Venerdì e sabato ho partecipato al festival Sabir organizzato dall’Arci a Pozzallo dove abbiamo presentato i risultati finali del progetto Prism contro il discorso d’odio nei social media. E’ stata una bella esperienza, anche per l’oggettiva bellezza della cornice, una cittadina tranquilla e gradevole adagiata su una delle spiagge più belle e pulite d’Italia. Ma soprattutto per la qualità delle persone che vi ho incontrato, a cominciare dal sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna. Non so di quale partito sia e non mi interessa. E’ dotato del carisma delle persone oneste e tranquille, le quali, forti delle proprie convinzioni, sanno affrontare, con mezzi limitati, anche le situazioni più complesse. La sua piccola cittadina è stata investita da un forte flusso di profughi provenienti da Medio Oriente ed Africa Subsahariana. Non per questo grida all’invasione o strumentalizza la situazione per ricavarne discutibili dividendi politici. “Abbiamo grossi problemi, come in tutta la Sicilia e nel resto d’Italia. Lavoro non ce n’è, ma non per questo possiamo venir meno ai nostri elementari doveri di solidarietà nei confronti degli esseri umani che approdano sulle nostre coste, cercando accoglienza”.

Un discorso semplice e impeccabile. Alcuni di questi esseri umani, ragazzi dai quindici ai vent’anni o poco più, li ho incontrati quello stesso pomeriggio dopo che finalmente, anche grazie all’intervento dell’Arci era stato consentito loro di allontanarsi dall’hot spot in cui sono rinchiusi per compiacere l’Europa senza anima e senza cervello. Si aggiravano un po’ spaesati ma incuriositi e contenti di non essere più reclusi senza ragione se non quella di alleviare le paranoie di qualche psicopatico magari dotato di seggio parlamentare che su paranoie del genere vuole fondare le sue effimere e malguadagnate fortune politiche. Hanno chiesto di andare a scuola e uno Stato degno di questo nome avrebbe già soddisfatto questa elementare esigenza. Ma noi dobbiamo compiacere Salvini. O magari Alfano.

Non sono certo gli aridi dirigenti e politici dell’Unione europea o i deplorevoli e imbarazzanti membri della classe politica nostrana ed altrui (con qualche eccezione) a costituire le risorse vincenti per far fronte alle sfide storiche dell’accoglienza e dell’integrazione. Ma bensì amministratori locali come il sindaco di Pozzallo, più attenti alle necessità dell’umanità che alle richieste di qualche ditta appaltatrice. Non sono pochi ed esprimono il meglio della classe politica italiana, autentiche risorse da cui ripartire per rifondare un Paese allo sbando. Il ruolo di sindaci di questo stampo è fondamentale soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia laddove si registra a volte un vero e proprio abbandono da parte dello Stato. Voglio qui ricordare, insieme a Luigi Ammatuna, la sindaca di Lampedusa Giusy Nicolini, anch’essa in prima linea per l’umanità e contro il razzismo.

E quello di Riace, Domenico Lucano, inserito dal Fortune Magazine nella classifica dei cinquanta leader più influenti del mondo per il suo approccio originale e visionario al tema dell’immigrazione e dell’integrazione dei migranti, trasformati in risorse umane vincenti per lo sviluppo nella salvaguardia dei loro diritti umani fondamentali. E ancora i sindaci delle capitali mediterranee, Leoluca Orlando a Palermo e Luigi De Magistris a Napoli, espressione verace della cittadinanza e non di qualche cupola di partito o di altro genere. Ma anche sindaci come quello della principale metropoli europea, Londra, un musulmano progressista, eletto alla faccia di Salvini e delle penose battute di Grillo (va bene la satira, ma il danno al Movimento Cinque Stelle in questo caso, come in quello della perniciosa dichiarazione di Salvini a favore di Raggi, è evidente e ben peggiore dei casi giudiziari di Nogarin e Pizzarotti).

Il tema dei comuni risulta vincente e strategico per il nostro Paese che da sempre è la Repubblica delle autonomie e che basandosi su questa storica ricchezza potrebbe affrontare e vincere tutte le sfide del terzo millennio, dalle migrazioni alla riconversione energetica e ambientale, alla creazione di lavoro. Sconfortante appare pertanto che, come denunciato perfino da Piero Fassino, nella sua qualità di presidente dell’Anci, i Comuni italiani abbiano subito dal 2010 ad oggi un taglio pari a circa 18 miliardi di euro. O che la controriforma costituzionale proposta oggi da Renzi contenga, fra i suoi tanti pessimi punti, la compressione delle autonomie regionali e locali a beneficio di uno Stato centralista e incapace a rispondere ai bisogni effettivi e profondi di cittadini vecchi e nuovi.

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