Il risultato della frase sbilenca del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi sui “partigiani veri” che “votano sì” è che ora lo scontro si trascina a una giornata di distanza e coinvolge l’ex presidente della Repubblica e il presidente dell’Anpi. Il senatore a vita avverte: “Nessuno dica: difendo la Costituzione votando no e gli altri non lo fanno”. Dire questo “offende anche me. Mi reca un’offesa profonda”. Quindi nella discussione “serve grande sobrietà e un po’ più di pacatezza ed obiettività. Si discuta della riforma, perché è importante, anzi necessaria per l’Italia”. Dall’altra parte l’associazione dei partigiani ha deciso di non rispondere più a chi li attacca sul referendum: “Le consideriamo – spiega il presidente Carlo Smuraglia a Radio 1 – delle autentiche provocazioni alle quali abbiamo deciso che non risponderemo più. Quello che interessa a noi è che si faccia una campagna referendaria onesta in cui ognuno espone le sue ragioni”. Smuraglia spiega poi il no dell’Anpi alle riforme: “Si finisce per togliere ai cittadini contemporaneamente una rappresentanza in una delle due Camere, una rappresentanza vera. E dall’altro lato si finisce per togliergli la facoltà di scegliere liberamente quelle persone che si vogliono mandare liberamente a rappresentarli in Parlamento”. Quindi la decisione presa dai direttivi dell’associazione non è obbligata, ma segnata dall’essenza stessa dell’Anpi: “Il nostro Statuto, di ente morale – dice Smuraglia – Ci impone di difendere la Costituzione: dice testualmente nello spirito con cui è stata elaborata dai costituenti”. 

A niente è servito l’intervento in mattinata del presidente del Consiglio Matteo Renzi che aveva cercato spegnere le fiamme di uno scontro che per il Pd e per il governo appare rischioso: “Quella dell’Anpi – ha detto il capo del governo a Radio 105 – è una posizione del tutto legittima e al suo interno alcuni hanno scelto, quelli che hanno fatto la Resistenza, di votare sì. All’interno dell’Anpi qualcuno voterà sì e qualcuno voterà no. Ci sono i veri partigiani che voteranno sì e quelli che voteranno no, e noi vogliamo bene e abbiamo rispetto per tutti i partigiani”. Dall’altra parte “una delle leggende della Resistenza, quel Diavel al quale hanno dedicato una canzone i Modena City Ramblers, ha detto che voterà sì pur non essendo renziano. Io francamente non vedo la polemica”. Renzi però rivendica che il suo governo ha nella propria ragione sociale le riforme, anche quelle istituzionali. E così si chiude il cerchio: “Io sono stato chiamato a guidare il governo su richiesta del presidente Napolitano e di un voto parlamentare: tutto perfetto da un punto di vista costituzionale. Napolitano mi ha detto ‘devi fare la riforma del lavoro, della legge elettorale, quella costituzionale‘. Noi lo stiamo facendo”.

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