“La bambina ha confermato tutto sugli abusi”. Torna a parlare la più piccola delle sorelle di Antonio Giglio e racconta ancora delle violenze sessuali subìte da lei e dalle altre due figlie di Marianna Fabozzi. Si è svolta nel pomeriggio, presso il Tribunale di Aversa, la prima udienza dell’incidente probatorio chiesto dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord al gip nell’ambito dell’indagine sull’omicidio di Fortuna Loffredo avvenuto il 24 giugno del 2014 al Parco Verde di Caivano. Oggi è stata ascoltata Rosa (nome di fantasia), di 4 anni. Domani toccherà ad Anna (6 anni) e alla supertestimone Chiara (11 anni), amica del cuore di Fortuna e primogenita di Marianna Fabozzi, compagna di Raimondo Caputo, indagato per l’omicidio della piccola e per le violenze sessuali a cui avrebbe costretto sia lei sia le tre figlie della convivente. “Oggi Rosa ha raccontato di nuovo degli abusi, ma nessuna domanda le è stata posta su quanto avvenuto al fratello Antonio e a Fortuna” ha raccontato a ilfattoquotidiano.it Gennaro Razzino, legale della mamma di Fortuna, Mimma Guardato. Intanto, ieri, il Tribunale del Riesame di Napoli ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata dai legali del presunto omicida arrestato il 29 aprile scorso. Secondo la procura è stato lui a scaraventare la bambina di 6 anni dall’ottavo piano dell’isolato 3 del Parco Verde perché la bambina si era ribellata ai continui abusi. Ad accusarlo proprio i racconti delle tre figlie della convivente. In serata, invece, la sottosegretaria alla Giustizia Federica Chiavaroli incontra a Napoli i genitori di Fortuna Loffredo e Antonio Giglio che chiedono un intervento del governo, mentre l’avvocato del papà della bambina Angelo Pisani le consegnerà un dossier sui gravi fatti accaduti e i pericoli che ancora corrono i bambini nel Parco Verde di Caivano.

L’INCIDENTE PROBATORIO – “Rosa si trovava in una stanza piena di giocattoli, colori e matite ed era da sola con la psicologa che le poneva le domande indicatele dal gip, rimasto nella stanza attigua insieme ai genitori di Fortuna, agli indagati, a legali e consulenti” – ha raccontato il legale della mamma di Fortuna. C’erano, dunque, anche Raimondo Caputo e Marianna Fabozzi. Le domande del gip Alessandro Buccino Grimaldi, dunque, hanno riguardato le presunte violenze sessuali di Caputo ai danni delle tre figlie della convivente. “La bambina ha confermato tutto quanto dichiarato in precedenza. Domani si proseguirà ascoltando le altre due sorelle – ha spiegato Razzino – anche su quanto avvenuto a Fortuna Loffredo”. Ha assistito all’incidente probatorio anche la criminologa Roberta Bruzzone, consulente della famiglia della bambina uccisa. “Siamo soddisfatti di come è andato l’interrogatorio. Si è trattato di un accertamento chiave” ha dichiarato all’uscita del tribunale.

I RACCONTI DOPO L’ALLONTANAMENTO DAL PARCO – Le tre bambine avevano già parlato con gli inquirenti. Testimonianze preziose quelle fornite a dicembre scorso (anche in quel caso alla presenza di una psicologa). Si trovavano già nella casa famiglia dove sono state accolte il 24 settembre scorso, su disposizione dei Servizi sociali del Comune di Caivano. Erano già fuori, dunque, dal contesto del Parco Verde, nel quale avevano subìto anche pressioni affinché non rilevassero nulla sulle violenze e sulla morte di Fortuna. Nella struttura proprio Rosa, nel disegnare Raimondo Caputo, aveva raffigurato sul suo volto delle strisce che chiamava serpenti, precisando che “tutti gli uomini hanno serpenti”.

TENSIONI DAVANTI A PALAZZO DI GIUSTIZIA – Davanti a palazzo di giustizia ci sono stati momenti di tensione tra una troupe televisiva e alcuni parenti di Raimondo Caputo, mentre la mamma di Fortuna, Domenica Guardato ha chiesto “giustizia per la mia Chicca” e ha accusato Caputo e la compagna Marianna Fabozzi: “Non la perdonerò mai – ha dichiarato – lei ha ancora le sue figlie. La mia, invece, l’hanno uccisa. Avrei preferito un milione di volte averla su una sedia a rotelle, ma sono costretta a portarle fiori sulla sua tomba”. Dopo l’interrogatorio, invece, ha raccontato di aver rivolto lo sguardo verso Caputo e la sua compagna.  “Loro non mi hanno guardato, facendo finta che non esistessi: ora provo ancora più odio nei loro confronti” ha detto.

IL RIESAME – Nei prossimi giorni si conosceranno le ragioni che hanno motivato la decisione del Tribunale del Riesame. Respinta, dunque, la richiesta di scarcerazione presentata dal difensore di Raimondo Caputo, l’avvocato Salvatore Di Mezza, che aveva sostenuto che la principale accusatrice dell’indagato era una bambina, Chiara appunto, seguita da circa quattro anni da un docente di sostegno e per questo, secondo la difesa, non attendibile. Una tesi bocciata dal Tribunale che ha invece sostenuto quanto affermato dal procuratore aggiunto Domenico Airoma e dal pubblico ministero Claudia Maone, per i quali quelle dichiarazioni rese a più di un anno dall’omicidio di Fortuna hanno il valore di una prova. Anche oggi l’avvocato di Mezza ha ribadito la posizione della difesa: “Contro il mio assistito ci sono solo prove indiziarie”. E dopo l’interrogatorio: “Il mio assistito è rimasto sbalordito dalle risposte che la bimba ha dato al gip attraverso la psicologa”.

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