandonato i banchi per protesta.

“Nei giorni scorsi il sindaco ha fatto più volte comunicazioni a mezzo stampa, ma non ha ritenuto opportuno informare il consiglio comunale eletto dai cittadini di quello che è successo e dare conto delle vicende da cui è scaturita l’indagine – ha attaccato il capogruppo Pd Nicola Dall’Olio – Io lo ritengo indegno di governare la città perché sbeffeggia il consiglio comunale. Doveva avere lui urgenza di riferire e discutere di quanto accaduto. Il nome del teatro è stato ancora infangato, ma finora si è parlato solo dei conflitti interni al M5s e non di come si è arrivati a quelle nomine”. Ad attaccare Pizzarotti anche l’ex consigliere di maggioranza Mauro Nuzzo, passato nei banchi dell’opposizione con un gruppo Cinque stelle di minoranza, un caso su cui da Parma si era chiesto invano l’intervento del direttorio. Per Nuzzo è grave che il sindaco non abbia comunicato di aver ricevuto l’avviso di garanzia, ma ancora di più che anche ora non voglia dare spiegazioni ai cittadini: “Ha fatto una conferenza con le tv nazionali in Comune, ma poi si rifiuta di parlare in consiglio della questione. Lui però non è stato eletto dagli abbonati di Sky o dalla Gruber, ma dai cittadini”. Il sindaco non cambia idea sulla sua linea, ma respinge al mittente le accuse: “Se fossero rimasti in aula, avrebbero potuto fare le loro comunicazioni urgenti sul teatro, avrei risposto – spiega Pizzarotti a ilfattoquotidiano.it – ma così hanno evitato il confronto. Il problema è che spesso i temi vengono usati in modo strumentale per parlare d’altro, non so quanto si volesse davvero discutere del Teatro Regio. Rispetto alle nomine farò chiarezza con la magistratura, in questi giorni non sono mai entrato nel merito appositamente. Il consiglio comunale non è un’aula di tribunale”.

Il Regio però non è l’unica preoccupazione del sindaco. Ci sono altre inchieste penali ancora aperte che potrebbero toccare da vicino l’amministrazione Cinque stelle, dal sindaco ai componenti della giunta. C’è l’alluvione del 13 ottobre 2014, quando il torrente Baganza esondò mandando sott’acqua interi quartieri nella parte sud ovest di Parma, mettendo in ginocchio migliaia di attività e di famiglie per un danno stimato di oltre 100 milioni di euro. Sull’episodio la Procura aprì un fascicolo per disastro colposo per verificare che non vi fossero state negligenze o omissioni nella comunicazione dell’allerta e nell’attivazione delle misure di sicurezza e degli interventi di emergenza. In quei giorni da scuole e cittadini arrivarono polemiche per il ritardo nelle comunicazioni, il Movimento Nuovi consumatori depositò un esposto per la mancata realizzazione della cassa di espansione sul Baganza e il capogruppo Pd Nicola Dall’Olio ne presentò un altro sulla mancata predisposizione del piano di emergenza da parte del Comune.

Altra questione spinosa è il caso di Parma Gestione Entrate, la partecipata del Comune che riscuote tributi e sanzioni per conto dell’amministrazione che nei mesi scorsi è stata oggetto di verifiche e sequestri della Guardia di finanza per presunte falsificazioni dei verbali di notifica delle multe. I vertici della società sono stati raggiunti da avvisi di garanzia con le accuse di peculato, falso ideologico e usura (in merito all’aggio) e il Comune nella vicenda risulterebbe parte offesa, ma potrebbero emergere ipotesi di reato anche a carico di alcuni amministratori. Ci sono poi esposti su altri temi che hanno generato dibattito in città, che potrebbero avere portato all’apertura di fascicoli in Procura. Cosa accadrebbe se al sindaco o a qualche suo assessore venisse recapitato un altro avviso di garanzia, o se il nome di qualche membro della giunta finisse in un’altra inchiesta giudiziaria? La cittadinanza (e il direttorio insieme ai vertici del M5s) in quel caso verrebbero informati? Il Movimento Nuovi consumatori per fugare ogni dubbio ha invitato Pizzarotti a rendere pubblico il certificato 335 che mostra le iscrizioni nel registro degli indagati, come fatto dal collega di Livorno Filippo Nogarin. Per ora però non c’è stata alcuna risposta alla provocazione.

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