L’Italia si piazza agli ultimi posti in Europa per connettività. Dietro di noi solo la Croazia. E’ quanto emerge dal rapporto annuale 2016 dell’Istat presentato oggi (venerdì 20 maggio) alla Camera. Il nostro Paese, secondo gli indicatori di economia della conoscenza, si posiziona in linea con la media europea nell’uso della banda larga (92% contro 94% nel caso delle sole imprese). Ma se si prende in considerazione alcuni elementi come l’accessibilità in termini di costo e la velocità della connessione della rete nazionale, l’Italia sprofonda in classifica.

C’è poi un tasto dolente per le nostre imprese. L’estensione della banda ultralarga si tradurrebbe in sostanziali incrementi di valore aggiunto e di produttività nelle zone interessate. A beneficiare maggiormente di questa introduzione sarebbero le piccole ma numerose aziende (da 3 a 9 dipendenti). “Un intervento di copertura totale nelle aree ‘bianche’ o ‘bianche dirette’ porterebbe a un aumento della produttività compreso tra i circa 3.700 euro per addetto nei settori industriali e gli oltre 8 mila euro per addetto nei servizi diversi dal commercio”, si legge in un passaggio del rapporto Istat ripreso dal quotidiano online sulla digital economy Key4Biz.

Sarebbe proprio il settore dei servizi – sempre secondo l’Istituto di statistica – a beneficiare di un aumento del valore aggiunto pari al 23%, quello delle costruzioni dell’11%, del 9% quello del commercio e dell’industria in senso stretto. Le regioni che otterrebbero maggiori vantaggi sono quelle del Centro-nord, con aumenti compresi tra il 16% in Valle d’Aosta e l’11% nelle Marche, mentre nel Mezzogiorno si avrebbero aumenti più contenuti, compresi tra il 10% di Campania e Calabria e il 7% della Sicilia.

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